Home FixingFixing “Creatività? Una parola davvero troppo usata”

“Creatività? Una parola davvero troppo usata”

da Redazione

Oliviero Toscani tra moda, comunicazione e il lavoro di post produzione. Le modelle anoressiche, i lavori per Benetton.

Toscani Oliviero Forlì 27

 

di Alessandro Carli

 

Oliviero Toscani non è solamente un fotografo: è in prima battuta un comunicatore, sagace e attento, pungente e tagliente. E la battuta pronta, l’ideatore della meravigliosa campagna pubblicitaria fatta per Benetton, ce l’ha dentro. Anche a Forlì quando, ospite della Fondazione Cassa dei Risparmi, dopo aver capito che nessun spettatore aveva letto il suo recente saggio “Dire fare baciare. La creatività è dall’altra parte del vento”, un vero e proprio piccolo breviario per aspiranti rivoluzionari (“Perché senza rischio, coraggio e sovversione non c’è creatività, quindi non c’è cultura, industria, progresso” scrive lo stesso Toscani nel libro), ha dato spazio ai suoi lavori del passato, soffermandosi solamente alla fine sui contenuti della sua ultima fatica letteraria.

L’artista, dopo aver fatto un escursus sui giornali e riviste con cui ha collaborato – Elle, Vogue, GQ, Esquire e Stern, giusto per citarne alcuni – si è soffermato su alcuni particolari operativi del suo lavoro. “Il fondale bianco è la mia ossessione” ha raccontato. Toscani gira con un paio di tele bianche di due metri per due. “Uno lo posiziono in basso, in modo che mi dia quell’effetto riflettente, e uno alle spalle della modella, che utilizzo come fonte luminosa”. Spazio poi a un “passaggio” che molti fotografi ritengono fondamentale: la post produzione. “Per me è pornografia estetica, è come fare un lifting alla faccia”. Poi la “fermata” su uno dei suoi scatti più celebri, quello che ritrae una modella anoressica. “Fare le foto è come fare un film, con la differenza che una fotografia è silenziosa e ognuno di noi ci parla”.

Ma è sul contenuto del suo ultimo libro che Toscani ha fatto chiarezza sul concetto di creatività, “una parola troppo usata” . Con ordine. “Chi cerca un’idea, significa che non ce l’ha. Le persone cercano su internet qualcosa che c’è già. Qualcosa di già fatto, non nuova quindi. La creatività è la conseguenza di uno stato d’animo. L’insicurezza aiuta a cercare di fare quello che una persona si sente dentro. Ogni voce è diversa dalle altre, è unica. Non ce ne sono due uguali”. La creatività “è qualcosa di molto delicato, povero, vulnerabile. E’ il prodotto di un momento”. Molte persone “cercano il consenso” e il consenso “non è creatività”. E gli italiani, lo sono? “L’Italia è uno dei Paesi più provinciali e meno creativi che conosca. All’estero, se sei italiano, devi dimostrare per tutto il tempo di essere un professionista. Un tedesco invece deve dimostrare di non esserlo”.

Sul rapporto tra committente e artista, Toscani ha le idee molto chiare: “E’ un legame molto stretto. Il potere, politico e commerciale, ha bisogno dell’arte per imporsi. E l’arte ha bisogno del potere per esprimersi. Poi ci sono committenti intelligenti e altri meno”.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento