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La signora Dina Molinari e la nuovissima piadina integrale

da Redazione

E’ fatta solamente con prodotti di primissima qualità del territorio.

Consorzio pia Dina

 

E’ impossibile trovare le origini dei detti romagnoli. Certamente tra i più gustosi (e dedicati alla piadina), ce n’è uno davvero poetico e divertente: “L’è coma e’ càn ad Zaraben che baja a la lona cardend che sia pijda”. La traduzione è più o meno questa. “È come il cane di Zarabino che abbaia alla luna credendo che sia una piadina”. Non c’è traduzione ma solamente tradizione invece nel nuovo prodotto di Dina Molinari di R&M che a breve – già all’inizio del nuovo anno – potrà essere degustato da tutti i sammarinesi: la piadina integrale. “L’idea ci è venuta un paio di mesi fa – racconta la signora Dina, una donna che in 30 anni di lavoro ha ‘creato’ oltre 30 milioni di piadine – quando, in collaborazione con il Consorzio Terra di San Marino, si è deciso di allargare la gamma, introducendone una integrale. Viene preparata con prodotti di prima qualità, tutti provenienti dal nostro territorio: la farina di grano tenero di tipo 0 e integrale ‘Terra di San Marino’, l’olio extra vergine di oliva, un pizzico di sale ma non troppo, il lievito madre e naturalmente l’acqua. Il risultato è quello di una piadina da gusto decisamente piacevole anche per chi non ama i prodotti integrali, morbida anche dopo essere stata riscaldata, arrotolabile e ricca di fibre. Una piadina adatta anche ai vegetariani e ai vegani”.

La signora Dina Molinari, in una fase di “avvicinamento” alla piadina integrale, ha anche sperimentato nuove combinazioni. “Avevo pensato anche alla piada ai cereali, quindi con mais, farro, frassineto, crusca di avena, semi di lino e di Chia. I semi di lino sono molto assimilabili dal nostro sistema digestivo mentre quelli di Chia sono un concentrato di nutrimento ed energia in quanto contengono zinco, le vitamina B1, B2 e B3 e una discreta quantità di potassio. Poi però, dopo una serie di confronti e valutazioni, si è scelto per una farina integrale che, come tutte le antiche varietà di grano, ha un contenuto di glutine molto differente rispetto alle farine ‘moderne’ ed è ben tollerato da coloro che soffrono di allergie e intolleranze alimentari perché ha una percentuale decisamente maggiore di proteine totali e una minore presenza di glutine”. La farina di integrale è ottima per la realizzazione di pane, pizza e dolci con una maggiore lentezza nella lievitazione.

Una sperimentazione che si inserisce in un percorso salutistico che Dina ha sempre messo al centro: negli anni Ottanta difatti è stata tra le prime ad avere l’idea di sostituire lo strutto con l’olio extra vergine d’oliva allo scopo di limitare il contenuto di colesterolo. Così facendo, la piadina diventava un alimento “accessibile” anche a coloro che prestano più attenzione alla linea e soprattutto al benessere del corpo.

Parlare di piadine però significa accendere una discussione quasi regionale: le filosofie su come deve essere fatta, è cosa nota, sono assai diverse. Nella provincia di Cesena e Forlì è più alta e ha un diametro ridotto rispetto a quella riminese.

“La nostra – prosegue la signora Dina – si avvicina a quella riminese: è alta circa due millimetri e ha un diametro di circa 25-26 centimetri. Grazie al suo spessore così ridotto, per cuocerla basta davvero poco, una scaldata veloce e poi, quando è ancora ‘floscia’, va servita. Il rischio, in caso di troppa cottura, è quello di trovarsi a mangiare un cracker grande” spiega sorridendo.

Chiederle poi quale sia la farcitura migliore equivale a domandare ad uno chef il suo piatto forte. Dina ci pensa un po’. Impossibile che riesca a ricordare tutte le 30 milioni di piadine che ha fatto in 30 anni di lavoro. “Il cosiddetto ‘pane romagnolo’ è un cibo molto versatile, che ben si sposa sia con il salato che con il dolce: Nutella, marmellata, fichi caramellati, eccetera. Per me però la piadina è quella con il prosciutto crudo. E, per chi lo preferisce, anche con una foglia d’insalata e un po’ di formaggio”.

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