Home FixingFixing “Green Economy, driver fondamentale per la ripresa”

“Green Economy, driver fondamentale per la ripresa”

da Redazione

A Ecomondo si sono riuniti gli Stati Generali del settore, con 64 associazioni di imprese. Si punta sulla “economia circolare”, coinvolgendo enti pubblici, imprese green, centri di ricerca e ovviamente anche i cittadini: dal concetto di smart city alle auto elettriche, fino al ciclo dei rifiuti.

 

di Daniele Bartolucci

 

La Green Economy si conferma un volano potentissimo per il mondo delle imprese, capace di portare alla fiera Ecomondo ben 105.574 visitatori (+2% rispetto al 2015) nelle quattro giornate riminesi, di cui oltre 11.000 stranieri. Numeri da capogiro per la kermesse romagnola: oltre 1.200 imprese; centinaia di seminari, aperti dagli Stati Generali della Green Economy, con mille relatori; 550 buyers protagonisti di 4.500 incontri d’affari; 520 giornalisti accreditati e 163 milioni di contatti media grazie alla grande attenzione delle testate generaliste e di settore; eco amplificata dai social col raddoppio delle impressions complessive – 10.476.538 – per #ecomondo, #keyenergy e #cittasostenibile; oltre 2500 i tweet; +548% like su Facebook durante l’evento. “In questi venti anni – ha dichiarato Lorenzo Cagnoni, Presidente di Italian Exhibition Group – abbiamo saputo accompagnare la straordinaria performance della green economy italiana. Le imprese sono state protagoniste di una vetrina di eccellenza affacciata sul mondo; un’opportunità di business, di relazioni e di conoscenza ad un livello elevatissimo testimoniato dalla presenza del Governo e dell’Unione Europea. Ora la sfida è diffondere questo protagonismo nel mondo: dopo quella brasiliana, Ecomondo nel 2017 organizzerà un’edizione in Cina”. “Ad Ecomondo sono stati dibattuti i qualificati contenuti della Commissione Europea – ha aggiunto il Prof. Fabio Fava, responsabile del Comitato Tecnico Scientifico – inoltre è stato definito un programma italiano per lo sviluppo della bioeconomia”.

“Il mondo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica che si è ritrovato a Key Energy – ha spiegato invece Gianni Silvestrini, Presidente del Comitato scientifico – è in gran movimento. Le imprese dovranno offrire il loro contributo per avere la metà della produzione elettrica da fonti green e raggiungere nuovi traguardi”.

 

GLI STATI GENERALI DELLA GREEN ECONOMY

La green economy potrebbe essere un driver fondamentale per una ripresa solida dello sviluppo in Italia. La green economy italiana esprime, infatti, eccellenze a livello europeo che, se adeguatamente promosse ed estese, potrebbero trascinare investimenti e nuova occupazione. Analizzando 8 tematiche strategiche (emissioni di gas serra, rinnovabili, efficienza energetica, riciclo dei rifiuti, eco-innovazione, agroalimentare di qualità ecologica, capitale naturale e mobilità sostenibile, ovvero le auto elettriche in prima battuta, protagoniste del salone H2R assieme alle nuove motorizzazioni a basso impatto ambientale) con 16 indicatori chiave e mettendo a confronto l´Italia con le altre 4 principali economie europee (Germania, Regno Unito, Francia e Spagna), emerge che la green economy italiana – anche se non priva di debolezze – nel complesso si colloca ad un sorprendente 1° posto. Questa l´analisi della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, basata su dati validati a livello europeo, contenuta nella prima parte degli Stati Generali della Green Economy, organizzati dal Consiglio Nazionale della Green Economy, composto da 64 associazioni di imprese green, in collaborazione con il Ministero dell´Ambiente e il Ministero dello Sviluppo Economico. Nonostante alcuni punti deboli (l´aumento delle emissioni di gas serra nell´ultimo anno, la bassa crescita delle rinnovabili negli ultimi tre anni e nell´elevato consumo di suolo) complessivamente la green economy italiana realizza la migliore performance complessiva fra le 5 principali economie europee, evidenziando così rilevanti possibilità di sviluppo.

 

L’ECONOMIA CIRCOLARE E IL PROGETTO SMART CITY

A Ecomondo sono state tantissime le possibilità di discutere ed approfondire le opportunità che l´implementazione della Circular Economy in ambito urbano può generare, in particolare se coniugata con le recenti tecnologie e funzionalità che stanno caratterizzando le nuove Smart Cities. Esistono già alcuni esempi virtuosi in Europa (es. Amsterdam con il city planning basato su principi di circolarità, Hannover con il progetto zero rifiuti e design sostenibile…), ma la diffusione estesa di questi orientamenti è di fatto ancora molto limitata. “Una Smart City può essere intesa come una città o una comunità in cui le istituzioni pubbliche, i cittadini, il mondo delle imprese e quello della ricerca si alleano nello sforzo di migliorare la qualità della vita urbana, attraverso soluzioni integrate, sostenibili e tecnologicamente avanzate”, ha spiegato il professor Gian Marco Revel dell’Università Politecnica delle Marche, Coordinatore Piattaforma Tecnologica Italiana delle Costruzioni. “Il necessario coinvolgimento di tutti gli assi secondo i quali possiamo declinare lo sviluppo intelligente, richiede un modello con cui ridefinire le modalità di crescita delle nostre società: l´economia circolare soddisfa pienamente questa esigenza”. Inoltre, “il fatto che con essa si intervenga contemporaneamente sulle modalità di produzione e consumo, sul ciclo dei rifiuti, sulla necessità di creare un sistema di incentivi e disincentivi e di labelling implica il coinvolgimento diretto delle quattro eliche prima menzionate (istituzioni, cittadini, imprese e università-centri di ricerca), con effetti positivi su ambiente, economia (sia dal punto di vista della creazione di imprese che del mantenimento o della crescita dei livelli occupazionali), coesione sociale e qualità della vita”. Si stima che l´implementazione del modello dell´economia circolare a scala europea possa comportare un risparmio in termini di costi di produzione di 1.800 miliardi annui fino al 2030, un aumento del reddito disponibile delle famiglie fino a 11 punti percentuali rispetto allo scenario di sviluppo attuale, o di 7 punti percentuali in termini di PIL, un incremento di 160.000 posti di lavoro. “Esempi importanti sono già in opera – ha spiegato il professor Revel – come nel caso di Singapore, dove l´amministrazione comunale paga per l´illuminazione pubblica un servizio più che un prodotto: Philips installa e manutiene i led, che a fine ciclo vengono ritirati, sostituiti e riciclati nel ciclo produttivo”.

 

VOLKSWAGEN SOSTIENE IL RUOLO STRATEGICO DEL BIOMETANO

La Volkswagen è sbarcata a H2R, il più importante salone italiano dedicato alla mobilità sostenibile, dopo avere definito con forza e chiarezza che il futuro sarà elettrico, autonomo e connesso. Il 2020 è l’orizzonte per il lancio della Volkswagen elettrica di domani, ovvero la versione definitiva di serie della concept I.D. presentata al Salone di Parigi. Ma la mobilità sostenibile è un tema su cui già oggi Volkswagen è molto avanti, con il lancio nel 2013, sempre a H2R della prima e-up!, e oggi con la Golf, protagonista nei giorni scorsi alla Fiera di Rimini (H2R è parte di Economondo), che è la dimostrazione dell’attenzione per queste tematiche. La bestseller è infatti l’unica a offrire tutte le principali soluzioni di mobilità, con le sue cinque differenti alimentazioni: accanto agli Euro 6 benzina TSI e Diesel TDI, ci sono le versioni GTE ibrida plug-in, e-Golf 100% elettrica (con 300 km di autonomia) oltre alla TGI a metano. Se è vero che ibrido plug-in prima e 100% elettrico poi rappresenteranno il futuro della mobilità, è altrettanto vero che nell’immediato la soluzione più concreta e credibile per una mobilità sostenibile è il biometano. Il gas prodotto da fonti rinnovabili è infatti in grado di garantire un impatto ambientale molto limitato, può sfruttare le infrastrutture esistenti e fa funzionare perfettamente gli attuali motori a metano. Ipotizzando di alimentare un veicolo con 100% di biometano, si otterrebbero livelli di CO2 well to wheel (cioè dal pozzo alla ruota) analoghi a quelli attribuibili a un veicolo elettrico caricato con energia prodotta secondo il mix italiano 2015 (termoelettrico, nucleare e rinnovabile). Ma già utilizzando una miscela 20%/80% di biometano/metano fossile, si otterrebbero emissioni inferiori a quelle di analoghi veicoli ibridi. Anche in base a queste evidenze Volkswagen ha scelto di sostenere il biometano e quindi il suo potenziale ruolo strategico nell’abbattimento delle emissioni. Il supporto sarà indirizzato alla promozione di azioni finalizzate al consolidamento della produzione di biometano e di un quadro normativo stabile che permetta un significativo sviluppo del settore. In quest’ottica si inserisce la collaborazione con CARe (Center for automotive research and evolution) che partirà a gennaio. Volkswagen metterà a disposizione una flotta di cinque Golf (una per tipo di alimentazione e quindi TSI, TDI, TGI, GTE ed e-Golf) per condurre una sperimentazione aperta a eventuali altri partner interessati, che avrà come obiettivo dimostrare l’efficienza dell’impiego di una miscela di metano fossile e biometano in campo automobilistico. A livello internazionale Volkswagen è protagonista di analoghi progetti di sostegno alla diffusione del biometano. In Germania, già dal 2010, in collaborazione con un partner locale, è stata creata la prima stazione di rifornimento di SunGas, come è stato ribattezzato il biometano nell’ambito del progetto. In Svezia, invece, è stato scelto l’ambito del motorsport per promuovere l’uso del gas da fonti rinnovabili. Nel 2008, Volkswagen e la società E.ON SE hanno stretto un accordo e hanno fatto partecipare due Scirocco al Campionato Svedese Turismo (STCC). Infine in Spagna, nel 2014, Volkswagen si è unita al consorzio All-gas il cui progetto ha dimostrato la sostenibilità della produzione su larga scala di biocarburante basato sulla coltivazione a basso costo di microalghe.

 

UN MODELLO, CINQUE MOTORIZZAZIONI

Come detto, grazie all’introduzione di Golf GTE nel proprio parco, Volkswagen ha realizzato un primato offrendo ben cinque alimentazioni diverse (benzina, diesel, metano, elettrica e ibrida Plug-in) per il suo modello iconico Golf. Golf GTE è l’ibrida Plug-in di Volkswagen che unisce piacere di guida a efficienza assoluta, l’anima sportiva di Golf GTI e la sostenibilità di una vettura puramente elettrica come e-Golf. Spinta da un motore 1.4 TSI da 150 CV, abbinato al motore elettrico da 102 CV, Golf GTE raggiunge una potenza totale di oltre 200 CV accanto ad una straordinaria autonomia di marcia: 940 Km, di cui 50 Km in modalità 100% elettrica.

Per quanto riguarda invece e-Golf, a trazione 100% elettrica, con il ‘pieno’ (24,2 kWh) percorre fino a 190 km con un consumo medio pari a 12,7 kWh per 100 km. Il motore della e-Golf ha 115 CV e, così come il cambio monomarcia e la batteria, è frutto di uno sviluppo interno della Volkswagen.

La coppia disponibile, 270 Nm, permette alla vettura di passare da 0 a 100 km/h in 10,4 secondi e la velocità massima è limitata elettronicamente a 140 km/h. Tre modalità di marcia intuitive (Normal, Eco, Eco+) e quattro livelli di recupero dell’energia attivabili con altrettanta facilità (D1, D2, D3 e B) agevolano la gestione ottimale dell’autonomia. Con il sistema di ricarica rapida CCS (Combined Charging System), si recupera l’80% della carica dopo circa 35 minuti. Golf TGI BlueMotion è invece la versione a metano della bestseller tedesca alimentata da un motore a quattro cilindri 1.4 TSI sovralimentato da 110 CV e 200 Nm di coppia, che unisce la sostenibilità del gas naturale a performance di alto livello. La migliorata aerodinamica anche grazie allo spoiler dedicato e alla calandra del radiatore specifica contribuisce all’ottimizzazione dei consumi.

Le sorprendenti prestazioni del motore (accelerazione da 0 a 100 in 10,9 secondi e velocità massima di 194 km/h) e l’eccezionale guidabilità della Golf, si sommano all’ottima autonomia totale. L’impiego del pianale MQB ha permesso di alloggiare le bombole per il metano sotto il pianale dove è stato mantenuto il serbatoio per la benzina da 50 litri. Così, ai 430 chilometri di autonomia garantiti dal pieno di 15 kg di metano, si aggiungono altri 940 chilometri percorribili utilizzando la benzina, ottenendo un’autonomia complessiva di 1.370 chilometri. La Golf TGI BlueMotion, fornita unicamente con carrozzeria a 5 porte, è la scelta ideale per viaggiare a metano.

 

PROTEINE DALLE ACQUE REFLUE, NUOVA VITA ALL’ALLUMINIO E ACQUA ESTRATTA CON LA BICI

Diversi i progetti presentati a Ecomondo, alcuni veramente innovativi. Ad esempio si possono ricavare proteine dalle acque reflue. Il trattamento delle acque reflue e il loro riuso può essere una risorsa decisiva per la riduzione degli sprechi e delle emissioni in atmosfera. È quanto sostiene Willy Verstraete (International Water Association), intervenuto al convegno “Water management within the circular economy”. “Oggi”, ha spiegato, “alcuni procedimenti di recupero dell’acqua sono obsoleti. Inoltre il 20% del cibo viene sprecato, e il 2,3% dei combustibili fossili viene usato per produrre fertilizzanti”. Un quadro davanti al quale, secondo Verstraete, gli strumenti della microbiologia possono contribuire a un futuro più sostenibile: il bio-ingegnere si riferisce, in particolare, al recupero dell’azoto finalizzato alla produzione di biofarmaci, fertilizzanti, ma anche composti proteici come quello alla base della cosiddetta “carne artificiale”. Un esempio di economia circolare è invece il binomio caffè e alluminio, proposta da Nespresso. A Ecomondo sono stati presentati i dati relativi al programma di recupero e valorizzazione dell’alluminio e del caffè. Avviato nel 2011 grazie all’accordo siglato tra Nespresso, CIAL (Consorzio Nazionale Riciclo Alluminio), Federambiente e il CIC (Consorzio Italiano Compostatori) e rinnovato nel 2014, il progetto ha permesso di raccogliere circa 317 tonnellate di capsule nei primi nove mesi del 2016, registrando una crescita del 3% rispetto allo stesso periodo del 2015. L’alluminio viene riutilizzato, mentre il caffè residuo viene trasformato in compost e utilizzato come fertilizzante in un terreno destinato a risaia. Nei primi tre mesi del 2016 Nespresso ha acquistato oltre 300 quintali di riso, donato poi al Banco Alimentare della Lombardia.

Infine un progetto riminese, che permetterà di estrarre l’acqua pedalando. Tutti in coda allo Stand del Comune di Rimini per provare il brevetto messo a punto da Petroltecnica che consente di estrarre acqua pedalando. La pedalata è collegata ad un manovellismo di spinta e viene convertita in aria compressa. L’aria generata viene immagazzinata in un serbatoio e utilizzata per la pompa pneumatica. La pompa bicicletta fa parte del progetto Scuola Sostenibile del Comune di Rimini.

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