Francesco De Lillo, Amministratore di Titan Engineering, tra formazione e prodotti. Gli utili vengono investiti in ricerca e sviluppo, macchinari, nelle persone e negli immobili.
di Alessandro Carli
“Ho giocato nelle giovanili del Bologna calcio, ruolo attaccante. In quegli anni ci si allenava anche con i calciatori di livello superiore, ovvero quelli della prima squadra, che stavano recuperando dagli infortuni. Ricordo Franco Colomba, Roberto Mancini ed Eraldo Pecci. Quest’ultimo era il mio preferito”. L’esperienza sportiva è stata molto utile a Francesco De Lillo, Amministratore Unico di Titan Engineering. “Il calcio abbatte le differenze e riesce a smussare i caratteri, ma soprattutto mi ha insegnato il calore del gruppo, il sentirsi una squadra e quindi lottare per un obiettivo unico”. Una filosofia che De Lillo ha trasportato anche nell’azienda: assieme a lui ci accoglie il sammarinese Cristian Mini, socio dell’impresa e responsabile del settore produttivo e degli acquisti. Insomma, una “two men company”. L’Amministratore Unico si sofferma su questo particolare. “Credo sia strategico avere in un’azienda sammarinese un professionista del territorio, capace quindi di integrare l’azienda nel sistema Paese che la ospita”.
Già, perché la Titan Engineering, fondata bel 1993, è una società del Gruppo Pneumax ed è stata creata con l’obiettivo di diventare la sede produttiva e il magazzino centrale per la raccorderia e gli accessori per l’aria compressa della “casa madre”.
Assieme a De Lillo e Mini, ripercorriamo la storia della Titan Engineering. Una storia che si intreccia con quella della loro professione, ma che parte da una riflessione sulla vocazione di quella grande macroarea che unisce l’Emilia-Romagna, San Marino e le Marche. Siamo difatti in un territorio che dialoga soprattutto con il turismo, ma non solo. L’industria principale è quella del legno e dell’arredamento. E la casa madre, come conferma l’Amministratore Unico, “ha scelto il Titano sia perché è un Paese di ‘richiamo’ ma anche perché è ubicato in maniera equidistante dalle aziende a cui ci rivolgiamo”.
La storia, come detto, parte nel 1993. “All’inizio eravamo i tre: io, Cristian e un responsabile commerciale. La nostra attività era legata soprattutto alla ‘commercializzazione’. Eravamo grossisti. Oggi invece in Titan Engineering lavorano 33 persone. Siamo diventati produttori ma anche assemblatori di diversi componenti”. La crescita è stata costante, anche grazie ad alcune scelte vincenti. “Negli anni Novanta la rete dei distributori era più libera e siamo riusciti a mettere in campo alcune forti collaborazioni con un’impresa italiana e con una coreana. La Corea, 20 anni fa, era la Cina di oggi. Era all’avanguardia nell’area di stampaggio della plastica”.
Il percorso di crescita però non è stato sempre costante. Anche in Titan Engineering abbiamo avvertito la crisi del 2008-2009. Pur non chiudendo mai in perdita, nel 2009 abbiamo avuto il fatturato più basso di sempre. Rispetto al 2007, lo avevamo quasi dimezzato. Per sei mesi abbiamo richiesto la Cassa Integrazione Guadagni”. Poi la ripartenza. “Gli utili vengono investiti in Ricerca e sviluppo, in macchinari – in quattro anni, per alcune componentistiche, siamo passati da una produzione di 700 pezzi all’ora a 1.100 – nelle persone e negli immobili”. Oggi l’azienda, che produce circa 50 milioni di componenti all’anno, lavora su una superficie operativa di 1.800 metri quadrati. Ma già guarda al futuro: recentemente ha acquistato altri spazi all’interno dello stabile.
Come emerge in maniera cristallina, le persone hanno un ruolo-chiave. “Investiamo molto nella formazione, sia interna che esterna. Oggi nel mercato non è facile trovare figure aderenti a un certo tipo di attività specializzata. Anche per questo cerchiamo di fornire gli strumenti necessari per poter crescere”.
Persone come Francesco e Cristian che, solo alla fine dell’incontro, si “separano”. Ma solo nel raccontare la propria storia. “Sono nato ad Avellino ma all’età di quattro anni mi sono trasferito a Bologna – spiega l’Amministratore Unico -, dove ho studiato. Mi sono diplomato all’Istituto tecnico industriale Aldini Valeriani poi mi sono iscritto a ‘Scienze politiche’ ma non ho portato a compimento gli studi. Dopo il diploma ho iniziato subito a lavorare. Attraverso un cliente, venni a sapere di Titan Engineering”. Cristian Mini è invece perito meccanico e viene da una famiglia di imprenditori. Una strada in discesa? Assolutamente no. “Ho fatto il biennio a San Marino e poi i tre anni all’ITI di Rimini. Nel 1993, dopo una precedente esperienza, sono entrato alla Titan Engineering. All’inizio ho frequentato un corso di software gestionale per la contabilità, ma anche uno di lingue”.
Assieme però si soffermano su un aspetto: la qualità. “E’ uno stile comportamentale, animato da un’intensa attività di sensibilizzazione e coinvolgimento. I principali elementi con cui abbiamo deciso di edificare il nostro sistema di qualità sono l’azienda, le persone e il lavoro”. Valori che in un contesto sempre in fieri, diventano punti di riferimento. “Ogni componente è parte attiva di un sistema fatto di reciprocità in cui l’azienda promuove il rispetto dei valori etici e dei diritti delle persone, in cui ogni persona è parte attiva per il bene dell’impresa e dove il lavoro rappresenta il legante, ritornando ad essere un modello dinamico e di crescita per se stessi e per il tessuto socio-economico”.