Home FixingFixing Gli USA hanno scelto Trump, le Borse gli girano le spalle

Gli USA hanno scelto Trump, le Borse gli girano le spalle

da Redazione

Il miliardario ha vinto a sorpresa contro la Clinton, abbandonata anche dalle donne. La rimonta inaspettata che costringe l’Europa a fare i conti il nuovo e irruente Presidente.

 

di Daniele Bartolucci

 

Donald Trump sarà il prossimo Presidente degli Stati Uniti d’America. Questo, in sintesi, il fatto storico. Anzi, probabilmente un fatto epocale, che segna non solo la sconfitta della democratica Hillary Clinton e della politica di Barack Obama, ma anche del cosiddetto “politically correct” che gli americani hanno sempre cavalcato come loro baluardo.

Una vittoria inaspettata, lo hanno ammesso tutti, tranne Trump stesso, che aveva annunciato, già alla chiusura dei seggi (a mezzanotte in Italia) che era già pronta la grande festa all’Hilton di New York, quel “Victroy Party” che gli avversari hanno per ore sbeffeggiato come un autogol: non dire gatto finché non ce l’hai nel sacco, Donald. Invece ha avuto ragione lui. Gli Stati democratici sono caduti in mano ai repubblicani uno ad uno, sbriciolando quel vantaggio di delegati che, per quasi due anni di campagna elettorale, avevano garantito alla Clinton una certa tranquillità. Ma anche qui andrebbe fatta una precisazione: se Trump è sempre stato dipinto come un miliardario sbruffone, arrogante e a volte anche estremista se non estremo nei suoi modi e giudizi, l’ex first lady non può dirsi esente da colpe. A livello mediatico è forse apparsa la grande statista (che alla prova dei fatti, non è) che doveva arginare il re dei populisti, ma va detto che la sua “macchina” è partita quasi otto anni fa, oliata a dovere dallo stesso Obama, che l’ha investita prima di incarichi poi di responsabilità tali che sarebbe stato assurdo, per i democratici, non candidarla alla Casa Bianca. Anche se, col senno di poi, forse è stato l’errore più grande di tutta queste operazione. E non tutto per merito di Trump, che a detta degli addetti ai lavori, avrebbe perso contro qualunque altro candidato democratico degli ultimi trent’anni. Alla luce del vantaggio buttato al vento dalla Clinton, Trump ha recuperato decine di milioni di voti negli ultimi mesi e questo è un altro dato su cui riflettere. E lo ha fatto lì dove probabilmente lo staff democratico credeva di aver costruito veri e propri fortini: oltre agli Stati che hanno cambiato colore, infatti, ci si poteva aspettare un voto plebiscitario da parte delle donne, dei “latinos” e degli afroamericani. Tutte comunità che Trump ha messo nel mirino, volutamente o inconsciamente (in questo i media sono stati fenomenali a dipingerlo come razzista, sessista, classista ecc ecc). Eppure molte donne hanno voltato le spalle alla “collega”, molti americani di colore non hanno votato l’erede di Obama e probabilmente molti latinos hanno dato fiducia al miliardario. Magari anche solo perché, in un eventuale muro con il Messico, loro sanno di essere già dalla parte giusta. Questi voti hanno pesato, molto più di quelli che i “poteri forti” avrebbero dovuto garantire all’ex first lady, molto più degli endorsment dei vip (per Trump, in pratica, solo Clint Eastwood si è espresso). Ma forse anche per questo Trump ha vinto: rappresenta il sogno americano, l’imprenditore, l’uomo a cui piacciono le donne, la bella vita ed è disposto a difendere ciò che ha. Ecco, forse questa è un’altra chiave di volta: Trump ha promesso protezione – anche protezionismo, in verità – ha promesso di difendere l’America e gli americani. La Clinton, invece, è una mediatrice. In un momento di crisi come quello attuale, dove gli USA perdono fette di potere economico e dove le minacce esterne sono fortissime (l’Isis è solo una di tante), gli americani hanno scelto il Presidente che meglio interpretasse i loro bisogni. E sconfiggesse le loro paure. Ora la palla passa all’Europa. Perché una democrazia da 500 milioni di persone non può temere Trump, sempre ammesso che si debba temere il Presidente degli Stati Uniti, primo partner dell’Europa su quasi tutti i fronti. Le elezioni americane rappresentano un bivio globale, per gli USA in primis, ma anche per l’occidente in generale e l’Europa in particolare. Del resto la risposta dei mercati è stata chiara: le borse europee hanno aperto al ribasso con perdite attorno al 2% (Madrid e Milano), mentre il primo Paese che pare aver tratto vantaggio dalle elezioni è sembrato essere la Russia, con guadagni nell’ordine dell’1,5%. Passato l’effetto “sorpresa”, sarà interessante come si posizioneranno i mercati. Ma anche i rapporti tra USA e UE.

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