Home FixingFixing Le olive, Loris Conti: “Ho iniziato con mio babbo e ancora oggi è una tradizione di famiglia”

Le olive, Loris Conti: “Ho iniziato con mio babbo e ancora oggi è una tradizione di famiglia”

da Redazione

“La raccolta, quest’anno, è iniziata l’11 ottobre. La potatura invece viene eseguita quasi sempre tra i mesi di marzo e aprile. In questo senso, ho apprezzato i corsi realizzati dalla Cooperativa Olivicoltori Sammarinesi e dall’UGRAA proprio sulla potatura”.

Loris Conti olive 19

 

“Cielo azzurro, campo giallo, monte azzurro, campo giallo. Per la pianura deserta sta camminando un olivo. Un solo olivo”. Nella mente le parole del poeta spagnolo Federico Garcia Lorca – sua è questa bellissima lirica -, negli occhi invece i campi sammarinesi di Loris Conti che ha come hobby (“Più che hobby, è una tradizione di famiglia” spiega con un sorriso) la raccolta di queste piccole ma preziose e profumate gemme. “La mia famiglia possiede circa 600 piante. La metà sono piuttosto ‘vecchie’, risalgono agli anni Sessanta e Settanta. Le altre invece sono più giovani: le ho piantate io stesso nel 1993”.

Le tipologie sono quelle largamente diffuse nella Repubblica di San Marino “Leccino, Correggiolo, Frantoio, Sursina e Pendolino” spiega il signor Loris prima di aprire la pagina sulla raccolta di quest’anno. Il tono della sua voce si fa più serio e profondo, quasi preoccupato. “La mosca dell’olivo, detta anche mosca delle olive o mosca olearia, è stata davvero disastrosa. Indicativamente chiuderemo con una raccolta dimezzata rispetto a quella del 2015. Se lo scorso anno ci eravamo avvicinati ai 60 quintali, nel 2016 difficilmente arriveremo a 30 quintali”. Anche perché, ci tiene a precisare Loris, “per scelta non utilizzo trattamenti”.

La mosca è arrivata dopo i problemi del 2012. “La nevicata di quel febbraio ci aveva messo in difficoltà: ricordo ancora il manto bianco e i rami spezzati. Ci abbiamo impiegato due anni a ‘tirarci su’: il 2013 e il 2014 sono stati anni di produzione limitata. Lo scorso anno invece andò bene. Ma quest’anno…”.

A Loris chiediamo le differenze tra le diverse tipologie di olive. “Il Frantoio, per esempio, è una pianta qualitativamente molto elevata, ma soffre il freddo. Il Leccino invece è meno pregiato, però ha più resistenza alle basse temperature. La Sursina, un’oliva un po’ più selvatica rispetto alle altre, forse per questa sua ‘natura’, è stata attaccata meno dalla mosca”.

Ci incamminiamo verso l’oliveto. Mentre passeggiamo, ci parla dei tempi. “La raccolta, quest’anno, è iniziata l’11 ottobre. La potatura invece viene eseguita quasi sempre tra i mesi di marzo e aprile. In questo senso, ho apprezzato i corsi realizzati dalla Cooperativa Olivicoltori Sammarinesi e dall’UGRAA proprio sulla potatura. Durante l’anno comunque è importante, come si dice in gergo, ‘tenere pulito sotto’. Il lavoro non si limita alla raccolta e al taglio” spiega guardando un ramo di ulivo.

Una buona potatura difatti dà benessere alla pianta e allo stesso tempo rende più agevola la raccolta. Incontriamo i familiari del signor Loris, il figlio e lo zio. “Io ho iniziato a raccogliere le olive assieme a mio babbo Marino. Avevo 12 o 13 anni. Le tecniche erano assai diverse da quelle di oggi: tutto veniva eseguito a mano. Era un impegno non troppo faticoso, ma che coinvolgeva tutti. Adesso invece, grazie ai battitori ad aria compressa, tutto è molto più veloce”. Ciò che è rimasto invariato sono le reti per la raccolta (“Rispetto al passato però sono più lunghe e capienti” ricorda) e il rito. “Durante i 15 giorni di raccolta, tutta la famiglia si riuniva nel campo. A pranzo poi ci si sedeva sotto un olivo o sull’erba e si mangiava un panino o una spianata con la mortadella o il prosciutto. E poi si tornava a lavorare”.

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