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IAM srl: anche gli addobbi natalizi hanno una “seconda vita”

da Redazione

In questi giorni difatti i negozi e i locali iniziano ad addobbare le vetrine con i decori ma anche i cittadini privati piano piano scendono in cantina o in soffitta a rispolverare l’albero o il presepe, spesso racchiusi in qualche scatolone.

 

di Mattia Marinelli

 

L’inizio di un nuovo filone di approfondimenti – questo è, in estrema sintesi, questa rubrica – è sempre rivelatorio e importante: in base ai feedback, ai gradimenti e alle “risposte” dei clienti, si riesce a capire se la “direzione” è quella corretta.

Devo essere sincero: il fatto di aver attualizzato, di aver reso più “adiacenti” alle esigenze del periodo dell’anno i “temi” che proponiamo, si è rivelata una scelta vincente.

Con un po’ di onesta e con naturale curiosità, abbiamo “aspettato” le risposte alla prima “nuova” rubrica, quella del primo venerdì di ottobre, imperniata sul riutilizzo dei vestiti visto che stiamo in quel periodo dell’anno dedicato al “cambio degli armadi”.

Ebbene, il riscontro è stato davvero enorme: moltissimi utenti privati si sono rivolti a noi per consegnarci gli abiti “vecchi”, coperte e t-shirt.

Vogliamo quindi, crediamo giustamente, proseguire sulla medesima, importante strada.

Questa settimana quindi parliamo di addobbi natalizi, un “tema” piuttosto adeguato al periodo dell’anno.

In questi giorni difatti i negozi e i locali iniziano ad addobbare le vetrine con i decori ma anche i cittadini privati piano piano scendono in cantina o in soffitta a rispolverare l’albero o il presepe, spesso racchiusi in qualche scatolone.

Capita poi che quando si vanno a “rigovernare” gli addobbi, nel risistemare palline e luci e alberi, accada che qualche “adornamento” si sia rotto e che quindi, tra oggetti integri e qualcuno danneggiato, si corra ad acquistare qualche nuovo particolare.

Ancora più spesso poi succede che qualche luce, qualche filo colorato, l’albero o la punta con la cometa, non ci piacciano più.

A questo punto di prospettano due alternative.

La prima, che definisco più “pigra”, è quella di buttare tutto – oggetti “buoni e oggetti “rotti” – in un cassonetto.

Se ha per le mani un po’ di materiale inutilizzabile, le chiediamo un piccolo sforzo.

Invece di fare di tutto un “rusco” – perdonateci l’espressione dialettale ma rende bene l’idea – e quindi far finire il “ciclo di vita” in una discarica, potrebbe suddividere i vari oggetti secondo la tipologia e portarli nei centri autorizzati, come ad esempio la IAM srl.

Basta una veloce analisi visiva per distinguere i peluche dal ferro, la plastica dalla terracotta, i fili delle luci dalle palline di vetro.

Con un po’ più di attenzione (e, permettetemi, anche di sensibilità e di altruismo), quei materiali – se integri – possono avere una seconda vita.

Si possono portare, un po’ come abbiamo raccontato per i vestiti (a proposito, con i ritagli delle stoffe si possono creare decori davvero unici), nei mercatini: una soluzione che permette anche di racimolare qualche prezioso e comodo euro.

Un’altra soluzione è quella di rivolgersi alla Caritas. In questo caso, il “ritorno” è esclusivamente di natura sociale e benefica. Quello che per noi è “vecchio”, per altre persone può essere un dono grandissimo. Una stanza con un po’ di luci e colori, rallegra i bambini e anche gli adulti.

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