L’Amministratore Unico di Titanform tra la riconversione dell’azienda e i suoi hobby. Dai moduli continui alle etichette adesive. Oggi lavora con Poste italiane, Pernigotti e Ikea.
di Alessandro Carli
Poco da dire sul nome “Titan”: chiaro è il riferimento al Monte. Per la seconda parte del nome dell’azienda – siamo alla Titanform – è lo stesso Amministratore Unico a fare chiarezza: “In inglese ‘form’ significa modulo. E nel nostro caso i moduli sono quelli continui utilizzati nei Centri Elaborazione Dati e nelle banche”. Il cognome dell’Amministratore Unico è Gaspari. Abbiamo volutamente omesso il suo nome perché vogliamo che sia lui a raccontare un piccolo, piacevole aneddoto. “All’anagrafe sono stato registrato come Marino mentre il nome di battesimo è Paolo Marino. Tra i due però preferisco farmi chiamare Paolo”.
Nato nel 1964, ha frequentato le scuole elementari nell’attuale sede di Ente Cassa di Faetano. Poi le scuole medie alla Fonte dell’Ovo, infine 4 anni di ITI a Rimini. “A 14 anni, durante la vacanze estiva ma anche quando c’era bisogno, ho fatto il cameriere alla Taverna Righi”.
Paolo poi rivela una pagina di vita familiare. “Mio zio era don Marco, il parroco del Castello. Ho vissuto con lui sino all’età di 29 anni”.
Dopo un’esperienza che lo ha portato a diventare responsabile di produzione in un’azienda che si occupava di grafica dal 1980 per sette anni, nel settembre del 1987 fonda la Titanform, specializzata in carta bianca a lettura facilitata in varie grammature, carta laser ed etichette autoadesive. “All’inizio eravamo in due. La prima sede era ubicata in un capannone di 300 mq sopra al bar Forcellini”. Poi nel tempo l’azienda è cresciuta. “Nei periodi ‘buoni’ siamo arrivati ad avere 25 dipendenti, oggi invece siamo in 11”. Nel 1991 il primo, grande investimento. “Avevamo bisogno di avere uno spazio più grande e così ci siamo trasferiti nella zona industriale a Cà Chiavello in un capannone di 1.500 mq. Fu, lo ammetto, una ‘pazzia’: spendemmo un miliardo e mezzo di lire nel capannone e 700 milioni in macchinari. Più di due miliardi a fonte di un fatturato di 800 milioni all’anno”. Una spesa che permise a Titanform di diventare, tra il 2000 e il 2007-2008, una delle aziende leader del settore nel mercato italiano. Poi? “Dal 2008 è iniziato il declino del modulo continuo. Parliamo di un 20% annuo per quel che concerne i quantitativi prodotti”. E’ qui, nel periodo in cui stava sparendo – o perlomeno, si stava contraendo questa tipologia di modulistica – che Paolo (preferiamo chiamarlo con il nome che più gli piace) decide di mettere in campo un piano di riconversione dell’azienda.
“Nel 2012 abbiamo iniziato la trasformazione dell’impresa. Dal 2013 ad oggi abbiamo investito circa 2 milioni di euro in macchinari. Oggi, oltre ai moduli continui, lavoriamo anche sulle etichette adesive”. Paolo non elenca esplicitamente i brand con cui lavora. Ma basta guardare sulla sua scrivania per avere un’idea. Titanform è nell’orbita di Poste italiane, pastificio Rana, Dufour, Pernigotti e Ikea.
Parliamo quindi di eccellenze. Nonostante, sottolinea l’Amministratore Unico, il perdurare di alcune difficoltà con l’Italia. “Ancora oggi alcuni fornitori non vogliono lavorare con le imprese del nostro territorio”. E sull’introduzione del sistema IVA al posto dell’imposta Monofase, si dice assolutamente favorevole.
“Nella Repubblica di San Marino, nel settore in cui operiamo, è difficile trovare persone professionalmente preparate” aggiunge . Anche per questo motivo, prosegue Paolo Gaspari, “l’azienda da qualche tempo ha investito molto nella tecnologia: alcuni processi, anche per l’ampliamento delle gamma di prodotti che produciamo, sono stati automatizzati”.
Oggi Paolo lavora moltissimo e ha poco tempo per gli hobby. Però quand’era più giovane, si è dedicato ad alcuni sport. “Ho giocato a calcio, ruolo mediano, nel San Marino, Poi ho praticato per 12 anni la pesca sportiva in acqua dolce e ho fatto anche un po’ di motocross”. Le moto sono una passione che ha conquistato anche altri imprenditori… “Roberto Benedettini (‘Fratelli Benedettini’, ndr) e Giorgio Tini (‘Tini autotrasporti’, ndr). Loro lo facevano a livello più alto del mio” ammette con un sorriso. “Avevo una Yamaha YZ 250 bianca e rossa”. Dalla musica dei motori a quella del pentagramma. “Mi piacciono i Jethro Tull, i Led Zeppelin, Dire Straits e i Pink Floyd”. Su quest’ultimi è legato un ricordo. “Non ero ancora maggiorenne quando, assieme ad un amico, mi recai a Zurigo in autostop per andare a vedere il concerto ‘The wall’. Fu straordinario”. Paolo però non si limitava ad ascoltare la musica. “Ho suonato in un gruppo dal 1981 al 1993. Un gruppo formato dai ragazzi della biblioteca di Faetano. Ricordo che si prendevano le musiche del pezzi più celebri e noi cambiavamo i testi. Io suonavo il basso”. Strumento con il quale si sono cimentati anche grandi professionisti. “Per me il più bravo è Sting. Ma mi piace molto anche il bassista dei Dire Straits”.