Home FixingFixing ANIS: “San Marino sia un piccolo Paese che pensa in grande”

ANIS: “San Marino sia un piccolo Paese che pensa in grande”

da Redazione

Il Presidente Stefano Ceccato: “Riforme necessarie per tornare competitivi come imprese e come Stato. Proponiamo a tutti un patto per lo sviluppo, che si basi su poche priorità”.

ANIS assemblea ottobre 160

 

di Daniele Bartolucci

 

Un patto per lo sviluppo, subito, da firmare con tutti i protagonisti del sistema sociale ed economico di San Marino. Una visione integrata del sistema, che abbia la spinta di un maggior coordinamento tra gli apparati dello Stato e, anche, degli interventi che si andranno a concretizzare. Parole che suonano come monito e stimolo alla politica sammarinese, e non solo, in vista delle elezioni del 20 novembre, che Stefano Ceccato, Presidente dell’Associazione Nazionale Industria San Marino, ha rivolto al vasto pubblico dell’Assemblea generala, tenutasi al Palace Hotel il 19 novembre. Un’Assemblea importantissima, soprattutto in vista delle elezioni politiche: “Elezioni anticipate”, ha sottolineato Ceccato, “che hanno di fatto bloccato molte riforme, alcune praticamente ultimate”. “Mi riferisco in particolare al completamento del riordino della materia fiscale che, dopo la riforma delle imposte dirette del 2013, prevedeva quella delle imposte indirette. Riforma che doveva entrare in vigore già a partire dal 1 gennaio 2016, poi slittata al 1 gennaio 2017 e che subirà un nuovo rinvio, nonostante il progetto di legge per l’introduzione anche a San Marino di un sistema IVA sia già pronto da oltre un anno. A questa si aggiungono la riforma del mercato del lavoro e degli ammortizzatori sociali, il riordino del sistema pensionistico, la riforma della Camera di Commercio e altre Tenendo conto che per vedere l’effetto delle riforme sulla crescita serve tempo – non bastano pochi mesi – l’imprevisto stop della legislatura diventa quindi un fattore estremamente negativo”.

 

LE CINQUE PRIORITÀ: UN PATTO PER LO SVILUPPO

Tante le proposte sul tavolo, quindi, con lo sguardo rivolto al futuro Esecutivo. Uno sguardo denso di preoccupazione, spiega Ceccato: “In tempi non sospetti avevamo fatto appello al senso di responsabilità, ma il quadro politico invece di ricompattarsi attorno ad un progetto unitario e condiviso, si è ulteriormente frammentato e questo potrebbe pesare, nel momento in cui ci si troverà ad affrontare scelte che avranno risvolti impopolari.

Anche per questo, nel documento programmatico consegnato ai partiti, oltre al contributo di idee che non potevamo far mancare, abbiamo stimolato tutti a ragionare e ad agire con un metodo nuovo, molto più pratico ed efficace”.

Ed ecco le 5 priorità dell’Associazione Industria: “1) Coordinare tutte le azioni, con il duplice obiettivo di sostenere sia lo sviluppo economico sia il welfare state, anche modificando l’impianto istituzionale (Primo Ministro). 2) Mettere in equilibrio i conti dello Stato, pianificando una graduale riduzione della spesa corrente per recuperare le risorse necessarie agli investimenti. 3) Completare le riforme: mercato del lavoro più efficiente, sburocratizzazione, pensioni, imposte indirette. 4) Trattare con l’Italia e l’Europa il superamento delle attuali procedure dell’interscambio commerciale (fatture, T2, dogane). 5) Pianificare il rilancio di tutti i settori che concorrono allo sviluppo economico”. Non solo, “per realizzare queste priorità proponiamo, alla politica e a tutti gli attori dello scenario socio-economico sammarinese, di siglare subito un Patto per lo Sviluppo, definendo obiettivi, fasi e tempi di attuazione, risorse finanziarie per realizzarle e modalità operative con cui arrivare al traguardo finale. Siamo sicuri che, con un metodo nuovo e con la volontà di tutti, San Marino possa diventare un paese modello di efficienza, capace di vincere anche questa ennesima sfida. Quello che come imprenditori vogliamo ribadire con convinzione è che non dobbiamo avere paura di affrontare queste sfide. Perché di una cosa siamo sicuri, e vorremmo che diventasse uno slogan per tutti gli attori del sistema: il futuro di San Marino è quello di un piccolo Paese che pensa in grande per raggiungere grandi risultati”.

 

IL QUADRO ECONOMICO: TIMIDI SEGNALI POSITIVI

“I vari indicatori mostrano qualche segnale di miglioramento rispetto agli ultimi anni, anche se ancora non si può parlare realmente di crescita. Il Fondo Monetario Internazionale, nel suo ultimo rapporto, ha ipotizzato una modesta ripresa, con una crescita di circa l’1% sia per il 2016 che per gli anni successivi, ma è solo una previsione. Siamo comunque in linea con i dati dell’Italia, considerata dallo stesso FMI il fanalino di coda dell’Europa. Quindi anche noi siamo lì in fondo”, ha sentenziato Ceccato. “Nonostante questo, ci sono degli indicatori incoraggianti: c’è finalmente una ripresa delle assunzioni, un minor ricorso alla Cassa Integrazione, così come sono sensibilmente diminuite le riduzioni di personale”. “Questo”, ha redarguito la platea il Presidente ANIS; “significa che l’economia sammarinese sta invertendo la rotta, trainata oggi più che mai dal manifatturiero”. L’altra faccia della medaglia è la disoccupazione, per cui “occorre una riflessione seria, che coinvolga tutta la Repubblica: politica, scuola, imprese e parti sociali. Perché, se è vero che il Paese invecchia sempre di più – e fortunatamente invecchia bene grazie ai livelli di welfare che ci pongono ai primi posti al mondo – non possiamo pensare che tutto questo ci sarà automaticamente anche domani”.

 

SAN MARINO VERSO QUALE FUTURO?

“E’ fondamentale porsi degli obiettivi come Paese e avere ben chiaro cosa vogliamo diventare. Se vogliamo mantenere il nostro stato sociale, le pensioni, la scuola e il livello di benessere raggiunto dal Paese, dobbiamo compiere delle scelte ben precise. E occorre farlo subito, perché ogni giorno perso ci fa fare un passo indietro. Lo sappiamo bene noi imprenditori, che quotidianamente dobbiamo spingerci sempre più in là, in altri Paesi, oltre l’Italia, oltre l’Europa, in America o in Asia. E, per farlo, dobbiamo essere competitivi. Ma la condizione basilare è che anche l’intero Paese sia competitivo. San Marino ha compiuto un importante percorso in questi ultimi anni, ma”, ha ammonito soprattutto la politica, “il cantiere è ancora aperto”. “Ci siamo dotati di una serie di leggi e provvedimenti normativi che ci hanno reso maggiormente trasparenti e in linea con gli standard internazionali. Ma, in certi casi, anche oltre questi standard. Paradossalmente, invece di diventare più competitivi e attrattivi, ci siamo ritrovati con una maggiore burocrazia ed oneri non proporzionati alle nostre dimensioni. Ancora più paradossale è che non si sia intervenuto sui reali ostacoli che quotidianamente limitano l’operatività delle nostre imprese sui mercati internazionali, dall’Italia al resto del mondo. Per questo la nostra Associazione da tempo chiede di mettere in campo un vero e proprio piano strategico di medio-lungo periodo, passando dalla gestione della continua emergenza ad un piano di completamento delle grandi riforme, con la prospettiva di renderle durevoli nel tempo.

Siamo consapevoli che in ogni processo di cambiamento ci sono favorevoli e contrari, ma va perseguito senza indugi l’obiettivo di rendere San Marino un sistema competitivo e attrattivo.

Per questo servono lungimiranza, senso di responsabilità, molto più coraggio che in passato e una forte determinazione, che può essere data solo dalla massima condivisione degli obiettivi”.

Il punto foermo è che “un generale miglioramento del sistema Paese ci renderà anche più attrattivi. Ma il mondo deve conoscerci. Per questo serve un vero piano di promozione all’estero. Un piano che comprenda anche tutte le attività istituzionali e che riteniamo debba essere coordinato dalla Camera di Commercio. Occorre quindi dotarla di maggiore autonomia economica e affidarle formalmente questo ruolo per tutto il sistema economico”.

 

BANCHE ED EDILIZIA SONO PARTE DEL SISTEMA

“Mi preme fare un inciso in relazione a due settori estremamente importanti per la nostra economia. Di questo sistema fanno parte ovviamente anche le banche. Il settore finanziario sta attraversando una fase particolarmente delicata, che necessita di soluzioni tanto determinate quanto equilibrate. Questo perché le nostre imprese, così come quelle che potrebbero arrivare, hanno la necessità di avvalersi di un sistema bancario e finanziario efficiente e competitivo. Anche il versante dell’accesso al credito è un freno allo sviluppo. L’obiettivo di rilanciare e rendere più forte questo settore, anche con accordi internazionali e strumenti innovativi, è dunque una priorità del Paese”. Allo stesso modo “diventa sistemico progettare un rilancio dell’edilizia. Un comparto trainante per molti altri settori, dalla stessa industria, all’artigianato, ai servizi. Il primo passo da fare è quindi rivedere la pianificazione territoriale, sia a livello costruttivo che a livello urbanistico. Nel primo caso significa puntare su riconversioni e ristrutturazioni, nel secondo significa riorganizzare tutte le aree del nostro Paese, per renderle più funzionali a cittadini ed imprese. Oltre a rilanciare l’economia, questo processo renderebbe il Paese più moderno ed attrattivo. Se da una parte ci deve essere l’investimento privato, dall’altra occorre stimolarlo. Gli strumenti in questo caso possono essere sia le opere pubbliche, sia gli incentivi e i contributi che lo Stato può erogare. Per questo è fondamentale, come abbiamo proposto, ridurre la spesa corrente e destinare queste risorse agli investimenti”.

 

IL RAPPORTO CON ITALIA E UNIONE EUROPEA

“Il quadro della situazione è chiaro, i numeri non permettono voli pindarici e le scorciatoie non sono più percorribili: occorre intervenire dove sappiamo, ne va della sovranità del nostro Stato. Ma non basta. Infatti, oltre a modernizzare il Paese, sistemare il Bilancio dello Stato e sostenere come sistema lo sviluppo economico, San Marino deve ricostruire la propria autorevolezza e riconquistare la necessaria credibilità internazionale. E’ in questo senso che, tra gli aspetti positivi, va sottolineato come il miglioramento delle relazioni diplomatiche con l’Italia potrebbe stimolare positivamente l’attività economica bilaterale. Un miglioramento che è testimoniato anche dal recente convegno, tenutosi proprio qui a San Marino, presenti, fra gli altri, il Vice Ministro dell’Economia Luigi Casero e il direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi. E’ vero, siamo usciti dalla Black List, ma ancora oggi l’operatività delle nostre imprese sul territorio italiano non è quella che vorremmo e dagli anni ’90 non sono stati fatti i passi in avanti che auspicavamo. Ma ciò che è stato fatto da San Marino in termini di leggi e regole negli ultimi anni, oggi ci viene formalmente riconosciuto a tutti i livelli. E questo è il miglior modo per arrivare ad una collaborazione con l’Italia sempre più ampia e efficace. Il nostro auspicio è che questa collaborazione porti il prima possibile al chiarimento di tutti quegli aspetti ancora non definiti, che limitano l’operatività delle imprese del Titano sul mercato italiano, pur essendo contenuti negli accordi tra i due Paesi. Mi riferisco, nello specifico, all’aggiornamento delle procedure per la fatturazione, che nel 2016 sono ancora legate alla timbratura a secco, quando il mondo intero si muove alla velocità di un’email certificata. Cosa che, tra l’altro, a San Marino non esiste ancora. Anche lo stesso accordo contro le doppie imposizioni presenta ancora diversi dubbi interpretativi e applicativi, che dovrebbero essere superati dal famoso tavolo tecnico che a quanto pare non trova mai il tempo per riunirsi”.

Ma il rapporto tra San Marino e Italia non è solo una questione di burocrazia, bensì di opportunità. Per entrambi i Paesi. Il nostro essere piccoli, oggi, ha dei vantaggi: dalla velocità con cui possono cambiare le cose, alla facilità di connessione tra i vari livelli amministrativi e operativi, che sono molto più vicini rispetto a quelli di Paesi più strutturati. Dobbiamo mettere a frutto queste peculiarità e proporci all’Italia come partner affidabile, dando corso a quegli accordi che ci permettano poi di operare in maniera paritaria sul mercato”. “L’esempio più attuale”, ha spiegato Ceccato, “ci viene dal Parco Scientifico e Tecnologico, che è nato non a caso da un accordo tra Italia e San Marino: l’innovazione ha bisogno di quella velocità che San Marino può dare, con indubbio vantaggio anche per l’Italia e per le imprese italiane, che qui potrebbero investire. Ma anche progetti del recente passato hanno questa caratteristica: l’aeroporto di Rimini, a cui San Marino ha dato e vuole dare il valore di “aeroporto internazionale”, è un volano per tutta l’economia della Romagna. Non a caso, mi ripeto, anche questo progetto rientra nell’accordo di cooperazione economica siglato tra i due Paesi. Per questo è giusto pretendere che la nostra politica stimoli e impegni quella italiana ad arrivare al risultato finale nel più breve tempo possibile”.

Sul versante europeo, invece, “abbiamo la sensazione che l’Italia possa sostenerci nella trattativa con l’UE. Perché si tratta di una vera e propria trattativa, e questo lo ribadiamo con forza. Come per tutte le altre riforme anche questo tavolo deve proseguire i lavori con obiettivi chiari e con forte determinazione, perché la posta in palio è troppo alta. Ci sono spazi e deroghe che, se opportunamente trattati e ottenuti, permetterebbero a San Marino di accedere al mercato unico in maniera molto più libera di oggi, senza pregiudicare la propria sovranità e senza, soprattutto, mettere a rischio il sistema paese, data la particolare dimensione dello stesso”.

In ogni caso, “indipendentemente dal negoziato, permangono altri ostacoli all’operatività delle nostre imprese nell’interscambio commerciale con l’Europa. Ostacoli che si possono superare con specifiche intese, ed è ciò che auspichiamo venga fatto il prima possibile. L’annosa questione della documentazione T2 è quella più impellente. L’altro aspetto che ci preme sottolineare è l’accordo doganale: è vero che questo accordo ci ha permesso e ci permette tutt’ora di evitare procedure infinite per commercializzare beni dentro e fuori dall’Unione Europea, ma è anche vero che l’accordo avrebbe potuto essere aggiornato e migliorato già dopo i primi cinque anni dalla sua entrata in vigore. Sono passati oltre venti anni e ancora non vi è stata messa mano. E’ in questo senso che chiediamo di valutare, anche a livello di costi e investimenti, la possibilità di gestire autonomamente una nostra dogana”.

Non è mancato poi un accenno allo stato delle relazioni industriali “che, come sapete, hanno vissuto una fase di grande conflittualità proprio in merito all’approvazione di quella nuova legge”. Per questo “l’auspicio è che, nel rispetto dei ruoli e con l’impegno di tutti, si possa instaurare finalmente un clima costruttivo”, anche perché le sfide sono enormi: “due, in particolare, sono i temi che tutto il mondo, ed in particolare l’Europa, sta discutendo oggi: le pensioni e il mercato del lavoro.

 

MERCATO DEL LAVORO E DELLE COMPETENZE

La riforma del mercato del lavoro, anche qui a San Marino, è tema caldissimo, per le ragioni a tutti conosciute. Ma il tema vero è la competitività del sistema e delle imprese. Una competitività che si gioca, moltissimo, sulle competenze e quindi sulla capacità di un’impresa di acquisirle sul mercato in maniera sempre più veloce, flessibile ed efficace. E’ questa la sfida che abbiamo di fronte nel momento in cui stiamo discutendo di questa riforma. Per questo abbiamo proposto alla politica e alle istituzioni di ridurre sia i tempi che le procedure per far incontrare domanda e offerta di lavoro. Ma questo primo passo, non può essere l’unico: come detto il tema vero è il mercato delle competenze, che nel nostro Paese è ancora fortemente limitato”, ha ammesso Ceccato. “Quindi questa riforma, che deve secondo noi viaggiare in parallelo a quella degli ammortizzatori sociali e della previdenza, deve prevedere importanti investimenti nella formazione. Occorre uno sforzo di sistema, che parta dall’istruzione di base, dalle scuole medie e superiori, che dialoghino con il mondo dell’impresa, attraverso collaborazioni e progetti di scuola-lavoro. Fino ad arrivare all’Università”, ha concluso il Presidente ANIS, “con cui abbiamo già siglato un accordo che tocca anche questo aspetto”.

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