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Rapporto azionisti-Manager: un “contratto” da Nobel

da Redazione

Premiati Hart e Holmstrom per le teorie su benefit e misurazione delle performance. Economia reale: per il secondo anno consecutivo le imprese “vincono” sulla finanza.

premio nobel economia 2016

 

di Daniele Bartolucci

 

Il Premio Nobel 2016 per l’Economia va a Oliver Hart e Bengt Holmstrom, che “hanno sviluppato la teoria dei contratti, uno schema esauriente per analizzare diverse problematiche dell’architettura contrattuale, come la retribuzione basata sulla performance per i top manager, le deduzioni e le coretribuzioni nelle assicurazioni e la privatizzazione delle attività del settore pubblico”. Questa la motivazione data dalla giuria della Real Accademia di Svezia, riunitasi nei giorni scorsi a Stoccolma per assegnare i Premi Nobel del 2016. “I vincitori di quest’anno,. Queste teorie, ha affermato ancora la giuria, “non si sono rivelate importanti solo per l’economia, ma anche per altre aree, dal diritto costituzionale alla teoria fallimentare: ora abbiamo uno strumento teoretico per analizzare i contratti sia in termini finanziari che di allocazione”. Questa la motivazione con cui Si premia l’economia reale, non la finanza

 

PREMIATA L’ECONOMIA REALE, NON LA FINANZA

 

Per il secondo anno consecutivo il Premio Nobel sceglie quindi di avvicinare la teoria alla pratica, in questo caso, più marcatamente, alla quotidianità delle imprese. Già nel 2015, infatti, con la vittoria di Angus Deaton “per la sua analisi sui consumi, la povertà e il welfare”, si puntò molto sull’attinenza con la realtà. E soprattutto, si scelse già, come quest’anno, l’economia reale e non la finanza. Non un “premio alle intenzioni”, come potrebbe essere quello a Juan Manuel Santos, che “sogna una Colombia senza cocaina” o come è passato ormai alla storia quello, sempre per la Pace, a Barack Obama quando ancora doveva dimostrare di sapere porre fine alle guerre ad ogni costo degli USA. E nemmeno un “premio senza prova”, come lo sono stati quelli a teorie ritenute rivoluzionarie che sono state smentite nel volgere di qualche anno. Un premio, invece, a chi ha teorizzato un aspetto fondamentale e quotidiano delle imprese: il rapporto tra azionisti (la proprietà in pratica) e l’amministratore (o i top manager). Un rapporto che, in verità, riguarda tutte le aziende e, in teoria (ci scuseranno i Premi Nobel per l’uso improprio di questa parola, ndr), anche quelle meno grandi, perché la condivisione degli obiettivi è fondamentale ad ogni livello. Altro punto a favore del mondo delle imprese, infine, c’è il fatto che secondo i pronostici il favorito era un altro: quell’Olivier Jean Blanchard che ha abbandonato la cattedra di Harvard nel 2008 per diventare capo economista al FMI. Il suo libro più famoso, non a caso, si intitola “Macroeconomia”.

 

HART E LA TEORIA DEI “CONTRATTI INCOMPLETI”


Nato a Londra, classe 1948, Oliver Hart insegna all’Università di Harvard dal 1993. E’ un esperto della teoria dei contratti e di finanza aziendale. A questi temi, ha dedicato molti scritti su giornali e riviste specializzate, ma anche un libro di grande successo: “Firms, Contracts, and Financial Structure” (Oxford University Press, 1995). Come consulente del governo, ha lavorato a due casi: Black and Decker vs Usa e WFC Holdings Corp. – Wells Fargo – vs Usa. È membro della Econometric Society, dell’American Academy of Arts and Sciences, della British Academy, dell’American Finance Association, della National Academy of Sciences, e ha diverse lauree honoris causa. A metà degli anni ’80, Hart si è dedicato ai “contratti incompleti”. Ha spiegato, cioè, come l’azienda deve gestire una situazione che il contratto del dipendente non regola. L’economista ha studiato anche altre materie: in particolare, quali tipi di aziende dovrebbero procedere a una fusione, qual è il giusto mix tra debito e finanziamento azionario e quando istituzioni come scuole o prigioni devono essere pubbliche o private.

 

HOLMSTROM E LA SCELTA DEI BENEFIT AI MANAGER


Bengt Holmstrom, nato ad Helsinki nel 1949, sposato con un figlio, è lui pure un esperto di contratti. Laurea in Matematica e Fisica nel suo Paese, specializzazioni a Stanford, ha guidato il Dipartimento di Studi economici al Mit di Boston, tra il 2003 e il 2006, ed insegna tuttora Economia e Management nell’università statunitense. Nel suo curriculum, anche una lunga docenza a Yale. “Sono molto contento, confuso e grato”, ha dichiarato non appena saputo della premiazione, ribadendo che “i bonus ai manager sono troppo complicati”. Più in generale “è opportuno che le gratifiche ai dirigenti non vengano versate tutte assieme in poco tempo, ma su un protratto periodo di tempo”. Già alla fine degli anni ’70, Holmstroem ha dimostrato come gli azionisti di una società dovrebbero progettare un contratto ottimale per il proprio amministratore delegato di cui si conosce solo in parte l’azione: gli incentivi – in questo scenario – sono immaginati sotto “informazione asimmetrica”. Il docente finlandese ha spiegato come il contratto dovrebbe soppesare con esattezza il rapporto rischi-incentivi. In lavori successivi Holmstroem ha incluso – nel suo ragionamento teorico – i premi non in denaro, gli obiettivi effettivamente raggiunti dai manager e il comportamento dei singoli membri di un team che possono avvantaggiarsi del lavoro degli altri colleghi.

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