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Dall’orto alle mostre d’arte, le tante facce del welfare in azienda

da Redazione

Ha fatto tappa a Ravenna il tour del Gruppo tecnico sulla responsabilità sociale di impresa di Confindustria: nella sede ravennate di Confindustria Romagna si è parlato di welfare aziendale, con le testimonianze di imprenditori ravennati e riminesi che hanno saputo farne uno strumento vincente, in grado di dare una risposta organizzativa ai bisogni delle persone. “Responsabilità sociale di impresa è una locuzione molto utilizzata, ma a volte ci si chiede ancora cosa significhi realmente. Ha tante declinazioni: la prima e credo più importante è l’applicazione che ne facciamo in azienda – spiega il presidente di Confindustria Romagna, Paolo Maggioli – Abbiamo ascoltato iniziative anche originali, come per esempio l’orto aziendale o le opere d’arte in fabbrica: pensiamo che questo sia il modo migliore per dare concretezza a un concetto a volte un po’ astratto”.

Dopo i saluti della presidente del gruppo tecnico, Rossana Revello, si sono confrontati sulle proprie esperienze Enea Dallaglio (Innovation Team), Daniela Ara (Assicurazioni Generali), Alessandro Curti (Curti spa), Sara Cirone (Stafer spa), Roberta Sapio (Petroltecnica spa) e Lino Sbraccia (Ass. Figli del Mondo).

“Siamo lieti di ospitare il roadshow come primo evento pubblico della neonata Confindustria Romagna – aggiunge il direttore generale dell’associazione, Marco Chimenti – abbiamo voluto declinare il tema della responsabilità sociale di impresa sul welfare aziendale per essere attuali e concreti, raccontando a livello nazionale le belle esperienze degli imprenditori romagnoli”.

“Il concetto di responsabilità sociale d’impresa sta cambiando: oggi, il successo dell’impresa è condizionato dal tessuto sociale, dal territorio, dalle aziende di supporto e dall’infrastruttura che la circonda – spiegano gli organizzatori – Il sostegno alla comunità, una vasta collaborazione tra l’impresa, i fornitori, i clienti, le istituzioni, la promozione culturale e del territorio sono variabili che entrano nei cicli aziendali e diventano nuovi fattori produttivi. Non beneficenza, quindi, ma convenienza di un’impresa che, dialogando col territorio in cui opera, crea valore condiviso e aumenta la sua capacità di fare business”.

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