Home FixingFixing Mario D’Angelo: “Sono un imprenditore-dipendente”

Mario D’Angelo: “Sono un imprenditore-dipendente”

da Redazione

L’amministratore unico de “L’Intrepida” si racconta: “Ho iniziato come pony express”. Ama il giardinaggio e la pesca. Ma quando c’è da lavorare, prende ancora in mano lo straccio.

Mario Dangelo 2

 

di Alessandro Carli

 

L’ha percorsa prima di Paolo Rumiz, Mario D’Angelo, quella via Appia, straordinario acciottolato di basoli che univa Roma a Brindisi. L’ha percorsa al contrario, ovvero risalendo da Napoli, sua città natale, per poi proseguire idealmente il suo viaggio lungo un’altra grande arteria romana, la Flaminia, la consolare che parte da piazza del Popolo e termina (o inizia) sotto l’arco d’Augusto di Rimini. Per poi risalire la SS 72, che porta sino alla Repubblica di San Marino. “Ho vissuto a Napoli sino ai 20 anni – racconta l’amministratore unico de “L’Intrepida”, impresa di pulizie che ha rilevato alla fine degli anni Novanta -. Poi, dopo il diploma di ragioniere (1992), mi si è posto il problema del lavoro. La mia prima occupazione è stata quella di ‘pony express’ per un corriere privato: con un motorino ‘Si Piaggio’ portavo in giro pacchi e lettere. Dopo due o tre anni però mi si è presentata un’importante opportunità: mio fratello Giulio aveva un’impresa di pulizie a Rimini, e così l’ho raggiunto. Con lui ho lavorato come operaio per tre o quattro anni: un’esperienza che mi è servita molto per capire ‘le basi’ di questo mestiere”.

Dopo un periodo di gavetta, ecco che si staglia lo skyline di San Marino. “Alla fine degli anni Novanta ho rilevato un’impresa di pulizie del Titano, ‘La Rapida’, attiva sul territorio dal 1985. Era esattamente il 1998. Siamo partiti con cinque dipendenti. A distanza di quasi 20 anni, la ‘forza-lavoro’ è cresciuta ed è arrivata a 20 dipendenti assunti, a cui si aggiungono tre o quattro persone distaccate. Sono quasi tutte persone residenti sul territorio. Ad essere precisi, quasi tutte donne, 19, contro un solo uomo. Gente del posto, conosciuta, e che dà un senso di ‘sicurezza’ e di familiarità ai clienti”.

Sicurezza che si declina anche per il personale. “Frequentano tutti i corsi previsti sulla salute negli ambienti di lavoro – quindi il carico dei pesi, eccetera – ma allo stesso seguono percorsi di formazione e vengono sottoposti a visite periodiche”.

“L’Intrepida” lavora principalmente con il settore pubblico (“Più o meno il 90%” afferma l’amministratore): il rimanente 10% riguarda invece il privato, ovvero società e imprese.

Tante le domande sul block-notes. Sia di natura sociologica e di tradizioni familiari che chiaramente lavorativa, senza per questo dimenticare gli hobby e la passioni. E Mario, nato nel 1972, ne ha davvero molte.

Ma andiamo con ordine. Naturalmente sparso.

1998-2016: sono circa 20 anni. Com’è cambiato il modo di lavorare? “Sono una persona aperta alle nuove tecnologie (anche nella fotografia: oggi Mario scatta anche con una reflex digitale professionale, ndr). Oggi ‘L’Intrepida’, oltre al classico ‘mocio’, lavora molto anche con la microfibra che, oltre ad asportare profondamente e facilmente lo sporco, igienizza eliminando i germi”.

Napoli e la grande macroarea della Romagna e di San Marino. “Nella mia città natale, forse anche per motivi climatici, la vita si vive nelle strade. Qui invece è più al chiuso, nei locali”. La profonda radice che lo lega alla sua terra emerge in tutta la sua forza quando si parla di famiglia. “Mio figlio ha 10 mesi. Io e mia moglie lo abbiamo chiamato Raffaele, come mio padre. Al sud è una forma di rispetto”. Con la nascita di Raffaele, Mario ha un po’ cambiato il suo stile di vita. “Ho lavorato 20 anni per costruirmi le basi. Ora che l’azienda – una realtà che lavora 24 ore su 24 e sette giorni alla settimana – amo dedicare il tempo agli affetti. Negli anni poi si è creato un rapporto di fiducia con i dipendenti: hanno le chiavi dell’azienda e quindi sono ‘autonomi’. Questo mi permette di ‘staccare’ la spina, e vedere crescere Raffaele”. Non per questo però si disinteressa al lavoro. “Mi definisco un amministratore-dipendente: se c’è da prendere uno straccio, lo faccio”.

Oltre alla famiglia, Mario ha altre grandi passioni. Una, che pratica ancora oggi, è legata al giardinaggio. “Mi piace vederlo curato, mi dà molta serenità”. E quel suo occhio sull’ordine spesso viene “chiesto” dagli amici. “E’ vero. Ma non solo per il giardino, anzi. Spesso mi chiamano per una consulenza visiva per quel che concerne le abitazioni – mattonelle, finestre, eccetera – o per le automobili. Riesco a cogliere i ‘difetti’ e i pregi”. Le altre? Elencarle tutte è quasi impossibile. “Da giovane ho praticato la fotografia, sia con le reflex – Canon e Nikon – che con il medio formato. Nel 1987 mi recai in Russia e tornai con due o tre macchine fotografiche ‘a pozzetto’ (quelle che scattano le foto in formato 6×6, cioè quadrate, ndr). Le ho ancora, anche se non le utilizzo più”.

Poi la pesca. “Ho iniziato assieme a mio padre Raffaele. Avevo circa 10 anni. Pesca d’altura”. Poi la pesca subacquea, il windsurf. E lo snowboard, quindi neve, sublimazione dell’elemento liquido per eccellenza. E il modellismo. “Sì, ma quello dinamico. Quello degli aeroplanini. Ma ho costruito anche piccole barche a vela”.

Normale, forse, per chi ha sempre visto il mare. Quello bello, quello di Napoli. Quello della sua Napoli. Quello che vede dalla casa di famiglia.

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