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Editoriale: e ora serve stabilità per le riforme

da Redazione

Rendono attrattivi e moderni un Paese, e San Marino deve fare suoi nel più breve tempo possibile.

 

di Alessandro Carli

 

L’Italia per il referendum costituzionale, San Marino per la politica. Le due Nazioni confinanti a novembre andranno alle urne: e mentre sul Titano si stanno costituendo le coalizioni e si stanno “buttando giù” i programmi per cercare di dare un futuro di stabilità al Paese – e l’ANIS, dopo aver presentato la propria agenda alla stampa il 22 settembre, si prepara a dare il proprio contributo di idee (che da questa settimana sviscereremo, “cantiere per cantiere” sulle pagine del nostro settimanale), incontrando a breve gli attori della “tornata” del 20 -, dal Belpaese rimbalzano le parole di John Phillips, Ambasciatore degli Stati Uniti presso la Repubblica italiana e la Repubblica di San Marino, che idealmente doniamo alla politica e agli elettori. In estrema sintesi, il diplomatico ha affermato che “per attrarre investimenti provenienti dagli USA”, occorre “stabilità” e che, per assicurarla, occorrono “le riforme”. Sorvolando il vespaio di polemiche che ha attirato in Italia, ci soffermiamo sul “messaggio”, mutuabile anche per la nostra realtà: “stabilità” e “riforme”. E la crisi che ha portato allo scioglimento dell’Esecutivo di riforme ne ha lasciate davvero molte nel cassetto: mercato del lavoro, pensioni, ammortizzatori sociali, ma anche l’introduzione del sistema IVA, passando per il Piano Regolatore Generale e per la Camera di Commercio. Il nostro Paese, lo ripetiamo da tempo, ha la necessità di attrarre nuovi investitori. E gli imprenditori, che siano statunitensi o di altri Paesi poco importa, guardano con attenzione a questi due asset. Asset che rendono attrattivi e moderni un Paese e che San Marino deve fare suoi nel più breve tempo possibile.

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