Sergio Muratori: “Portavo i turisti al largo, ma se sbagliavo erano calci. Mi sono serviti”. Il fondatore della Casadei Industria, tra la passione per il mare e il legame con San Marino.
di Daniele Bartolucci
Libertà. Un valore ricorrente nella vita di Sergio Muratori, espressione massima anche della passione che da oltre quarant’anni lo accompagna sui mari di tutto il mondo. “Sono nato a nemmeno cento metri dalla spiaggia, a Rimini”, racconta l’imprenditore sammarinese, “per cui il mio legame con il mare è più che naturale, sviluppatosi in maniera sempre più forte durante l’adolescenza, fino a diventare una simbiosi, tanto che ancora oggi non riesco a farne a meno: mi basta salire sulla barca, anche se ormeggiata in porto, per riappacificarmi con il mondo”.
“Ho iniziato fin da bambino ad andare in mare e già a 14 anni lavoravo per Gigi Nori, un’istituzione a Rimini: portavo i turisti al largo con le sue barche, una responsabilità enorme. E lui era attento, ma inflessibile: sapeva capire i miei errori, dalla chiglia al timone, da come si muoveva l’abero della barca, e quando rientravo mi attendevano quasi sempre dei calci nel sedere. Mi sono serviti anche quelli. E’ stata questa la mia accademia di vela, proseguita poi con la prima barca, un beccaccino usato e rimesso a posto. Oggi sono arrivato alla decima”, spiega orgoglioso, “un 18 metri stupendo. Ma quella che ricordo con più affetto”, racconta indicando una fotografia che campeggia nel suo ufficio alla SM Meccanica, “è una barca del 1977: acquistai lo scafo stampato da un produttore di Fano, vuoto, ho disegnato io stesso tutti gli interni, poi realizzati da un artigiano di Cesenatico. Pensi che un grosso concessionario di Desenzano, una volta vista la barca finita, volle i disegni originali per produrne altre simili”. Poi ci sono state le barche da regata: “Ho partecipato a diverse competizioni, compresa la Barcolana, e vinto diversi premi, ma le uscite più belle erano e sono ancora quelle che faccio con la mia famiglia, anche se gestire ben cinque nipotini a volte è più difficile che comandare l’azienda”. Tra industrie, figli e nipoti, gli impegni sembrano sottrarlo al mare, invece: “Il tempo per la barca lo trovo sempre. Anche se è solo per salire a controllare qualcosa. E’ una sensazione a cui non posso rinunciare”. La libertà, appunto. Un valore che Muratori conosce bene, appartenendo a quella generazione a cui è stata negata: nato nel 1938, la sua infanzia è stata accompagnata dalla guerra, che ha devastato la sua Rimini. “Ho conosciuto San Marino molto presto”, racconta con un nodo alla gola, “quando a 5 anni mi sono ritrovato nelle gallerie, un’esperienza terribile, il cui ricordo mi accompagna ancora oggi”. San Marino fu la sua seconda casa: “Affittammo un appartamento a Valdragone e ricordo ancora mia mamma andare in bicicletta fino al ghetto turco per raccogliere la verdura nell’orto di una sua parente: Valdragone-Rimini in bicicletta!”. Finita la guerra, il ritorno a Rimini, ma fu un arrivederci: “Mia madre non aveva solo due gambe forti, ma tante altre doti. Non finirò mai di ringraziarla per aver insistito nel farmi continuare gli studi, anche se all’inizio non promettevo proprio bene”, ammette ridendo. “Alle medie ero stato rimandato in diverse materie, per cui proseguii con l’avviamento industriale e divenni tornitore meccanico. Poi continuai con l’Istituto Tecnico, ma scelsi l’indirizzo chimico. In pratica appena maggiorenne ero già tornitore meccanico e perito chimico”. Ma non è finita qui: “All’Università cambiai ancora e mi laureai in Economia e Commercio, completando un percorso scolastico forse unico”. Titoli e capacità che gli avrebbero permesso di costruirsi una carriera. “In verità avrei dovuto gestire la pensione di famiglia appena avviata a Rimini, ma la scelta non fu determinata dai miei studi, bensì da qualcosa a cui non si può comandare, l’amore. Mi fidanzai con Carla Casadei, che avrei poi sposato nel 1965. Il padre, Giovanni, fu uno dei pionieri nel settore delle macchine per il legno, e io iniziai a lavorare per lui insieme a mia moglie e ai suoi fratelli”. Negli anni ’90 il grande passo: “Io e mia moglie fondammo la nostra azienda, la Casadei Industria. Ripartivamo da zero, ma con un progetto industriale innovativo, ovvero fare una macchina che non faceva quasi nessuno: piccole bordatrici automatiche per gli artigiani. Il settore dei mobili e della lavorazione del legno dava un segnale di espansione e ci buttammo a capofitto”, racconta Muratori con entusiasmo. “Avevamo affittato un piccolo capannone a Cerasolo, armati di tanta speranza. Poi però, l’unica altra azienda che produceva queste macchine chiuse e iniziammo a temere che il mercato, in verità, si fosse girato dall’altra parte. Invece fu un colpo di fortuna, perché l’azienda tedesca aveva chiuso per altri motivi: avevamo campo libero, ma non fu facile intercettare i clienti. Però ci riuscimmo e fu un successo. Partimmo in quarta, con i nuovi investimenti a San Marino: inizialmente comprammo il capannone su tre piani con l’idea di affittarne due, invece oggi li occupiamo tutti e abbiamo aperto anche un’altra ditta, la Samec, per le macchine per la lavorazione dei pannelli, un settore nuovo per noi, ma altrettanto interessante, soprattutto perché collegato al settore del Visual Communication, all’architettura e all’edilizia, ma anche all’industria nautica, in particolare per le navi da crociera”. Un occhio all’impresa, l’altro rivolto al mare, come sempre.