Home NotizieSan Marino Le dimissioni del Segretario Antonella Mularoni in Consiglio Grande e Generale

Le dimissioni del Segretario Antonella Mularoni in Consiglio Grande e Generale

da Redazione

Si accende il dibattito sulla scelta che, prima di Ferragosto, ha aperto la crisi di governo e che porterà in autunno alle elezioni

 

Nella seduta odierna, il Consiglio Grande e Generale prosegue il lungo dibattito al Comma 11, ovvero la Presa d’atto delle dimissioni del Segretario di Stato per il Territorio e l’Ambiente Antonella Mularoni a cui risultano 53 iscritti a intervenire.

Al centro del confronto della mattina, lo scontro tra alleati ed ex alleati di Bene comune che si rimpallano le responsabilità per il termine anticipato della legislatura. Vladimiro Selva, Psd, si spinge fino a denunciare una “volontà intimidatoria” emersa nell’ultima fase, nei confronti del suo partito. Sollecitato dagli alleati a dare garanzie sulla prossima legislatura,”il Psd non ha dato risposte- spiega così il consigliere- perché voleva capire cosa fare in quella in corso, a quel punto sono arrivate bordate sulla segreteria alle Finanze e Banca centrale”. D’altra parte, Francesco Mussoni, segretario di Stato per la Sanità punta il dito contro Ap e, in particolare, contro il consigliere Mario Venturini. “Sulla sanità dal primo gennaio 2015, dal momento in cui c’è stata la fuoriuscita di un membro serio del comitato esecutivo, Ap ha iniziato la sua battaglia- manda a dire- Mario, tu hai usato il tuo partito per attaccare”. Anche il segretario di Stato Teodoro Lonfernini bacchetta gli ex alleati: “Nelle responsabilità ci si sta dentro e non si esce per ragioni di parte o politiche”. Non solo, Lonfernini lamenta che Ap abbia fatto saltare un “crono-programma che conosceva bene”, legato alla risoluzione delle questione bancarie e finanziarie e alla legge di bilancio. Si unisce alle bordate nei confronti di Ap, Alessandro Cardelli, Pdcs, secondo cui “la volontà di costruire un progetto politico alternativo alla Dc era da molti mesi nella testa vertici di Alleanza popolare”. Un altro segretario di Stato, Iro Belluzzi, si rammarica per il fatto che la crisi di governo impedisca la realizzazione della riforma del mercato del lavoro: “Quanti progetti- si chiede- non vedranno la luce nonostante l’impegno profuso finora? Saranno scritti sulla carta ma non verranno realizzati”.

Quindi Matteo Fiorini, Ap, prende le difese del suo partito: “Si è voluto far passare il gesto di Ap come un capriccio o una vendetta- manda a dire- questa è la strategia del fango”. Mentre Valeria Ciavatta, Ap, spiega come “la litigiosità abbia toccato limiti paradossali nell’ultima seduta del Consiglio”, per questo il suo movimento ha ritenuto “necessario accelerare il chiarimento per aprire una nuova fase”.

Dall’opposizione proseguono le stroncature sull’attuale governo: Matteo Zeppa, Rete, rimarca come “in questi ultimi 4 anni l’anima conservatrice e quella riformista di Bene comune non abbiano fatto nulla- osserva- Fitch parla chiaro, il sistema economico non va”. Mentre Augusto Casali, Ps, si dice sicuro che questo sia stato “uno dei peggiori governi degli ultimi anni”. Infine, Luca Santolini, C10, guarda avanti: “Cittadinanza attiva è stata l’unica alleanza rimasta in piedi. Siamo convinti della necessità di ripartire da lì, non dalle grandi coalizioni”. Il dibattito al comma 11 proseguirà nella seduta pomeridiana.

Di seguito un estratto degli interventi odierni, raccolti da SMNA.

Vladimiro Selva, Psd. E’ opportuna una disponibilità di collaborazione per quanto successo con il terremoto. Vengo all’ordine del giorno. Mularoni ha svolto il suo compito con il massimo impegno durante il suo mandato. Le riconosco capacità e fedeltà al mandato assegnato da quest’Aula. Le dimissioni non sono state una valutazione autonoma, ma una scelta del suo partito, legittima. Ci sono state delle difficoltà nella maggioranza negli ultimi mesi, ma è forse un anno e mezzo che ci sono difficoltà nel portare avanti il programma sottoscritto nel 2012. La prima fase della legislatura era di slancio proficuo. La legge sullo sviluppo, a riforma fiscale, i riconoscimenti internazionali. Da un certo momento alcune priorità hanno iniziato a essere messe in discussione, non palesando una contrarietà, ma con richieste di approfondimenti e continui rinvii. Mi riferisco all’Igc, alla riforma del sistema previdenziale. Al Psd sono state richieste garanzie sulla prossima legislatura. Sembravano nascondere una volontà di chiudere quella in corso. Sulla tempistica devo fare una critica: c’è una vicinanza fra la chiusura di progetti come il Polo della moda e il ritiro della delegazione. Il Psd non ha dato risposte sulla prossima legislatura perché voleva capire cosa fare in quella in corso. A quel punto sono arrivate bordate sulla segreteria alle Finanze e Banca centrale. Forse c’era una volontà intimidatoria, chi utilizza questi strumenti non fa il bene del Paese. Il sistema bancario e finanziario è alla base di questa crisi politica che si è venuta a creare. La presenza della politica nel sistema bancario e finanziario è il problema del Paese. La politica, con quel sistema, ha relazioni troppo forti. Non c’è mai stata una reale autonomia di Bcsm nella gestione del sistema. Oggi ci ritroviamo sulle pagine dei giornali importanti italiani, paragonati a Cipro e alla Grecia. Credo ci debba essere preoccupazione. Il nostro partito deve sfidare le forze politiche sulla volontà di risolvere quei problemi. Tutti si aspettano dal Psd posizioni definitive. Credo ci sia invece ancora molto da fare per capire la situazione. E’ necessaria una condivisione ampia. Serve un’autonomia ben confinata dei poteri dello Stato, non ci devono essere ingerenze improprie, che sono il male dal quale il Paese va curato. Ci saranno da fare sacrifici, il Paese lo deve sapere. Non ci saranno tante risorse da elargire come in passato. Ci sono macigni pesantissimi sulle nostre teste. Se qualcuno pensa che questa sia una situazione normale, farà fatica a dialogare con noi.

Matteo Fiorini, Ap. Cercherò di spiegare ai cittadini che ci ascoltano alla radio, e all’Aula, i motivi che hanno spinto Ap ad aprire la fase di crisi istituzionale. Con i comunicati stampa non è possibile spiegarlo appieno. Si è voluto far passare il gesto di Ap come un capriccio o una vendetta. Questa è la strategia del fango. L’ultimo Consiglio è stato contraddistinto da un attacco concentrico della maggioranza, esclusa Ap, a Capicchioni. Selva l’ha definita una intimidazione. Qualche mese prima Marco Gatti ha infastidito il Psd dicendo che da qui a fine legislatura era inutile parlare di riforme. Igc e pensioni sono temi divisivi. Mi risulta che qualcuno faccia in modo di non arrivare alla legge sulla carriera diplomatica perché non c’è condivisione nella maggioranza. C’è la vicenda Sanità, è stata gestita in maniera grottesca. La Consulta ha detto cosa non andava. La Commissione ha determinato un odg e il governo se ne è infischiato riconfermando i vertici dell’Iss. Mularoni era contraria e l’ha fatto mettere a verbale. A chi risponde il governo? Il Consiglio aveva fatto un odg che impegnava il governo. Non era un impegno morale. Questo è il sale della democrazia. Sono iniziate le grandi manovre. Il Psd, il Pdcs e Ap hanno iniziato rapporti con partiti di opposizione. Mi pare evidente che a marzo si sarebbe votato. C’è differenza fra novembre e marzo? Sì. E’ fra avere la prossima legge di bilancio fatta da un governo che litiga su tutto o fatta da un governo forte che ha appena vinto le elezioni. Ciò ha determinato la scelta di Ap. Si parla di equità. Questo governo chiese all’unica classe di cittadini che non ha pagato il prezzo della crisi, cioè i dipendenti pubblici, un 1,5%, cioè 30 euro per chi ne guadagnava 2 mila, per aiutare il fondo degli ammortizzatori sociali, i disoccupati. Un anno dopo, senza che ci fossero state proteste, il governo, per ragioni di consenso, e qui faccio autocritica perché potevo fare un emendamento, non ha confermato la misura.

Francesco Mussoni, segretario di Stato alla Sanità. Le dimissioni della Mularoni hanno rotto un vaso. Dobbiamo prendere atto della fine di Bene comune. Ciò non ci deve spingere a rinnegare il nostro passato. Siamo stati assieme quasi 4 anni, abbiamo raccolto un Paese in una situazione difficile. Sono d’accordo con chi dice che il Paese non è in una situazione semplice, ma non è in una situazione da unità nazionale. Ci sono state meno risorse. Non è stato semplice. C’è stato un problema di interlocuzione fra maggioranza e governo. Ma l’unità di intenti fino a qualche mese fa c’era. Poi sono partite delle azioni politiche. Tutto era lecito, ma le iniziative politiche volte a creare Ssd e Repubblica futura hanno aperto delle tensioni. La crisi era annunciata, è vero. Sulla Sanità, è normale che una Commissione consiliare, dopo che il segretario di Stato annuncia le dimissioni dei 3 dirigenti nelle mani del Congresso, continui a lavorare per un odg per chiedere le dimissioni subito? Questa azione politica sulla Sanità è grottesca. La crisi forse si poteva gestire in una modalità diversa. Questo è un atto di preparazione a un’alternativa politica che qualcuno ha voluto creare in questi mesi. Spero che si cerchi di uscire dagli attacchi personali, ho ricevuto 3 comunicati stampa contro di me, un’interpellanza. Vi sembra normale? Facciamo ordine e cominciamo a dire che la politica dei veti deve finire. Nella Sanità dal primo gennaio 2015, dal momento in cui c’è stata la fuoriuscita di un membro serio del comitato esecutivo, Ap ha iniziato la sua battaglia sulla Sanità. Mario, tu hai usato il tuo partito per attaccare. I problemi del Paese non sono nella Sanità, ma nel bilancio, negli Npl.

Gian Franco Terenzi, Pdcs. Il Paese viene messo in una situazione di incertezza. Serviva invece dare corpo a rimedi alle emergenze. Dobbiamo ammetterlo: la maggioranza ha deluso chi l’aveva sostenuta mostrando i suoi limiti con una gestione precaria, soprattuto nel settore economico e finanziario. La responsabilità è di tutta la colazione, anche di Ap, che non può, con le dimissioni, sottrarsi alla responsabilità. La nostra volontà è di operare per gli interventi necessari per la stabilità economica e sociale del Paese, evitando ammucchiate che non favoriscono il raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Mi sia consentito di indicare i settori che presentano forti criticità. L’economia non dà segni di ripresa, la disoccupazione registra percentuali elevate, il sistema previdenziale viene messo in crisi fino al punto di dubitare sulla sua sussistenza, l’accumularsi del debito pubblico è preoccupante, l’inasprimento fiscale colpirà ogni settore economico. La Sanità rischia di capitolare nella confusione. La spesa per l’impiego pubblico deve essere ridimensionata in maniera significativa, anche riducendo l’orario di lavoro e riorganizzando gli uffici. Sulle banche serve un accordo con Banca d’Italia per la piena collaborazione in questo settore. Sosteniamo invece una Banca centrale costosa e inefficace. Le sofferenze della banche hanno raggiunto livelli insostenibili. La prossima maggioranza in via principale dovrà dare vita a un governo in grado di affrontare le problematiche dello sviluppo economico. Il lavoro dipendente andrà regolamentato, andranno creati posti di lavoro. Sul Polo della moda non posso nascondere le perplessità. La Smac deve essere riportata alla finalità di favorire il commercio. Deve essere rilanciato il turismo, che negli ultimi anni si è ridotto notevolmente, anche in termini di poca propensione all’acquisto dei nostri prodotti. Ci sarà la monofase, o l’Iva? Un progetto di prospettiva va lanciato. Potremmo pensare a un casinò quale punto di forte attrattiva. Permetterebbe ai nostri servizi e al nostro commercio di crescere in qualità e quantità. E’ la mia posizione personale. Occorre una riforma che attribuisca responsabilità gestionali al governo sotto il controllo del parlamento.

Luca Santolini, C10. Mussoni sposta l’attenzione dalla sua incapacità politica. Mai alcuna critica è stata accolta con umiltà. Sembra ci sia sempre un disegno politico dietro. A me non piacciono le fasi pre elettorali. Si sviluppa una demagogia che surclassa la discussione sui temi. Il governo ha perso la sua spinta propulsiva da anni. Siamo fermi da tempo sulle emergenze del Paese. Ci sono veti reciproci. Le elezioni sono pre condizione per un cambiamento, prima di tutto, di metodo. Vanno portate avanti le riforme che tutti riconoscono come necessarie. Va spostata l’attenzione dalle persone ai progetti, ma sarà difficile con la preferenza unica. Serve un messaggio di cambiamento e discontinuità con questa legislatura, caratterizzata da dimissioni, vicende giudiziarie. Dobbiamo dire ai cittadini che la politica ha voglia di cambiare passo e cambiare pelle. I programmi non possono non partire dalle emergenze. Alcuni temi erano e sono tabù. Per esempio gli npl. Deve nascere un’agenzia per lo sviluppo. Serve una riforma istituzionale. Oggi di fronte ai problemi i leader dicono che non condividono la chiusura anticipata della legislatura. Dov’è la coerenza in tutto ciò? La grande coalizione non è la soluzione. I fondi pensione sono in deficit, il debito pubblico aumenta. Questo è un momento fondamentale. Il tempo per i giochini politici è finito da un po’. La politica deve riprendere credibilità. Cittadinanza attiva è stata l’unica alleanza rimasta in piedi. Siamo convinti della necessità di ripartire da lì, non dalle grandi coalizioni.

Alessandro Cardelli, Pdcs. Credo che le ragioni di Ap si possano ritrovare dal 12 novembre 2012, quando appena scrutato il risultato elettorale, si accorse che si era dimezzato. Da qui nascono i mal di pancia e i malumori di Ap che si sono acuiti nell’ultimo periodo. Io ricordo che da Ap, più che proposte, sono arrivati veti. Vedo contraddizioni tra quanto detto e fatto. Da un lato si dice che si litigasse molto in maggioranza, dall’altro Ap lancia, appena staccata la spina, la proposta di un governo di unità nazionale. Ma se davvero emergesse ci fossero problemi, la soluzione era staccare la spina oppure mettersi al tavolo, come dice la Dc, e andare alle elezioni nell’anno nuovo, risolvendo il problema finanziario e con una legge di bilancio? Credo Ap puntasse a una coalizione senza Dc, lo si vede dall’atteggiamento ultimi mesi di Ap e di altri partiti. Ma prima viene l’interesse del Paese, poi del partito. Perché due partiti così diversi come Ap e Upr hanno deciso di unirsi? Perché Su punta ad avvicinarsi ad Ap? La volontà di costruire un progetto politico alternativo alla Dc era da molti mesi nella testa vertici di Ap.

Augusto Casali, Ps. Sono convinto questo sia stato uno dei peggiori governi degli ultimi anni. Immobilismo, incompetenza imbarazzante: l’impressione è che sia stato un governo fermo in attesa di chissà che cosa. E’ durato anche troppo, se ne doveva andare prima. Solo che l’opposizione ha rinunciato al ruolo assegnato di fare opposizione vera, gli attacchi alla maggioranza sono infatti venuti soprattutto dalla maggioranza. La legge elettorale andrebbe cambiata e forse ci si doveva pensare prima, perché non garantisce stabilità e obbliga il Paese a tenersi un governo incapace e inefficiente.

Oggi la situazione resta confusa, ci sono variabili e incognite che rendono nebbiosa la situazione. La soluzione della Grande coalizione non è utile al Paese. Per uscire dalla crisi occorrono coalizioni coese, ma il cemento devono essere le cose da fare e il sapere come devono essere fatte. Bisogna dire ai cittadini perché ci si mette insieme, se no, non possono avere fiducia delle chiacchiere. E’ l’unica strada. Come Nuova San Marino siamo disponibili se ne vale la pena, non possiamo permetterci un altro giro a vuoto.

Remo Giancecchi, Pdcs. Abbiamo due strade da prendere, la maggioranza di unità nazionale proposta da Ap, o sciogliere il Consiglio e andare prima possibile a nuove elezioni, per avere una nuova maggioranza coesa. Siamo alle porte di una Finanziaria che è importante per dare risposte al Paese. Sono contrario a governi di unità nazionale, non si risolvono problemi con maggioranze allargate. Per far le cose infatti non servono ampie maggioranze, ma una maggioranza coesa che porti avanti le sue idee. Gli elettori devono chiarire qual è programma di governo e quali sono le strade percorrere per arrivare alle finalità. La mia idea è di sciogliere il Consiglio prima possibile e andare alle lezioni.

Valeria Ciavatta, Ap. Dover spiegare dopo un mese le ragioni della nostra scelta sembra anacronistico. Ma alcuni consiglieri di maggioranza hanno voluto travisare la nostra posizione e persino il nostro impegno in questa legislatura, cosa che considero deprecabile. Di ‘giovani-vecchi’ il Consiglio e il Paese non hanno bisogno. Ha spiegato bene Fiorini che la scelta di Ap di ritirare le delegazione è stata solo la decretazione di una situazione di fatto che perdurava da tempo e l’accelerazione di una crisi già in corso. Lo scopo, forse da kamikaze, era quello di consentire a un nuovo governo e ad un nuovo Consiglio, legittimati dal passaggio elettorale, di affrontare situazioni emergenziali per il Paese. Questo governo ha fatto emergere luci e molte ombre, improduttività. Gli alleati avevano ipotizzato di svolgere le elezioni in primavera, anticipando di pochi mesi la scadenza naturale della legislatura, per affrontare nel frattempo temi importanti come Npl e leggi di bilancio. Ma avremmo potuto fare una legge di bilancio con emendamenti populisti da parte membri di maggioranza, solo per garantirsi visibilità nella popolazione, come già accaduto l’anno scorso? Il consigliere Cardelli ha detto che noi abbiamo posto solo veti, dove è stato tutti questi anni? La sua è una lettura semplicistica da comizio di sezione. Gli organismi di Ap hanno sempre detto che un governo deve andare avanti se è in grado di fare il suo lavoro e portare risultati. Nella nostra uscita da maggioranza e governo non abbiamo accusato nessuno, abbiamo fatto la proposta di unità nazionale perché riteniamo che gli equilibri attuali siano da disequilibrare, se vogliamo veramente essere fedeli al documento della verifica di governo. La litigiosità ha toccato limiti paradossali nell’ultima seduta del Consiglio e abbiamo ritenuto necessario accelerare il chiarimento per aprire una nuova fase.

Su Carisp avevo un presentato un Odg che non verrà discusso. Recentemente è stata consegnata una relazione sugli assetti partecipativi dello Stato in Cassa di risparmio. Nonostante l’ordinaria amministrazione, questa relazione deve essere posta all’attenzione dei gruppi consiliari. Il Consiglio Grande e generale, ancorché sciolto, può essere riconosciuto come garante del periodo di ordinaria amministrazione. Periodo in cui la questione Npl non può essere gestita dalla politica, alla luce della formazione di coalizioni non sempre animate dal principio interesse del Paese. Sarà difficile pensare che i grandi debitori di Cassa possano infatti decidere le sue sorti. Sembra che la nostra azione sia venuta come fulmine a ciel sereno, molti hanno ridicolizzato le posizioni critiche di Ap nel corso legislatura, definendole penultimatum. Mettetevi d’accordo, o erano stati dati avvertimenti oppure no.

Milena Gasperoni, Psd. E’ chiaro che oggi si apre una nuova fase. Siamo chiamati ad esprimere la nostra visione del futuro. Non sento altro che parlare di nuove e vecchie riedizioni. Vuol dire che i vecchi partiti che hanno avuto responsabilità di governo devono essere esclusi dalla competizione? Sono i partiti o le persone a fare progetti e fare una nuova o vecchia edizione? Oggi più che mai la differenza la faranno le persone e non le sigle che necessitano di nuovi contenuti e significati per ridare coesione sociale alla popolazione. E’ giunto il momento di fare un salto di qualità e cominciare a parlare di come si vogliono risolvere i problemi, invece ho sentito solo l’elenco dei problemi. Ci troveremo ad affrontare lo stesso problema ma ad avere soluzioni diverse. Sono stanca di sentire strategie politiche basate su sigle e coalizioni, in cui deve esserci qualche movimento per avere l’attributo di nuovo. Non sono contraria ai movimenti, ma non sono la ‘conditio sine qua non’.

Teodoro Lonfernini, segretario di Stato per il Turismo. Questa notte è accaduto un fattore straordinario che ha toccato realtà vicine della Repubblica italiana, dovremmo tutti insieme mandare un messaggio di solidarietà alle autorità di quelle collettività e fare in modo che il nostro Paese possa contribuire ad aiutare quelle comunità. Auspico un ragionamento come Consiglio Grande e Generale.

Nell’entrare nel tema all’ordine del giorno, mi sento di fare ringraziamenti ad ex collega Territorio. Le hanno imposto un gesto suicida dal punto di vista politico e istituzionale. In Aula ho potuto ascoltare interventi intrisi di demagogia e populismo. Ho apprezzato tantissimo l’intervento di Francesca Michelotti, abbiamo violentato completamento le istituzioni del Paese in questi anni, siamo passati in questa legislatura nel dover vivere 12 dimissioni, per effetto di contesti giudiziari, e non entro nel merito, e per aver assunto un ruolo personalistico della politica in cui non ci riconosciamo più in nessun tipo di gruppo, per cui ognuno diventa rappresentante di se stesso o comunque di pochi cittadini. Non è questo l’elemento che contraddistingue la democrazia del nostro Paese che è rappresentativa e non viene fatta a colpi di referendum. Abbiamo una legge che ha generato il sostituto del sostituto, è possibile poter continuare la gestione del paese dal punto di vista istituzionale in questo modo? Io credo di no. E’ giunto il momento di rivedere come funzionano istituzioni, lo dovremo fare nella prossima legislatura. Anche al governo abbiamo avuto defezioni importanti, per motivi personali, nel caso di Fiorini, e giudiziari per l’ex collega Felici, e attraversato mari in tempesta allucinanti. Ma non abbiamo sollevato scudi, ho visto invece un imbarazzo notevole nell’affrontare passaggi con superficialità. E, nel momento in cui dovevamo dare la risposta migliore per mantenere viva la nostra responsabilità, noi usciamo anziché rimanerci dentro. Fate in modo di ascoltare i cittadini, ci dicono che nelle responsabilità ci si sta dentro e non si esce per ragioni di parte o politiche. Anche se ci fosse stato un cronoprogramma annunciato, che Ap conosceva bene, lo si è fatto saltare. Ovvero affrontare la situazione legata alle questioni bancarie e finanziarie, a partire dalla collaborazione con l’organismo preposto, Bcsm, e – altra parte del cronoprogramma- una gestione vera della legge di bilancio. In particolare, questo atto doveva di fatto sancire insieme ai tiepidi segnali di ripresa un concetto economico che riguardasse il Paese non nell’esercizio ordinario del bilancio ma in prospettiva. La logica è stata invece la ‘litigiosità’ che, cari amici di Ap, abbiamo avuto in tutta la legislatura e anche in quella precedente. Ora ci troviamo in chiusura di legislatura, abbiamo una serie di circostanze difficili per il Paese, gli stessi pericoli sono vivi e a tutti dobbiamo dare risposte. Mi auguro che la logica politica esca dalla demagogia e dal populismo sentita qua dentro ed entri nella pragmaticità che può concedere di mettere in protezione il Paese. Facciamolo adesso.

Franco Santi, C10. Da tempo avevamo sostenuto il ricorso alle elezioni, dopo il ciclone giudiziario era infatti necessario ridare voce ai cittadini per una nuova credibilità delle istituzioni. Siete stati irresponsabili perché avete determinato ritardi gravissimi per il Paese. Il prossimo governo si troverà in difficoltà per la vostra responsabilità, sempre che ci sia un governo capace di prendere decisioni che vanno prese. Per esempio, la decisione che lo Stato si indebitasse per 30 mln di euro per infrastrutture: ad ora, dopo tre anni, non siamo riusciti a spendere un euro per un’azione considerata come determinante per Paese. Il governo ha fallito, per questo bisogna ridare voce ai cittadini. Poi quello che verrà deve partire da un’analisi condivisa sulle soluzioni possibili e su come possono essere portate a compimento. Come mettere a posto problema degli Npl? Su questo si giocano elementi divisivi. Come si raggiunge una riforma equa sul sistema previdenziale?

Temo che la riproposizione di soluzioni vecchie e stantie possa determinare ancora di più la lontananza tra cittadini e politica e determinare ancora di più una deriva populista e demagogica. Serve una reale azione di demarcazione e discontinuità con il passato, soprattutto in termini di approccio e di metodo. Si tratta di affrontare i problemi tutti insieme, mettendo da parte le sigle, c’è di mezzo paese che sta morendo e non stiamo facendo inutili allarmismi.

Gian Matteo Zeppa, Rete. In questi giorni mi sono andato a guardare il sito di statistica dal 2012, anno di inizio legislatura. Avevamo espresso dubbio sulla realizzazione di grandi riforme che ci risultavano impossibili con le due anime distinte in Bene comune, i riformatori e i conservatori. In questi anni avete leso i diritti dei cittadini, avete fatto la patrimoniale, posto in essere garanzie per chi ‘si era dimenticato’ di fare alcune cose, ma poi non è tornato indietro niente. In 4 anni il problema del lavoro non è stato affrontato. Sul sistema bancario, al di là dell’entrata in essere del segretario di Stato Morganti, nessun altro ha detto che la situazione era catastrofica. I numeri sono spaventosi: raccolta bancari e flussi turistici dimezzati, per il lavoro c’è solo una leggera ripresa, quando voi avevate detto che in 6 mesi risolvevate la situazione. Abbiamo avuto le dimissioni per il Conto Mazzini e ancora qui nessuno ha citato la grande spada di Damocle su questa legislatura che probabilmente sarà anche la prossima. E’ stato scoperchiato il coperchio sulla malagestio degli ultimi ani che si è ripercossa su questa Aula. In questi 4 anni l’anima conservatrice e quella riformista non hanno fatto nulla. Fitch parla chiaro, il sistema economico non va. Per il ceto medio e basso non avete fatto nulla e ora vi sperticate ad accusarvi l’un l’altro per chi è uscito prima. Un esame di coscienza bisognerebbe farselo.

Manuel Ciavatta, Pdcs. Spesso noi parliamo, uscendo dalla realtà. Durante un precedente terremoto due anziani mi hanno detto che ci avevano impiegato due anni per costruire la loro casa e non avevano più niente. Questo è catastrofe. Nel momento in cui affrontiamo questo dibattito dobbiamo capire quale è la realtà della situazione di San Marino e dell’esterno. Ringrazio il segretario Mularoni per i modi con cui sono state portate avanti le cose.

A me non va, dopo 4 anni di sforzi, di dare l’idea che il Paese è peggiore di quando lo abbiamo preso in mano. Sarebbe una falsità. Si è detto che quella tributaria è stata l’unica riforma sostanziale. Ricordo che quella del catasto serviva da 30 anni. A livello internazionale si è detto che abbiamo messo le giuste fondamenta. E’ facile criticare senza aver camminato nelle scarpe di chi zoppica. Criticare dall’opposizione è facile. Vedremo se sarete in grado di affrontare i problemi. Vi auguro di andare al governo e di provarci. La spesa pubblica è stata diminuita di un terzo. Questa è spending-review. La disoccupazione è in calo, anche se di qualche decina di unità. Lo è da marzo. Le aziende cominciano a riaprire. Zeppa ci ha detto che abbiamo fatto la patrimoniale. I loro emendamenti la avrebbero aggravata di oltre il doppio.

Iro Belluzzi, segretario di Stato al Lavoro. Spiace aver perso la collaborazione di una collega come la Mularoni. L’occupazione passa attraverso l’internazionalizzazione del Paese. Attraverso lo sviluppo, favorendo l’ingresso di nuove imprese. Ho qualcosa da sottolineare. Non posso pensare che il gesto nasca da un senso di responsabilità di quella forza politica. Sarebbe servito un confronto nella maggioranza sui problemi. Invece ho molte perplessità. Il Paese sta vivendo delle criticità. Tra pochi giorni ci sarà la visita del Fondo monetario internazionale. Mi auguro che al più presto si arrivi all’elaborazione delle soluzioni ai problemi, a una condivisione fra le forze politiche che hanno idee e volontà per costruire una coalizione unita.

Nella revisione del quadro normativo della Repubblica una riforma del mercato del lavoro sarebbe stata importante. A settembre avevo intenzione di fare delle analisi sull’andamento del mercato del lavoro, dove ci sono segnali di ripresa. Quanti progetti non vedranno la luce nonostante l’impegno profuso finora? Saranno scritti sulla carta ma non verranno realizzati.

Le coalizioni devono essere costruite non in funzione delle analisi dei problemi, ma della soluzione alle criticità e dell’idea di sviluppo del Paese. Per quelli che sono i numeri della crisi, se avessimo avuto coraggio, la soluzione sarebbe stata più veloce. San Marino potrebbe ancora garantire lo stato sociale, l’istruzione, la tranquillità ai cittadini. Ciò dipende da quanto siamo capaci nel creare idee per lo sviluppo ed entrare nello scenario internazionale. Vogliamo confrontarci su quelli che sono i contenuti per i problemi presenti, ma soprattutto sull’idea di Repubblica per i prossimi anni.

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento