Home FixingFixing Il conflittuale rapporto tra scrittori ed editori

Il conflittuale rapporto tra scrittori ed editori

da Redazione

Entrambi viaggiano sullo stesso mezzo ma a volte in tempi diversi. Per “Gente di Dublino”, James Joyce ricevette circa venti lettere di rifiuto.

James Joyce

 

di Simona Bisacchi Pironi

 

Uno scrittore sa bene che si scrive per necessità, urgenza, liberazione. Perché c’è una storia così invadente dentro di sé da non dar pace finché non viene buttata giù nero su bianco. Perché ci sono dei personaggi che bussano alla pelle e non smettono finché non si dà loro udienza.

Ma uno scrittore sa anche che quello che lui racconta non tutti hanno voglia di leggerlo. E di pubblicarlo.

Il rapporto tra scrittori e case editrici è spesso conflittuale.

Autore ed editore viaggiano sullo stesso mezzo – il libro – per raggiungere la stessa meta – la pubblicazione – ma a volte in tempi diversi. Così, quando lo scrittore decide che il suo libro è pronto per essere pubblicato, l’editore può non essere dello stesso parere.

Si sprecano gli aneddoti su grandi della letteratura o della narrativa internazionale che videro i propri capolavori rifiutati più e più volte, prima di riuscire a pubblicare qualcosa. Leggenda narra che Jack London dovette subire centinaia di no, prima di riuscire a piazzare un racconto, e che James Joyce si vide recapitare una ventina di lettere di rifiuto per quello che divenne un libro simbolo del ventesimo secolo, “Gente di Dublino”. Destino simile toccò a “Il gabbiano Jonathan Livingston” di Richard Bach, che prima di vendere milioni di copie venne respinto decine di volte. E pare che qualcuno sconsigliò a J. K. Rowling di scrivere libri per ragazzi, perché poco remunerativo, finché un giorno Harry Potter divenne un impero, più che una saga. Ma non basta essere rifiutati da una o più case editrici per considerarsi geni incompresi o, semplicemente, degli scrittori.

Un libro chiuso nel cassetto di un autore è una possibilità ancora da scoprire.

Un libro chiuso nel cassetto di un lettore è un fiasco.

L’editore ha il compito di scovare storie non solo belle ma gustose da leggere. Ha la grande responsabilità di scegliere un libro per noi lettori e promuoverlo affinché noi decidiamo di comprare proprio quello, tra tutti i volumi che si accalcano sugli scaffali.

Perché alla fine, lo scrittore ha la penna dalla parte del manico, l’editore ha potere decisionale sulla pubblicazione, ma il lettore ha in mano scrittore ed editore: senza l’attenzione, il tempo e l’immaginazione di chi legge, un libro è solo carta ben assemblata in pagine. E uno scrittore lo sa. Come scrive Daniel Pennac “La libertà di scrivere non può ammettere il dovere di leggere” (in “Come un romanzo”).

Forse potrebbe interessarti anche:

Lascia un commento