La fine anticipata della legislatura arriva prima degli importanti cambiamenti che il Paese attende da anni.
di Daniele Bartolucci
La crisi di governo bloccherà, fino a data da destinarsi, molti interventi che il sistema sociale ed economico attende invece da tempo e altri che, se non verranno normati nel breve periodo rischiano di diventare nuove urgenze per San Marino, a iniziare dalla riforma delle pensioni, che avrebbe dovuto essere presentata subito dopo la pausa estiva. Assieme ad essa, vanno ricordati il passaggio dalla monofase al sistema IVA, il Piano Regolatore Generale, la riforma degli ammortizzatori sociali (con l’introduzione dell’ISEE), quella del mercato del lavoro e quella della Camera di Commercio. Da non dimenticare, né sottovalutare, tutta un serie di piccoli e grandi interventi legislativi che avrebbero dovuto facilitare e migliorare la vita ai sammarinesi e alle imprese, che invece potrebbero venire azzerati e riproposti solo più avanti. Infine due grandi temi, che senza un Governo forte e coeso, non si sa bene come verranno affrontati: il primo è la trattativa con l’Unione Europea per addivenire ad un accordo di associazione, il secondo è la data del 1 gennaio 2017, quando inizierà ufficialmente l’era dello scambio automatico delle informazioni, un passaggio epocale e delicatissimo per San Marino, che potrebbe avvenire senza un Governo nei suoi pieni poteri. Tante questioni che fanno apparire quasi un’inezia l’esborso (comunque previsto per l’anno prossimo) del milione e 600mila euro necessario per le consultazioni elettorali.
PENSIONI: SENZA RIFORMA SARÀ ROSSO PROFONDO
La riforma del sistema previdenziale è tra le priorità del 2016, come stabilito dall’articolo 61 della legge di bilancio con il conferimento del mandato al Congresso di Stato di presentare, entro il 30 settembre, una proposta complessiva di riorganizzazione. I tecnici incaricati, in verità, hanno già presentato una relazione completa sullo stato di salute del sistema, a cui è seguita una seconda relazione inerente i possibili interventi da fare, ma ora tutto questo rischia di venire messo in un cassetto per un po’ di tempo. Quello che solo un anno fa era un intervento di lungo periodo, oggi è già una questione abbastanza urgente, visto che l’esborso a carico dello Stato rischia di raggiungere livelli difficilmente sostenibili per il Bilancio che, già nel 2016, prevede un’uscita di 17 milioni a cui si sommeranno, nel 2017 ulteriori 8/10 milioni. L’emergenza pensioni, che stando a queste cifre è molto vicina, rischia poi di determinare interventi ancora più impopolare della stessa riforma, per giunta non dettati dalla necessaria equità che si potrebbe invece raggiungere oggi: attualmente le nuove generazioni stanno già pagando il conto di un sistema retributivo troppo generoso in passato, richiedere loro un ulteriore sacrificio sarebbe insostenibile. Così come lo sarebbe chiederlo alle aziende, con conseguenze nefaste sul costo del lavoro. Tanto è vero che nelle ipotesi di riforma vagliate dai tecnici si indica l’innalzamento delle aliquote come una soluzione sbagliata. Ma se si dovesse protrarre l’emergenza, sarebbe anche la strada più semplice. E politicamente anche meno impopolare, visto che non si andrebbero a intaccare le vecchie pensioni, ovvero quelle di chi ha versato poco in passato e già prende l’assegno tutti i mesi. Inoltre, nelle more della riforma generale, si potrebbe finalmente mettere mano anche all’annosa questione del tetto, un peso non da poco per le imprese che vogliono richiamare sul Titano figure qualificate.
LAVORO, AMMORTIZZATORI SOCIALI E ISEE
Per quanto riguarda le imprese, il tema del tetto alle pensioni è solo uno dei tanti interventi che da tempo sono sul tavolo della politica. L’attesa riforma del mercato del lavoro è ancora lontana dall’essere pronta e questo impedisce al sistema di potersi affidare a una normativa più snella e rapida, e non solo per quello che riguarda la velocizzazione della ricerca e della scelta delle figure necessarie. Sul fronte lavoro, però, le questioni sono molte, come la vicenda delle visite sanitarie a bordo dei mezzi mobili, emersa in tutta la sua attualità proprio in questi giorni, ma non ancora risolta. Sono molte, infatti, le aziende che hanno la necessità di poter continuare ad utilizzare questi mezzi. Il problema è che non c’è un iter autorizzativo per detti mezzi, che a causa di questo vuoto legislativo, non possono più essere utilizzati, nonostante siano già certificati e autorizzati all’estero, soprattutto nella vicina Italia da cui San Marino ha mutuato gran parte della normativa.
Inoltre, abbinata alla riforma del mercato del lavoro e, in particolar modo intersecata a quella delle pensioni, c’è anche la quella degli ammortizzatori sociali, che non riguarda solo la cassaintegrazione, ma tutti gli strumenti di sostegno al reddito e al lavoro che il sistema sammarinese eroga a cittadini e imprese. Un complesso e costoso sistema che va ridisegnato in funzione di una maggiore equità, affinché chi ne abbia bisogno possa accedervi in maniera più rapida senza che le risorse arrivino anche, se non solo, a chi non le merita davvero. A tal proposito, dal 2012 questo Governo si era impegnato a introdurre l’ISEE anche a San Marino, che ora dovrebbe essere formalizzato nella suddetta riforma: valutando la situazione economica dei cittadini, il sistema diventerà molto più efficiente, ma anche questa trasformazione rischia di venire bloccata, di nuovo, sul nascere.
EDILIZIA FERMA AL PALO SENZA IL NUOVO PRG
L’affidamento allo studio Boeri dell’incarico per la redazione del nuovo Piano Regolatore Generale, ha dato una scossa al settore dell’edilizia, che da tempo (si vedano le inchieste di Fixing nel 2015) chiede a gran voce nuovi strumenti urbanistici per poter lavorare. Purtroppo, anche questo intervento è destinato a bloccarsi insieme a tanti altri, quando, al contrario, la strada tracciata sarebbe dovuta essere molto veloce: riforma del Catasto (avviata ma non ancora conclusa), Testo Unico in materia urbanistica ed edilizia (avviato all’iter consigliare, ma in prima lettura) e quindi nuovo PRG, sono le tappe di questo percorso che rischia di interrompersi. Allo stesso modo, in parallelo, c’è tutta la normativa inerente le fonti rinnovabili e il consumo energetico degli immobili, che necessitano di aggiustamenti, già ipotizzati e in attesa di essere portati in approvazione. Da fantascienza, infine, l’ipotesi che in questa situazione di stallo si possa aprire un dibattito – come richiesto da più parti – sulla possibilità agli stranieri di acquistare immobili. Un tabu che probabilmente resterà tale nonostante le potenzialità concrete che le residenze turistiche e le case a imprenditori e manager possano far ripartire il settore immobiliare, trainando anche l’indotto. Ultimo passaggio in ordine cronologico: è approdato in prima lettura proprio nell’ultima seduta del Consiglio anche il progetto di legge per l’istituzione, dopo anni di assenza normativa, dell’agente immobiliare. Figura chiave nella ripartenza del settore, che probabilmente non verrà istituita nel breve periodo.
Nell’edilizia, ovviamente, sono ricompresi anche i lavori pubblici e le opere infrastrutturali che il Paese attende da anni. E’ chiaro che molto dipenda dalle risorse che lo Stato può mettere sul piatto, ma è altrettanto chiaro che se non si interviene sui centri di costo (vedi spending review), le risorse non si troveranno mai. Anche il piano degli investimenti triennale voluto da questo Governo è stato finanziato con nuovo debito (titoli di stato, ndr) ed esso, con 30 milioni, avrebbe dovuto sistemare alcune annose vicende, come le nuove sedi di Gendarmeria e RTV (liberando il Kursaal), il polo scolastico, i parcheggi di Città ed altre opere che, indirettamente, avrebbero dato respiro al settore edile e artigianale. Per quanto riguarda le infrastrutture, invece, i grandi temi sono sempre quelli, purtroppo: la banda larga e il 4G nelle telecomunicazioni e un intervento complessivo sulla viabilità, a iniziare dalla superstrada (che tecnicamente superstrada non è affatto).
RILANCIO DEL SETTORE BANCARIO E FINANZIARIO
Il cambiamento epocale a cui San Marino si è dovuto sottoporre nell’ultimo decennio, la cui ufficialità sarà l’automatismo dello scambio di informazioni a partire dal 1 gennaio 2017, avrebbe potuto essere accompagnato da un piano di rilancio del settore bancario e finanziario, che quel cambiamento probabilmente l’ha subito più di ogni altro. Un piano che ancora non si vede, in verità, mentre i dati sono sotto gli occhi di tutti e confermano forti preoccupazioni per gli istituti bancari. E questo nel momento in cui l’economia sembra pronta a ripartire, una ripartenza che non può concretizzarsi senza un sistema bancario e finanziario efficiente. Impresa e credito sono infatti fortemente legati, per cui a partire dall’atteso Memorandum d’intesa con Bankitalia che darebbe la possibilità di operare anche fuori dai confini sammarinesi intercettando nuovi investitori, imprese e clienti, alla risoluzione del problema dei crediti deteriorati (NPL), fino alla creazione di un Istituto di pagamento sammarinese per dare la spinta finale all’eCommerce e non solo, serve un piano d’azione che traghetti l’intero sistema verso una nuova fase di sviluppo. Senza di esso, come detto, anche gli altri settori ne risentirebbero in maniera negativa.
INTERNAZIONALIZZAZIONE: UE E CAMERA DI COMMERCIO
La stabilità, ribadiscono anche gli industriali, è un fattore importante soprattutto per chi guarda un Paese da fuori, a maggior ragione nel momento in cui questo Paese, come San Marino, siede a un tavolo di trattativa così importante come quello con la Commissione Europea per un possibile accordo di associazione. E’ vero che c’è un gruppo tecnico al lavoro, ma è anche vero che la Segreteria agli Esteri e il Governo sono protagonisti di questo percorso, soprattutto perché molte delle cose che l’Unione Europea metterà sul tavolo andranno tradotte in legge a San Marino, o, almeno in questa fase, occorre garantire che verrà fatto. E se l’interlocutore sammarinese non c’è, o non ha pieni poteri come potrebbe essere nel periodo precedente le elezioni, difficilmente la Commissione Europea continuerà a sedersi al tavolo. E’ molto probabile che, diplomaticamente, attenderà che le cose si saranno sistemate
Altro tempo perso, quindi. Come si rischia di perdere molto tempo sull’internazionalizzazione, oltre l’Europa, visto che l’attesa riforma della Camera di Commercio è ancora in fase di progettazione e slitterà anch’essa nei programmi elettorali. Una riforma necessaria per rendere la Camera di Commercio più forte all’estero e più autonoma economicamente, dando alle imprese sammarinesi un supporto concreto per inserirsi in nuovi mercati e, viceversa, offrendo alle imprese straniere e agli investitori internazionali, le informazioni sulle opportunità di fare business a San Marino.
ELEZIONI GIÀ A NOVEMBRE E VOTO UNICO
Nelle more di tutte le cose da chiarire a livello politico, per cui si attende un agosto caldissimo a San Marino, è indubbio che l’apertura della crisi di Governo scaldi i motori della macchina elettorale, anche perché se sarà confermata la data del 13 novembre, sarà una “campagna lampo”. Il Congresso di Stato, riunitosi il 2 agosto, ha accettato le dimissioni dell’ex Segretario di Stato Antonella Mularoni e ufficializzato la crisi, come la road map verso le elezioni: nuova seduta del Congresso il 10 agosto e convocazione per l’11 agosto dell’Ufficio di Presidenza che convocherà il Consiglio Grande e Generale per la settimana dopo il 21 agosto. Una sessione che verterà sulla presa d’atto della crisi di governo e sull’uscita di AP dalla maggioranza. Ma anche, sembra trasparire dalle parole dei Segretari di Stato, per votare alcune leggi, a cominciare da quelle scaturite dal referendum e, in particolare, quella sull’abolizione della triplice preferenza, che a molti “puzza” di cordate e ad altrettanti piace per le maggiori possibilità a donne e giovani. Un provvedimento che è fermo alla prima lettura, ma citato nel comunicato proprio del Congresso di Stato: “Le elezioni dunque si terranno a novembre con la preferenza unica. ‘Lo consideriamo – hanno detto i Segretari di Stato – un atto dovuto nei confronti della cittadinanza'”. Insomma, spazio e tempi per votare quella modifica sembra ci siano. Niente, invece, è dato a sapere sull’elezione dei nuovi Capitani Reggenti, che dovrebbe essere anch’essa formalizzata dal Consiglio entro la fine di settembre, così come sulla Variazione di Bilancio (entro il 31 ottobre) e la legge di Bilancio stessa, (predisposta entro il 30 settembre e votata entro il 31 dicembre). Quindi, è nella tempistica del Bilancio che l’attuale maggioranza ha individuato anche le date per le elezioni, per dare modo al futuro Governo di fare la sua legge di Bilancio, anche se in tempi strettissimi.