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Consiglio Grande e Generale: sostegno allo sviluppo economico

da Redazione

Il provvedimento viene licenziato dopo un lungo dibattito con 36 voti favorevoli, 13 contrari e 3 astenuti. Il report di San Marino News Agency.

 

SAN MARINO – In mattinata il Consiglio Grande e Generale termina l’esame del Progetto di legge “Modifiche al decreto delegato 3 novembre 2015 n. 162” (che nella versione all’ordine del giorno si chiamava “Modifiche ed integrazioni alla Legge 27 giugno 2013 n.71-Legge in materia di sostegno allo sviluppo economico). Il provvedimento viene licenziato dopo un lungo dibattito con 36 voti favorevoli, 13 contrari e 3 astenuti. Nel corso dell’esame dell’articolato, viene approvato l’emendamento all’articolo 1 presentato da Pdcs, Ap e Psd che, tra l’altro, modifica il nome del provvedimento. Respinti, invece, gli emendamenti presentati da Rete, Pedini Amati, Lazzari e Civico 10. Concluso il comma 21, l’Aula riprende l’esame del comma 25, con il passaggio in prima lettura del progetto di legge “Sistema normativo a sostegno delle imprese del Parco Scientifico e Tecnologico”, iniziato nel pomeriggio di ieri e sospeso per analizzare il comma precedente.

I lavori si interrompono durante il dibattito al comma 26, progetto di legge “Legge sul diritto allo studio”, in prima lettura.

Di seguito un estratto degli interventi in seduta di questa mattina.

Comma 21 Progetto di legge “Modifiche ed integrazioni alla Legge 27 giugno 2013 n.71 (Legge in materia di sostegno allo sviluppo economico)” (I lettura)

Francesca Michelotti, Su

Non entro nel merito dei contenuti, lo faremo durante l’esame dell’articolato. Si pone un problema di coscienza per molti di noi. Comprendo l’attenzione e la prudenza, forse l’amarezza, di chi affronta un tema che è contrario alle sue convinzioni. Sinistra unita ha chiesto ai suoi elettori di votare contro il referendum che aboliva la legge sul Polo del lusso. Il Paese doveva liberarsi delle paure. Il Paese deve avere almeno una speranza, è una posizione responsabile. Ancora oggi siamo convinti di questo. Il gruppo Borletti è venuto a San Marino con una proposta di grande potenziale. E’ stato trattato malissimo. E’ stato offeso sui giornali. E’ ragionevole pensare che oggi chieda una maggiore sicurezza per il suo investimento. Mi sorprende piuttosto che non se ne sia andato dopo la terza guerriglia urbana contro di lui. Berti non ha sottoscritto gli emendamenti a questo progetto di legge. Il gruppo Borletti si fida di questo governo, ma non di quello che verrà e che forse non gli garantirà accoglienza. L’investimento mi sembra una grossa opportunità che non ci possiamo permettere di negare al Paese.

Alessandro Mancini, Ps

Sono più di due anni che si parla del progetto del Polo della moda. Il Ps è stata l’unica forza di opposizione che fin dall’inizio ha mostrato attenzione e responsabilità sul progetto. Il Partito socialista è soddisfatto del ‘no’ al referendum. Si dice che questa legge oggi sia necessaria per chiudere il cerchio. Una buona legge di protezione degli investimenti non era da fare in coda a un iter su un progetto specifico. Doveva essere il nostro biglietto da visita come primo atto normativo, da portare in giro per il mondo per dire che a San Marino si può investire e queste sono le condizioni. Speriamo che da domani non si parli più in questa sede di Polo della moda. Siamo arrivati lunghi, lo ripeto.

Gerardo Giovagnoli, Psd

Nel testo che abbiamo ora, dopo la versione consegnata ieri sera, si capisce che l’atteggiamento messo in campo dalla maggioranza in precedenza era quello di dare una stabilità normativa a questo e a futuri investimenti di dimensioni economiche cospicue. Non ci dovrebbe essere la necessità di confermare in forma scritta impegni già presi in forma scritta. Ma la serie degli eventi ci ha messo in una certa posizione. Ciò ha a che fare con chi ci vede da fuori e controlla le condizioni di stabilità e fiducia a San Marino. Nell’anno passato si è messo in dubbio un impegno preso dal governo e dal Consiglio, ciò non ha deposto a favore di questa esigenza. Siamo quindi qui a mettere una toppa. Cerchiamo di riconfermare, con un testo scarno, l’investimento in oggetto.

Luca Beccari, Pdcs

Questa convenzione è un atto tra la Camera e l’investitore. Non è diversa da altre convenzioni che hanno oggetti diversi. Ha una particolarità: per larga parte si basa sulle condizioni di applicazione di istituti normativi già vigenti. Dice che a fronte di un investimento lo Stato riconosce certe cose in applicazione delle normative vigenti. San Marino è un Paese che riesce a parlare una lingua sola sul concetto di ospitare un investitore estero? Siamo un Paese con una visione sull’attrazione degli investimenti esteri che garantisce all’investitore di essere protetto al di là di chi c’è? Non è un problema di maggioranza o opposizione. Ognuno ha diritto di esprimere la propria visione. Il problema che si pongono gli investitori non deriva da una mancata fiducia nello Stato, ma nel stabilire che quanto stabilito sarà stabile nel tempo. Si poteva non fare la procedura d’urgenza, però cerchiamo di guardare la genesi del progetto. Siamo venuti in Aula nella primavera dell’anno scorso. Siamo a luglio 2016. Nel mezzo c’è stato di tutto. Dobbiamo cercare di accelerare e avere fiducia.

Antonella Mularoni, segretario di Stato al Territorio replica

Nei Paesi in cui c’è certezza per gli investitori le leggi di tutela degli investimenti non ci sono. Quando è emersa la domanda di maggiore certezza? Quando, dopo 2 passaggi in Consiglio e una convenzione approvata largamente in parlamento, c’è stato un referendum. Dobbiamo fare capire che siamo un Paese normale. Dall’esterno non sembriamo normali.

Non è vero che gli investitori non si fidano del governo, ma di quello che potrà venire. Cento milioni di euro non sono brustolini. Nella vita si può sempre fare meglio e fare di più. Penso però che serva l’onestà intellettuale per riconoscere che ci sono processi che hanno avuto un esito, come il referendum, e occorre prenderne atto. I sammarinesi hanno detto che il Polo della moda si deve fare.

Votazione emendamento Rete – Lazzari – Pedini Amati interamente soppressivo articolo 1: 14 favorevoli 37 contrari 1 astenuto – respinto

Votazione emendamento Rete – Lazzari – Pedini Amati parzialmente soppressivo comma 2 articolo 1: 12 favorevoli 38 contrari 1 astenuto – respinto

Votazione emendamento Rete – Lazzari – Pedini Amati modificativo comma 3 articolo 1: 13 favorevoli 38 contrari 1 astenuto – respinto

Votazione emendamento Rete – Lazzari – Pedini Amati modificativo comma 5 articolo 1: 15 favorevoli 36 contrari 1 astenuto – respinto

Votazione emendamento Rete – Lazzari – Pedini Amati modificativo comma 6 articolo 1: 13 favorevoli 37 contrari 2 astenuti – respinto

Votazione emendamento Civico 10 – Lazzari – Pedini Amati abrogativo comma 7 articolo 1: 13 favorevoli 38 contrari 1 astenuto – respinto

Votazione emendamento Pdcs – Ap – Psd modificativo del titolo e dell’articolo 1: 35 favorevoli 13 contrari 4 astenuti – approvato

Emendamento Rete – Lazzari – Pedini Amati soppressivo articolo 2 ritirato

Votazione legge: 36 favorevoli 13 contrari 3 astenuti

Comma 25 – Progetto di legge “Sistema normativo a sostegno delle imprese del Parco Scientifico e Tecnologico” (I lettura)

Elena Tonnini, Rete

Non è la prima volta che il segretario si distingue per una certa improvvisazione normativa. Sarebbe buono se questo testo unico rimanesse tale. Un conto è aggiornare la normativa, un altro è un approccio di improvvisazione. La selezione delle imprese è fondamentale, il PST ha senso solo se è capace di identificare le imprese capaci di creare un impatto diretto in positivo sul territorio. Il compito è demandato al comitato di valutazione. Mi sembra un ambito ristretto. Il ruolo della politica sarebbe di identificare almeno a grandi linee gli ambiti attraverso i quali il comitato può identificare i settori specifici. Mi piacerebbe avere dettagli sulla venture capital.

Marco Arzilli, segretario di Stato all’Industria – replica

L’intento era creare un testo unico per dare chiarezza normativa. C’è una stabilità degli strumenti di incentivi. Il progetto introduce elementi nuovi nel nostro ordinamento. Ne vedremo l’applicazione. Il crowdfunding e le reti di impresa sono demandate a decreti. Il suggerimento di Tonnini sul comitato è interessante. La possibilità che la politica dia indirizzi è interessante. Il venture capital è uno strumento finanziario verso cui i grandi gruppi finanziari si stanno orientando. Cambia l’approccio. Ci vuole specializzazione. Vengono valutati i piani industriali per quello che sono. C’è una parte di rischio messa in campo.

Comma 26, progetto di legge “Legge sul diritto allo studio”, in prima lettura.

Giuseppe Maria Morganti, segretario di Stato per l’Istruzione

La riforma della legge sul diritto allo studio è uno degli obiettivi che la Consulta per la Pubblica Istruzione si è posta dal suo insediamento in questa legislatura. Alcuni elementi di criticità andavano infatti affrontati per determinare condizioni di maggiore equità nel sostegno agli studenti e per definire nuove strategie in grado di contrastare gli sprechi nell’uso delle risorse pubbliche. In tale ottica la Consulta propone di agire prima di tutto nella individuazione di criteri di migliore certezza nella definizione dei redditi del nucleo familiare a cui appartiene lo studente. Il criterio adottato fino ad oggi prevede infatti il semplice accertamento dei redditi dei componenti il nucleo, sulla base della dichiarazione modelli IGR e la conseguente determinazione del reddito pro capite familiare. La Consulta, constatate le distorsioni che questo meccanismo ancora genera, prendendo atto del miglioramento raggiunto nella determinazione dei redditi dalla legge che ha riformato l’Imposta Generale sui Redditi in Vigore dal 2014, ha inteso introdurre il concetto di reddito effettivo unito a quello del patrimonio.

La regolamentazione applicativa rimanda ovviamente alle esperienze in atto nell’Amministrazione Pubblica per la determinazione dei diritti d’accesso agli interventi integrativi e cita in previsione l’adozione della programmata regolamentazione dell’Indicatore dello Stato Economico delle Famiglie (ISEF) già istituito con legge 150/2012. La solidità del pilastro dell’accertamento, consente quindi di agire con più determinazione nel sostegno alle famiglie che ne abbiano necessità riducendo l’attuale intervento a pioggia e garantendo così l’effettivo diritto allo studio di coloro che si trovano in difficoltà nel sostenerne i costi. La finalità viene perseguita fissando un solo parametro eguale per tutti dell’assegno di studio garantito a chi non supera lo scaglione accertato più elevato, mentre il sostegno diventa consistente (fino a 5.000 euro) attraverso l’introduzione di un assegno integrativo riservato a chi si trova nelle fasce dei meno abbienti.

Sul fronte della riduzione degli sprechi la legge agisce con la determinazione possibile sui rimborsi per i trasporti scolastici fuori territorio. Il dibattito sul tema è ampio e le soluzioni prospettate di fronte all’evidente esborso di risorse da parte dello Stato sono molteplici. La Consulta per la Pubblica Istruzione ha, dopo un approfondimento dei temi ed un’attenta verifica delle soluzioni, definito un percorso che affronta il problema partendo dal coinvolgimento delle famiglie nell’azione di contenimento al fianco dello Stato fino a definire incentivi per una migliore gestione interna dei trasporti, capace di coniugarsi con più efficacia con i trasporti di linea esterni al territorio.

La legge parte dal presupposto che i trasporti interni per gli studenti eseguiti con mezzi pubblici, siano tutti gratuiti e ciò anche quale elemento educativo nell’uso di questa importante risorsa che lo Stato mette a disposizione dei propri cittadini. L’ufficio trasporti viene quindi impegnato ad apportare quei piccoli, ma significativi interventi, affinché le linee interne possano coincidere con quelle transfrontaliere o quelle locali esterne.

Lo Stato ritornerà ad essere il soggetto che liquida il pagamento di tutti gli abbonamenti di trasporto transfrontaliero verso le sedi scolastiche esterne al territorio così da ottenere sconti o comunque tariffe migliori su abbonamenti annuali che invece oggi le famiglie tendono sempre più a utilizzare nella forma del mensile o trimestrale a tariffe maggiorare.

Infine la franchigia di cui le famiglie devono farsi carico non sarà più fissa (attualmente pari ad 85 euro) ma espressa in percentuale.

Altra importante novità introdotta dalla Consulta. quella del potenziamento delle borse di studio per gli studenti che, vincendo apposite selezioni nelle loro università, conquisteranno il diritto di frequentare scuole di specializzazione e dottorati senza però essere stati ammessi ad usufruire di borse di studio da parte delle università stesse o di altri enti. Sperimentalmente la legge prevede che tali borse dell’importo di 6.200 euro annui, non possano superare il numero di 12 ogni anno, mentre non verranno più finanziali master e corsi di formazione anche se universitaria dopo la laurea, considerati elementi ormai facenti parte della più specifica formazione professionale. In misura attenta la nuova legge agisce sugli aventi diritto, estendendo la possibilità anche alle famiglie soggiornanti del personale diplomatico di altri Stati, innalzando a 40 anni di per poter usufruire dei benefici della legge, estendendo il periodo entro cui è possibile presentare i documenti per accedere ai diritti e includendo nel diritto anche gli studenti che si iscrivono alla formazione professionale nell’espletamento dell’obbligo scolastico. La Consulta, dopo approfondito dibattito, ha deciso mantenere l’assegno di merito definendo per i corsi di laurea una procedura di assegnazione solo al termine del corso di laurea breve [triennale] e magistrale. Per i corsi di istruzione secondaria superiore invece si mantiene la stessa struttura del merito annuale ma proponendo una riduzione dell’importo da 500 a 250 euro per anno scolastico.

La nuova legge potenzia gli strumenti per l’alta formazione destinando per le borse di studio acquisite per selezione nelle proprie università. una cifra in linea con quelle previste dagli Stati per gli studenti che intendono affrontare sfide formative di altissimo livello. Il progetto di legge di riforma dci Diritto allo Studio che ho l’onore di presentare è frutto dell’importante lavoro svolto dalla Consulta per la Pubblica Istruzione in cui sono rappresentate tutte le componenti sociali e politiche e l’intero mondo della scuola. Il lavoro svolto nel corso di 18 mesi ha individuato soluzioni calibrate che mantengono la struttura dell’importante pilastro sociale introducendo elementi di equità assolutamente utili a compensare le distorsioni che si stavano generando con un intervento non selettivo. Nel computo totale della spesa si registra un’inversione di tendenza che stabilizza lo stanziamento pubblico, fornendo strumenti per agire sulla dispersione a pioggia degli interventi e producendo un primo risparmio.

Alessandro Cardelli, Pdcs

Ci sono criticità in questo Pdl, che non pone correttivi ma rivede l’intera materia del diritto allo studio. Non lo condividiamo. E’ una legge con ottime fondamenta e non è necessario stravolgerla. Dire che oggi gli incentivi vengono dati a pioggia e non esistono differenziazioni per gli assegni di studio non è veritiero. L’articolo di riferimento prevede 3 categorie di reddito, l’ultima delle quali non prevede alcun contributo. Non condividiamo di parametrare il contributo all’indice patrimoniale, perché non rispecchia il quadro economico di una famiglia. Per esempio, se una famiglia paga il mutuo viene considerato reddito. Noi poniamo riserve su questo e sulla riduzione del 50% dell’assegno di studio per merito. Condividiamo invece le agevolazioni sul trasporto. Bene gli incentivi per la specializzazione universitaria, è importante innalzare le borse di studio ma anche ampliare il numero da rilasciare di borse di studio a giovani sammarinesi. C’è ampio margine di miglioramento a questo provvedimento. In commissione interni porteremo grandi correttivi perché il testo così come è ci sembra un passo indietro.

Anna Muccioli, Pdcs

Rispetto qualche polemica che ha accompagnato il Pdl , rimarcando che la maggioranza non è stata messa in grado di aprire un confronto su questo testo. Ci sono comunque ampi margini di confronto. Ciò non toglie che le decisioni vadano maggiormente condivise. Le legge attuale è una buona legge, premia il merito, il demandare aspetti salienti alla decretazione è un elemento da ripensare. Anche l’erogazione dell’assegno a conclusione del percorso universitario credo meriti una riflessione. Il miglior investimento per il Paese è quello sulla formazione dei giovani e deve avvenire soprattutto nei momenti di crisi economica. Per questo è importante riconoscere il merito. Auspico che vi sia un proficuo e costruttivo confronto per giungere a un Pdl che sappia garantire pienamente il diritto allo studio dei nostri giovani.

Manuel Ciavatta, Pdcs

Vorrei evidenziare sul piano tecnico il fatto di estendere il diritto fino ai 40 anni. Nell’ottica del progetto di legge può essere comprensibile, ma non può andare a squalificare la formazione primaria. Invertire questa tendenza è rischioso. Altra questione, all’articolo 4 sui trasporti si parla di anticipo o rimborso, questo va specificato bene, mi auguro sia il secondo. Gli assegni di merito ad oggi vengono dati annualmente, e ricordo che quando facevo l’università ci pagavo l’affitto. Non capisco poi come la Consulta possa decidere quali materie fanno media o meno, escludendo la religione. Credo ci possa essere un indirizzo più alto che possa deciderlo. Come gruppo scuola Pdcs abbiamo valutato che su questo progetto ci sono molte criticità. Condividiamo l’intenzione di garantire l’istruzione universitaria alle fasce più deboli, ma mi auguro ci sia una possibilità di confronto ampio su alcuni punti..

Francesca Michelotti, Su

Non ci sorprende più niente. Si ha l’impressione che il governo navighi a vista in un mare in tempesta, non siete d’accordo su nulla. Mi chiedo perché portare in aula un provvedimento senza la condivisione della vostra maggioranza. E’ un modo poco gradito di gestire i lavori del Consiglio. La legge precedente impediva la frequenza di corsi di materia artistica non prettamente scolastici. Mi chiedo se ci siano talenti, chiedo se la nostra burocrazia è in grado di riconoscerli e aiutarli nello sviluppo di vocazioni talentuose. Io credo che la Consulta abbia possibilità di esprimere dei pareri, ma volendo anche di scrivere testi di legge, se trova qualcuno disposto di portarli in Consiglio . Dovendo scegliere tra organismi di nomina politica e Consulta, mi sento più garantita dalla competenza e terzietà di quest’ultima. Non condivido la posizione del gruppo Pdcs sul reddito. La legge della scuola dovrebbe spingersi sul terreno della consistenza reale della questione. Sono assolutamente favorevole ad accertare i redditi delle famiglie per andare a verificare che gli assegni vadano a chi ne ha bisogno.

Roberto Venturini, Pdcs

La legge attuale è una buona legge, sicuramente dei correttivi devono essere posti, ma andarla a stravolgerla completamente non è opportuno. Bene aiutare i percorsi universitari per i figli delle famiglie bisognose, non sono d’accordo con la riduzione dell’assegno per merito. E’ un’assurdità poter scegliere di andare fuori in scuole superiori che abbiamo anche a San Mario e consentire la gratuità del trasporto, visto lo sforzo economico dello Stato. Non ci sottraiamo al confronto e ci auguriamo che in Commissione ci possa essere una ridiscussione di questa legge.

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