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San Marino, Nicolai Lilin ammalia il pubblico di Villa Manzoni

da Redazione

LILIN a Villa Manzoni San Marino

 

SAN MARINO – Barba e sopraccigli alla Rasputin. Sguardo magnetico, sempre vigile a cogliere anche l’impercettibile movimento di un’ombra che passa e, in caso, perfino a tirar fuori un’arma accuratamente nascosta nelle tasche.

Da quando non usi una pistola? “Da oggi a mezzogiorno” risponde lui, serafico. Non c’è supponenza, né tracotanza o presunzione nelle sue parole e nei suoi atteggiamenti. Si alza in piedi, congiunge le mani e si inchina da perfetto cavaliere quando il pubblico l’applaude a scena aperta. Si concede con generosità nei suoi ricordi, anche più intimi e si ferma per più di un’ora a firmare autografi.

Un grande Nicolai Lilin ospite del Salotto di Villa Manzoni, promosso da Ente Cassa di Faetano – Fondazione Banca di San Marino, per presentare il suo ultimo libro “Spy Story Love Story” pubblicato per Einaudi: ammalia, incanta, seduce il pubblico, dai giovani, come lui pieni di tatuaggi, ai più maturi che gli chiedono della corruzione, degli omicidi, delle lotte di potere nella Russia post comunista.

Lui ci arriva per gradi, raccontando le origini nobili dei suoi avi, la deportazione dalla Siberia verso la Transnistria dove è nato, le regole della comunità Urka e le lezioni del nonno. Che gli ha insegnato i valori morali più profondi: il rispetto degli altri, della natura, delle diversità. In Siberia, racconta, i cacciatori non possono uccidere se non quello che riescono a portare a casa per mangiare. Se un cacciatore solo uccide un alce e non riesce a trasportarlo, è uno stupido. Viene allontanato dalla comunità, perché quell’alce verrà mangiato dai lupi, che così non cacciano gli animali più deboli e più fragili, alterando l’equilibrio naturale.

Regole sacre, che vengono trasferite anche nella “comunità criminale onesta” degli Urka siberiani e con cui crescono le nuove generazioni. Poi arriva il capitalismo, la sete del potere, droga e tritolo, tutto cambia e non ci sono più regole. Si uccide senza motivo.

Nicolai Lilin ha appena 36 anni, ma è come se avesse vissuto già tre vite. Il trasferimento in Italia gli cambia la vita, può dedicarsi alle cose che gli piacciono di più: i tatuaggi, le armi (ma solo per il design), le due figlie, i libri. La sua enorme passione per la lettura si è trasformata in una vena creatrice che gli fa sfornare un libro all’anno, tutti di grandissimo successo. Tanto che anche quest’ultimo, diventerà a breve un film.

Le spie russe che giravano a San Marino, Scaramella, Mitrokin, Litvinenko? “Se conoscete i nomi, non sono vere spie” risponde lapidario. E poi ridimensioni anche il fatto delle mine antiuomo che venivano fabbricate sul Titano per essere usate in Cecenia. Molto più realisticamente ci sono state solo delle transazioni commerciali. Che sono gravi lo stesso, ma un po’ meno…

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