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Grandangolo compatto per professionisti

da Redazione

Si chiama “Archiprime” ed è stata premiata al “Compasso d’Oro jr”. Per Mattia Tonucci è stata la tesi di laurea al Corso di Design Industriale.

Mattia 1

 

di Alessandro Carli

 

Una passione che si “scontra”, nel senso più nobile del termine, con le esigenze e i limiti capiti sul campo, e che trova una soluzione concreta, sfociata in una tesi di laurea premiata, nei giorni scorsi, con l’attestato “Targa giovani” del “Compasso d’Oro”, il massimo premio per il design italiano dell’Associazione Disegno Industriale (ADI), che da 24 edizioni, attraverso una giuria internazionale, premia i prodotti più meritevoli.

Mattia Tonucci, 25 anni, si è laureato circa tre anni fa al Corso di Laurea Triennale in Design dell’Università degli Studi della Repubblica di San Marino discutendo la tesi su alcuni aspetti della fotografia digitale. “Dopo i tre anni di Università – racconta il ragazzo di Pesaro – ho deciso di non proseguire gli studi ma di far diventare un lavoro la mia passione: sono un libero professionista che si occupa di fotografia e video”.

Mattia presenta nei dettagli il progetto. “Si chiama ‘Archiprime’ ed è una macchina fotografica compatta che risolve i problemi dati dai piccoli sensori e dalle ottiche zoom di cui sono fornite quelle presenti in commercio”. Dotata di due ottiche rotanti, la sua compact-camera restituisce le qualità di una macchina fotografica professionale grazie a un sensore grande e maggiore luminosità, uniti in un corpo che si appiattisce quando il dispositivo è spento.

Una considerazione e allo stesso tempo una riflessione: quest’anno la LG, con il modello G5, ha deciso di integrare una doppia fotocamera posteriore e che una delle due, quella standard, ha un angolo di campo di 78° (quindi un’escursione focale pari a circa 26mm) e un’apertura massima pari a f/1.8, mentre la “new entry esclusiva”, cioè quella grandangolare, ha invece un angolo di campo pari a ben 135° (quindi pari ad una escursione focale di circa 10mm) e un’apertura massima pari a f/2.4.

“La scelta di LG dimostra il fatto che avevo colto l’esigenza ancor prima dell uscita di questi smartphone”.

Un comparto, quella della fotografia, che oggi sta vivendo una nuova primavera, anche grazie all’abbassamento dei prezzi e agli smartphone e tablet.

“Il digitale è stato molto criticato dai ‘puristi’, da quelli che lavorano (o lavoravano) con la pellicola. Certo, la sovra produzione di immagini può avere anche aspetti negativi, ma secondo me ha dato la possibilità a moltissime persone di esprimersi e di misurarsi, e di fare, in alcuni casi, anche arte”.

Accendiamo la “Archiprime”. “Il lavoro è durato diversi mesi – spiega – anche perché, durante la fase di elaborazione, mi sono confrontato più volte con il professor Zannoni, che mi ha dato molti input e mi ha mosso una serie di critiche costruttive per migliorare il progetto”. Lo spunto iniziale, poi sviluppato nella tesi che è stata premiata a Milano, è partito dal campo, dall’esperienza diretta.

“Quello che manca alle ‘compatte’ è il grandangolo, molto utile per gli scatti legati all’architettura ma non solo”.

E lo stesso nome, “Archiprime”, va in questa direzione: “Architettura con ottiche fisse – aggiunge il dottor Tonucci -. Partendo da un mezzo di fascia media, la compatta, ho lavorato su tutta una serie di ‘accorgimenti’ in modo che possa essere utilizzata anche da fotografi professionisti. Ho studiato le dimensioni (la sua macchina è lunga circa 12 cm e alta 7 cm, ndr), le caratteristiche tecnologiche – le compatte spesso hanno ottiche zoom e grandangoli limitati al 28 o al 24 mm – e, come ho detto, ho inserito alcuni particolari, come ad esempio il sensore mobile”.

Perché, e Mattia Tonucci lo ha provato sulla propria pelle, “quando si viaggia, oppure semplicemente quando si deve lavorare, il 24 mm può essere un limite”.

La “Archiprime”, specifica, “possiede due ottiche, una grandangolare e una normale. In questo modo, sono andato ad aumentarne la qualità, che risultano decisamente più luminose”. Un esempio concreto: “La lente può arrivare a 1:1.8 o a 1:1.4 (la qualità della Leica, ndr). Parliamo comunque di un sensore che non è full frame”.

Il risultato? “Permette di fotografare anche con luce piuttosto scarsa”.

Ma “Archiprime”, ad oggi, è ancora un progetto. “Ho provato a informarmi per registrarlo come brevetto, ma i costi sono molto onerosi e la procedura è davvero complicata. La ‘compatta’ è ancora nella fase di concept”.

E chissà che il premio ricevuto a Milano non dia un’accelerata alla “Archiprime”, magari catturando l’attenzione di qualche marchio importante che, capita la bontà del progetto, non decida di metterla in produzione.

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