Chiesti indipendenza e fondi per la Commissione Pari Opportunità. Apprezzati invece gli interventi per il soggiorno e il lavoro degli stranieri.
di Alessandro Carli
In attesa di capire i futuri passi della nostra Repubblica verso l’accordo con Unione europea, nei giorni scorsi l’ECRI ha messo (parzialmente) “dietro la lavagna” il Titano.
Attraverso un documento redatto in lingua inglese difatti, l’European Commission against Racism and Intolerance ha reso pubbliche le conclusioni sull’attuazione delle raccomandazioni fatte pervenire al Titano nel luglio del 2013.
“Le autorità sammarinesi – si legge nel report – hanno informato l’ECRI che nessuna legislazione è stata ancora emanata” per “combattere il razzismo e la discriminazione razziale”.
Per quanto riguarda la raccomandazione di assicurare l’indipendenza della Commissione Pari Opportunità dal governo, le autorità sostengono che questo è garantito dalla forza della pluralità dei suoi membri, che sono nominati dal Parlamento e rappresentano tutti i partiti politici, i sindacati della società civile e del commercio”.
ECRI rileva, tuttavia, che “la Commissione non ha la propria sede, budget e personale, e che i suoi membri lavorano su una base volontaria”. Inoltre ha informato che “la Commissione Pari Opportunità non è affatto attiva nel settori contemplati dal termini dell’ECRI di riferimento, nonostante il fatto che il suo ruolo è quello di promuovere la piena uguaglianza tra i cittadini, con riferimento ai motivi di discriminazione enumerati nella Costituzione (cioè del 1974 Dichiarazione).
ECRI quindi ribadisce che al fine di effettuare un vero cambiamento, l’impostazione della legge che norma la Commissione “dovrebbe essere modificato. La sua indipendenza” giuridica “dovrebbe essere garantita” e “occorre prevedere per i fondi e il personale necessari per garantire la sua indipendenza de facto”.
Nel suo rapporto su San Marino, l’ECRI aveva raccomandato alle autorità rivedere il legislazione in materia di soggiorno e permessi di lavoro per gli stranieri che vengono a San Marino per lavorare come assistenti privati e, in particolare, per consentire loro di lavorare per 12 mesi consecutivi per anno in modo da ridurre la precarietà del lavoro”.
Le autorità hanno informato l’ECRI che nel luglio 2015 il “Parlamento sammarinese ha modificato la normativa in materia di soggiorno e di lavoro per gli stranieri”. Gli stranieri, prosegue il documento, “non sono più soggetta a un periodo massimo di permanenza 11 mesi. Essi possono essere rilasciati con un permesso di soggiorno di 12 mesi, che può essere rinnovato per tre volte per un periodo massimo di quattro anni (dopo il quale lo straniero deve presentare una nuova domanda di permesso di soggiorno)”. ECRI accoglie con favore questo sviluppo positivo che riduce la precarietà di occupazione dei lavoratori stranieri e, in particolare, dei più di 300 assistenti privati che lavorano a San Marino. In considerazione di tali sviluppi legislativi, l’ECRI ritiene che la sua raccomandazione è stata attuata.