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Consiglio Grande e Generale: l’Accordo di Associazione con l’UE

da Redazione

Il riferimento del Governo sull’esito della proposta operativa finalizzata a individuare trattamenti di salvaguardia in particolare in materia di libera circolazione delle persone e delle merci, di fiscalità e di libera prestazione dei servizi in territorio. Il report di San Marino News Agency.

 

SAN MARINO – Nel pomeriggio del 14 giugno i lavori ripartono affrontando il comma 10 dedicato al riferimento del Governo ‘sull’esito della proposta operativa relativa alla parte istituzionale dell’Accordo di Associazione con l’UE finalizzato a individuare trattamenti di salvaguardia in particolare in materia di libera circolazione delle persone e delle merci, di fiscalità e di libera prestazione dei servizi in territorio’. Dopo il riferimento del segretario di Stato per gli Affari Esteri, Pasquale Valentini, si apre il dibattito in cui si sono alternati sono 44 interventi. Il dibattito si chiude con l’impegno lanciato dal segretario del Pdcs, Marco Gatti, di pervenire a un Ordine del giorno “il più possibile condiviso” su cui sarà avviato il confronto con tutti i gruppi e che sarà portato all’esame dell’Aula prima della chiusura della sessione consiliare.

L’Aula passa quindi al Comma 13 con il dibattito e l’esame in seconda lettura del “Progetto di legge in materia di associazionismo”, presentato dai gruppi consiliari di maggioranza. I lavori terminano con la conclusione del dibattito, domani i lavori riprenderanno con l’esame dell’articolato.

Di seguito un estratto degli interventi della seduta del pomeriggio del 14 giugno.

Comma 10. Riferimento del Governo sull’esito della proposta operativa relativa alla parte istituzionale dell’Accordo di Associazione con l’UE finalizzato a individuare trattamenti di salvaguardia in particolare in materia di libera circolazione delle persone e delle merci, di fiscalità e di libera prestazione dei servizi in territorio e successivo dibattito

Pasquale Valentini, segretario di Stato per gli Affari esteri, dà lettura del report consegnato all’Aula: “‘La struttura dell’Accordo è suddivisa in tre parti: l’Accordo quadro che disciplina gli aspetti istituzionali; uno o più Protocolli applicabili a ciascuno Stato; uno o più Allegati (ai Protocolli) recanti l’elenco degli atti dell’Unione che i singoli Stati dovranno rispettare secondo un calendario di scadenze. I tre Stati avranno comunque un certo margine di azione: accanto alle tradizionali quattro libertà di circolazione (beni, persone, servizi e capitali) e a talune politiche indissolubilmente legate a tali libertà che dovranno essere incluse nei rispettivi Allegati (in particolare, concorrenza e aiuti di Stato), altri settori potranno essere inclusi in base alle opzioni di ciascuno Stato (ad esempio, ambiente e telecomunicazioni).

Malgrado la discussione sulla parte iniziale dell’Accordo (preambolo), sia appena avviata, essa dovrebbe richiamare le regole fondanti dello stesso e in particolare (negli intendimenti di San Marino): il rispetto della specifica identità degli Stati di ridotte dimensioni, come riconosciuto dalla Dichiarazione sull’art. 8 del Trattato sull’Unione europea (TUE); il riferimento ai comuni valori di democrazia e giustizia; l’esigenza che gli operatori economici degli Stati associati siano pienamente integrati nel mercato interno dell’Unione e fruiscano quindi di un trattamento non discriminatorio. San Marino ritiene essenziale quest’ultimo profilo, al momento formalmente recepito in una disposizione del progetto di Accordo. Dal punto di vista del Servizio europeo di azione esterna (SEAE) e della Commissione, è vitale (com’è già avvenuto in altri strumenti internazionali conclusi con Stati terzi) che l’Accordo garantisca l’omogeneità del diritto del mercato interno nei rapporti con i tre Stati e, di conseguenza, la certezza del diritto, e cioè l’adeguamento automatico degli ordinamenti nazionali all’evoluzione dell’acquis. Ciò permette di comprendere due tratti caratteristici del progetto. In primo luogo, la costituzione (per ciascuno Stato associato) di un Comitato misto bilaterale (che decide di comune accordo e si riunisce almeno una volta l’anno) avente il compito di vegliare sull’applicazione effettiva dell’Accordo e in particolare sul costante allineamento dei tre Stati all’evoluzione dell’acquis, stabilendo le modifiche al corrispondente Allegato. Se necessario, l’adeguamento interno può richiedere lo svolgimento di procedure costituzionali, nel qual caso i tempi saranno inevitabilmente più lunghi. Conviene ricordare che, al pari di altri strumenti internazionali stipulati dall’Unione, l’allineamento sarà unilaterale, non essendovi possibilità di emendare gli atti dell’Unione (fatte salve le specificità dei singoli Stati di cui si potrebbe eccezionalmente tener conto, su singoli punti dell’acquis, nei vari Protocolli) Né sarà possibile agli Stati associati partecipare al processo decisionale dell’Unione in senso stretto; sarà loro garantita invece la consultazione al momento della presentazione di progetti legislativi o normativi da parte della Commissione, fino al momento della decisione finale. Al Comitato misto si aggiungerà un Comitato di associazione, destinato a riunire tutte le parti contraenti, con funzioni di natura essenzialmente politica e pertanto di discussione sulle questioni generali di comune interesse.

La seconda caratteristica concerne il ruolo primario riservato alla Corte di giustizia. Per garantire l’uniformità e l’omogeneità del diritto dell’Unione (in maniera tale da essere rilevante per ciascuno Stato associato), esso dovrà interpretarsi in conformità alla giurisprudenza della Corte. Complementare ma essenziale a tal fine è lo strumento di cooperazione giudiziaria diretta tra i giudici dei tre Stati associati e la Corte di giustizia: si tratta essenzialmente di un meccanismo di rinvio pregiudiziale molto simile a quello contemplato dai Trattati riguardo ai giudici degli Stati membri. La Corte di giustizia avrà anche una duplice competenza esclusiva: da un lato, è destinata a risolvere le eventuali controversie tra l’Unione e ciascuno dei tre Stati; dall’altro, giudicherà circa l’interpretazione e la validità degli atti dell’Unione che ricadono nella sfera di applicazione dell’Accordo. Quanto alle garanzie giurisdizionali, dovrà essere assicurato il più ampio accesso ai giudici dell’Unione da parte sia degli Stati associati, sia delle loro persone fisiche e giuridiche. Le sentenze della Corte di giustizia saranno vincolanti per le parti contraenti (inclusi gli Stati membri dell’Unione e le persone fisiche e giuridiche di San Marino). Nel caso in cui una parte contraente non si conformi alla sentenza, secondo il SEAE, decorso un certo termine, l’Accordo dovrebbe stabilire una “clausola ghigliottina” volta a estinguere, automaticamente e integralmente, gli effetti dello stesso. Secondo i tre Stati, invece, si dovrebbe avviare una procedura all’interno del Comitato misto, diretta in sintesi a individuare i settori dell’Accordo che debbano essere oggetto di misure sospensive (l’eventuale inadempimento inciderebbe dunque solo sull’applicazione di una parte dell’acquis). Il punto è assai delicato, dovendosi garantire un giusto bilanciamento tra l’esigenza di evitare l’applicazione automatica della clausola di risoluzione rispetto a inadempimenti minoris generis (per i quali la “ghigliottina” sarebbe esorbitante e sproporzionata) e l’opposta esigenza di assicurare l’effettività dell’Accordo, evitando cioè che gli Stati associati “taglino” nel tempo, tramite inadempimenti mirati, i settori del diritto del mercato interno più sgraditi, recando un vulnus alla omogeneità dello stesso.

Su richiesta comune dei tre Stati, l’Accordo dovrebbe recare una clausola di salvaguardia che permetta alle parti di adottare eccezionalmente misure temporanee di sospensione parziale dell’Accordo stesso in caso di circostanze gravi e impreviste di natura economica, sociale, ambientale, sanitaria e di ordine pubblico. Inutile dire che il SEAE è molto restìo a concedere tale clausola su base generale. L’Accordo sarà infine corredato di una serie di clausole finali, di entrata in vigore, anche in via provvisoria, di denuncia e di revisione (ordinaria e semplificata).

L’analisi della libertà circolazione delle merci, la prima delle quattro grandi libertà fondamentali che formano l’acquis dell’Unione che la Repubblica di San Marino – al pari di Andorra e Monaco – sarà chiamata a recepire all’interno del proprio ordinamento nazionale, è iniziata nell’autunno del 2015. I funzionari del Servizio Europeo per l’Azione Esterna (SEAE), supportati dalle varie Direzioni competenti per materia, hanno proceduto inizialmente a fornire alle delegazioni dei tre Paesi una presentazione della vasta materia e alcuni suggerimenti metodologici per procedere all’analisi interna prima e al successivo processo di recepimento e di integrazione. Contestualmente è in corso anche una fase di verifica e di analisi (screening), compiuta a livello bilaterale, della parte di ordinamento nazionale che già totalmente o in parte recepisce l’acquis dell’Unione. Il Gruppo Tecnico istituito dal Congresso di Stato, investito di questo compito, da un lato relaziona alla Commissione circa la situazione interna; dall’altra, con il supporto del consulente e delle strutture amministrative della Pubblica Amministrazione e del Dipartimento Affari Esteri, sta compiendo l’analisi dettagliata della normativa Ue ancora da recepire in virtù delle priorità determinate dall’amministrazione stessa. Questo lavoro, che come è facile supporre necessita di tempi particolarmente consistenti, dovrà fornire ai competenti servizi della Commissione il quadro interno necessario per poter definire il calendario e le modalità dell’acquisizione del competente acquis. Le difficoltà e la complessità del lavoro hanno prodotto un rallentamento dei lavori rispetto al calendario iniziale prospettato nella primavera del 2015; la stessa Commissione non ha ancora presentato una bozza di testo di lavoro su come provvedere a inquadrare nel piano normativo questa materia. Giova ricordare come in questo ambito il vigente Accordo di Cooperazione e di Unione Doganale, che già regolamenta diversi aspetti attinenti a questa libertà fondamentale, verrà incorporato nell’Accordo di associazione; la proposta di testo riguardante questo aspetto è stata fatta giungere in questi giorni alla delegazione sammarinese a breve potrà essere compiutamente esaminata dall’amministrazione sammarinese, in modo che presumibilmente già dal prossimo autunno, alla ripresa dei lavori, la stessa possa iniziare a essere discussa. Nel frattempo la delegazione sammarinese ha cercato di guadagnare tempo incontrando bilateralmente le Direzioni competenti della Commissione europea per chiarire alcuni aspetti regolamentati dall’Accordo di Unione doganale che dovranno necessariamente essere affrontati e studiati alla luce del nuovo quadro normativo.

San Marino, a seguito dell’entrata in vigore dell’Accordo di cooperazione e di unione doganale, firmato nel 1991 ed entrato in vigore il 1° aprile 2002, vanta un accordo positivo; esso non include infatti solo la libera circolazione delle merci, ma va oltre, considerando le merci sammarinesi come comunitarie. L’Accordo di unione doganale dà inoltre a San Marino il diritto di applicare e fare propri tutti gli accordi per incentivare gli scambi che la Ue stipula con Paesi terzi. San Marino è pertanto avvantaggiato rispetto a un Paese terzo, ma svantaggiato rispetto ad un Paese membro dell’Unione. Permangono infatti alcune criticità, tra cui il fatto che le nostre merci sono parificate come origine e come dazi ma non a livello fiscale. Quando le merci spedite da San Marino transitano verso un altro Paese dell’Unione europea, al fine di garantire che le stesse arrivino a destinazione e assolvano l’IVA gravante nel Paese di destinazione, queste devono essere accompagnate dal documento di transito doganale T2, che attesti l’effettivo stato di libera pratica, seppur provenienti da un Paese con una fiscalità diversa. Il T2 è utilizzato quindi per il transito comunitario interno e serve per certificare che le merci siano effettivamente già sdoganate, quindi in libera pratica all’interno della Ue anche se provenienti o destinate ad un Paese con una fiscalità diversa. A oggi non è possibile spedire senza T2, perché San Marino non riuscirebbe altrimenti a garantire all’Unione europea che le merci inviate assolvano l’IVA nel Paese in cui sono destinate. Il T2 è un documento garantito da chi lo emette; se non viene presentato alla dogana del Paese in cui è destinato ci sarà un obbligo da parte dello spedizioniere che lo ha emesso, di procedere all’assolvimento delle imposte che gravano su quelle merci. Questo documento serve a rilevare lo statuto doganale e comunitario della merce e costituisce la prova che, se essa proviene da Stati terzi, è stata sdoganata negli uffici dell’Unione e, nel nostro caso, dagli uffici italiani. Per la Ue, occorre dunque avere la prova che la merce in provenienza da uno Stato terzo abbia pagato i dazi e si trovi in libera pratica. Il nuovo codice doganale comunitario non ha cambiato nulla al riguardo e non può dirci in che misura, nel nostro caso, si potrà eventualmente ridurre il carico burocratico delle attuali procedure vigenti con San Marino. Il nuovo codice insiste molto sull’informatizzazione delle procedure e per l’applicazione negli Stati membri è previsto un periodo transitorio per dare tempo a tutti di attuarlo. Circa la questione della autonoma gestione doganale, l’Accordo di cooperazione e unione doganale prevede la possibilità per San Marino, trascorsi 5 anni dall’entrata in vigore, di gestire autonomamente le proprie dogane. Dall’approfondimento finora effettuato, questi sono, in estrema sintesi, gli elementi emersi per inquadrare il problema. Ad oggi per le merci sammarinesi le pratiche di sdoganamento sono svolte dagli spedizionieri autorizzati, figure professionali che agiscono in qualità di pubblici ufficiali per conto dell’Ufficio Tributario, operando con il supporto delle Guardie di Rocca, e sdoganano tutte le merci in arrivo dai Paesi della Ue inviati loro da una delle dogane Italiane accreditate per San Marino. Si tratta di una quantità di operazioni molto maggiore rispetto alle operazioni che riguardano le importazioni provenienti dai Paesi terzi che San Marino acquisirebbe costituendo una nuova dogana. Con il sistema attuale l’Italia riscuote i dazi per San Marino, ma San Marino è soggetto comunque agli oneri di sdoganamento e immissione in libera pratica, al costo dei servizi, al deposito e al costo di ulteriore emissione del documento T2 fino a San Marino. Si tratta di una maggiorazione consistente in termini di dilatazione di tempi e costi, che purtroppo è difficile documentare o far ricadere sulla responsabilità della dogana Italiana. Infatti, nel rispetto dei controlli obbligatori che il codice doganale impone, ogni direttore doganale è libero di assoggettare le merci a maggiori controlli. Un ulteriore elemento negativo è dato dal fatto che le merci sammarinesi, essendo sdoganate per conto di San Marino, ma in territorio Italiano, sono sdoganate secondo regole italiane. Si ricorda infine che le dogane italiane che sdoganano le merci per conto di San Marino, incassano il dazio e lo restituiscono a San Marino con dichiarazioni periodiche trattenendo il 25% che viene riconosciuto dalla Ue all’Italia quale costo per la gestione delle dogane per nostro conto. L’importo del dazio annuo corrisposto all’Ue è di circa 1.500.000 €. Con l’ottenimento della gestione doganale, le dogane di San Marino potranno sdoganare e immettere in libera pratica le merci direttamente sul territorio sammarinese, assoggettando le merci al codice doganale come già avviene oggi ma con la possibilità di creare procedure assoggettate solamente alla regolamentazione europea e sammarinese, e non anche a quella italiana. In questo nuovo quadro di Unione doganale, in cui San Marino gestisse autonomamente le proprie dogane, non è però detto che tutte le imposte dovute da San Marino verrebbero automaticamente ed effettivamente riscosse alla frontiera doganale sammarinese. Difatti non è per nulla certo che i diritti doganali non siano già riscossi al momento dell’introduzione della merce sul territorio dell’Unione europea, per cui il bene che giunge a San Marino potrebbe già aver assolto i dazi dovuti (considerando il fatto che per l’Unione essi corrispondono ad una risorsa propria). Andorra ad esempio, che ha un proprio sistema doganale – pur con tutte le differenze esistenti relativamente alle proprie specificità istituzionali e giuridiche nonché un differente Accordo doganale con l’Ue – ha assistito in effetti ad una caduta dei dazi riscossi. Nell’attuale situazione doganale di San Marino, invece, l’Accordo indica espressamente che spetta all’Italia agire in nome e per conto della Repubblica e gestire tutti gli adempimenti doganali. Nell’ambito dunque del negoziato, si stanno raccogliendo tutti gli elementi per valutare l’onere che la gestione autonoma delle dogane comporterebbe, non solo in termini di costi a livello di infrastruttura fisica, piattaforma informatiche e di risorse umane (assunzione e formazione), ma anche in termini di responsabilità che resterebbe in ogni caso in capo allo Stato. L’occasione di questo confronto sarà utile per avere un parere autorevole su tale opzione e conseguentemente per richiedere alle Autorità dell’Unione una effettiva collaborazione nella eventuale realizzazione di tale opzione.’ Questo riferimento interessa la segreteria Affari Esteri e il governo nel suo insieme, siamo in una fase in cui è importante fare il punto sul negoziato e quello che ci aspetta. Vi è stato consegnato il riferimento, per facilitare i lavori. E’ vitale che l’accordo garantisca omogeneità di diritto del mercato interno nei rapporti con i tre Stati e l’adeguamento automatico all’evoluzione dell’aquis comunitario. Si prevede la costituzione di un comitato misto bilaterale per ciascuno Stato che si riunirà almeno una volta all’anno, avente compito di mediare sull’applicazione effettiva dell’accordo. Se necessario, l’adeguamento interno può richiedere lo svolgimento di procedure costituzionali. Al parti di altri strumenti dell’Eu, l’allineamento sarà bilaterale, fatte salve specificità dei singoli Stati di cui si potrà tenere conto. Al Comitato misto si aggiungerebbe il comitato di associazione con tutte le parti contraenti di funzione politica, di discussione di questioni generali. Quindi il ruolo primario della Corte Giustizia: per garantire omogeneità, il diritto dell’Unione dovrà interpretarsi in conformità con la giurisprudenza della Corte. La corte giudicherà circa l’interpretazione e la validità degli atti dell’Unione che ricadono nell’applicazione della sfera dell’accordo. Le sentenze della Corte saranno vincolanti per gli Stati, diversamente è stata proposta una clausola ghigliottina per l’eventuale inadempimento. Il punto è delicato, quello delle inadempienze. Qualora lo Stato, dopo l’interpretazione della Corte, non l’assolvesse, la Commissione in modo drastico ha proposto la clausola ghigliottina per far decadere l’accordo. I tre Stati e San Marino in testa chiedono invece a sospensione temporanea di quell’aspetto, non di tutto l’accordo. Su questa parte la discussione è aperta perché la Commissione non ha sciolto il problema. Ma per noi è importante che se la Repubblica non sia in grado di adempiere da subito a un aspetto particolare dell’accordo, non ci sia l’applicazione automatica della clausola ghigliottina, senza che ci sia un tempo congruo per quell’adeguamento. E’ la parte che più è stata discussa e su cui sarebbe importante concludere il dibattito di oggi con un Odg che aiuti questa decisione, per comunicare alla Commissione l’indirizzo che San Marino, in modo autorevole, intende dare al proprio gruppo negoziatore. Si deve infatti garantire il giusto bilanciamento ed evitare l’applicazione automatica della risoluzione per cui la ghigliottina sarebbe sproporzionata e opposta all’esigenza di assicurare l’effettività dell’accordo”.

Andrea Belluzzi, Psd: “E’ una relazione piuttosto tecnica, vorrei fare considerazioni di natura politica. Il Regno unito sta valutando l’uscita dall’Ue che sta attraversando una crisi di identità politica. All’interno di questo contesto, tre piccoli Paesi stanno chiedendo un avvicinamento, ciascuno con motivazioni più o meno forti. Le diffidenze si sono manifestati anche in questi tre Paesi, permangono differenti obiettivi. Il report ci rappresenta modalità di recepimento delle normative europee, facendo un salto logico che non spetta a chi ha responsabilità tecniche. Molte di questa normative oggetto del recepimento del nostro sistema, oggi volenti o nolenti per ragioni di mercato o di appartenenza a un contesto geografico, le recepiamo ogni volta che poniamo in essere un nostro comportamento. Il passaggio politico della relazione importante è che avremmo come Paese un passaggio consultivo preliminare. Vi è un obbligo da parte dell’Unione di informarci. Dovremo iniziare a potenziare questa area di competenza della segreteria di Stato per gli Affari esteri, scegliendo una delegazione che rappresenta San Marino in quella sede, dovrà essere capace di rappresentate il nostro Stato e i nostri problemi. Già oggi ogni volta che scriviamo una nuova norma dovremo iniziare a valutare come quell’intervento si vada a contestualizzare nelle normative comunitarie. Chiedo al Segretario di poter trovare la strada per dare il segnale che il nostro Paese ha a cuore che questo percorso abbia tempi più rapidi o comunque un’accelerazione, posto che comunque le problematiche ci sono e che anche noi dobbiamo attivarci perché i tempi siano rapidi anche per i nostri compiti, per esempio con l’armonizzazione del nostro impianto”.

Paolo Crescentini, Ps: “Ricordo l’ultimo referendum sull’UE, oggi siamo in un continuo divenire ed è impensabile non parlare di rapporto con l’Ue anche per la Repubblica di San Marino. Ci sono le 4 famose libertà, vorrei soffermarmi su quella dello scambio merci, sulle aziende che hanno necessità di lavorare con l’Italia in primis. Credo che attraverso questo accordo si possa andare a risolvere aspetti legati a difficoltà nei rapporti con l’Italia. E’ un ulteriore passo in avanti che salvaguardia San Marino. Alcune domande al segretario: visto gli aspetti che dovremo andare a recepire, dobbiamo rinunciare a qualche peculiarità di San Marino? Cosa dobbiamo mettere sul piatto della bilancia? Non è una critica, è solo una richiesta, siamo qui per capire”.

Luca Santolini, C10: “L’Ue sta vivendo una fase complicatissima della sua esistenza. Prima la Grexit, oggi la Brexit, l’immigrazione, i muri, la crisi in Ucraina e sociale. L’avvicinamento di tre piccoli Paesi avviene in questo contesto complicato, è normale che ‘Ue voglia salvaguardare l’omogeneità del diritto del mercato interno. Comprensibile però deve essere per i nostri interlocutori la volontà d tutelare le nostre peculiarità. La prima parte istituzionale, di cui oggi stiamo discutendo, è delicata e cruciale per proseguire il negoziato. Si capisce l’impostazione proposta della Commissione, San Marino non può incidere se non nell’ambito di una consultazione preventiva. L’allineamento della nostra normativa, nel rispetto di eventuali deroghe, avverrà in modo unilaterale. A vigilare sull’interpretazione è la Corte di giustizia. La clausola ghigliottina, a nostro avviso, non è accettabile così com’è. Vanificherebbe tutti i nostri sforzi nella trattativa. Apprezzabile è la proposta della norma di salvaguardia e proporre un passaggio intermedio nel Comitato misto. Sulla cessione di sovranità crediamo sia fondamentale non cedere su questi aspetti di tutela sulle eventuali controversie. Nell’incontro avvenuto a Monaco tra le tre commissioni Esteri dei tre piccoli Stati le posizioni erano diverse tra di loro, visto che il segretario parla di proposte portate avanti di concerto con tutti e tre i Paesi, mi chiedo se ci sono stati sviluppi. Auspico infine un confronto anche con i cittadini durante tutte le fasi di negoziazioni, esorto lei Segretario e tutto il governo a migliorare e intensificare l comunicazione su cosa si sta facendo verso i cittadini, ad oggi insufficiente”.

Marco Podeschi, Upr: “Ringrazio il segretario di Stato perché adempiente agli impegni presi in quest’Aula. Non ci dobbiamo come Stato far prendere dall’umoralità degli eventi che stanno avvenendo in Europa. L’esito del referendum inInghilterra avrà effetti su questa organizzazione internazionale, ma San Marino ha fatto da tempo la sua scelta e Upr ha da subito sostenuto il referendum. Sarebbe deletorio andare a cambiare idea in corso d’opera su un negoziato complesso. L’Ue sull’energia ha direttive precise. In questo senso, l’accordo bilaterale con l’Italia per i prezzi dei carburanti deve essere superato con un accordo più ampio adottando le normative vigenti nell’Ue. Di pari passo, l’adozione dell’Iva sammarinese o temi analoghi vanno affrontati adottando un quadro d’insieme con l’Ue. Tornando all’energia,il dibattuto in corso nel Paese, ‘centrale di cogenerazione sì o no’ mi lascia perplesso. L’Ue ha dato direttive su questo tema e nell’ambito della trattativa spero che l’energia sia tra i temi fondamentali. Spero ci sia un dispositivo finale e che lei Segretario continui ad informare sugli sviluppi dell’accordo e che si possa arrivare alla firma al più presto”.

Giuseppe Maria Morganti, segretario di Stato per la Cultura: “Anche io sono lieto di questo dibattito che fa il punto su una situazione complessa. Non si può che lodare l’ottimo lavoro svolto dal gruppo di coordimento e dalla segreteria Affari Esteri. Il lavoro sulla parte istituzionale sottintende tutto un altro lavoro su altre materie dell’aquis comunitario sulle norme delle 4 libertà, affinché possa essere a pieno diritto sul mercato interno. Un onere importante che mette la nostra economia in competizione vera con la realtà europea. Sul nuovo ruolo che l’Ue si troverà ad assumere- e speriamo che il referendum non abbia esiti nefasti- il progetto europeo ha necessitò di essere rilanciato. La deriva economicista ha prodotto uno stato di difficoltà, mentre i fondatori erano partiti dai principi più solidi dei valori fondamentale dei diritti. Speriamo San Marino possa dare un contributo anche in questa dimensione. Escludendoci dal diritto politico di intervenire in via prioritaria, l’accordo ci penalizza, ma allo stesso tempo la controparte dell’accordo non potrà trascurare anche le nostre voci. La necessità di poter usufruire delle grandi potenzialità mercato interno ci induce a lavorare tantissimo sul fronte della formazione, affinché lo Stato, gli operatori ei professionisti possano utilizzare queste opportunità. E un buon contributo può darlo anche l’Università che già si sta muovendo a riguardo. Recentemente la deliberazione del congresso ha approvato l’istituzione di un “punto Europa” interno all’Ateneo. Dobbiamo conquistarci la possibilità di partecipare ai progetti europei ed è fondamentale”.

Alessandro Cardelli, Pdcs: “All’inizio della legislatura c’è stato un referendum, la cittadinanza ha dato un risultato chiaro, non aderire all’UE. Malta e Lussemburgo: se analizziamo i dati economici, notiamo come il Pil dei due Paesi è sempre aumentato. Per Malta + 3,5% nel 2014 e + 5,2% nel 2015. Per Lussemburgo nel 2014 + 4,1% e + 4,7% nel 2015. Da noi l’economia è in difficoltà. La bassa fiscalità sammarinese è uno strumento per attrarre imprese, il T2 è una grossa limitazione per la concorrenzialità delle imprese. Questo aspetto va limitato. Anche l’aspetto doganale è importante. L’accordo potrà rappresentare una grossa opportunità per San Marino. Ben ha fatto il governo a richiedere clausole di salvaguardia. L’UE chiede a San Marino riforme importanti. Pensare di fare certe riforme con questa situazione politica è difficile. Servirebbe coesione politica. Non possiamo pensare di chiuderci a riccio, dobbiamo essere concorrenziali, dobbiamo chiudere accordi importanti sulle doppie imposizioni. Arrivare a un odg che dà un mandato forte al governo sarà la chiave per dare speranza al Paese”.

Augusto Casali, Partito Socialista: “Non ci si è adeguatamente confrontati, dopo il referendum, con i cittadini, con la popolazione che aveva detto ‘no’ all’Europa. Le forze di opposizione sono rimaste fuori dalla trattativa. Le forze di maggioranza e opposizione rappresentano l’unità del Paese. Andavano coinvolte. La posta in palio è molto alta, gli effetti delle scelte ricadranno su tutti i sammarinesi, non solo sul governo attuale. Non sono sufficienti gli aggiornamenti sporadici come quelli di oggi, sulla base di scelte intraprese unilateralmente. Conosco Andorra. Ha un negoziatore, un ex primo ministro, che ha avuto una investitura da parte di tutte le forze politiche del Paese, maggioranza e opposizione. Ho ascoltato il riferimento del segretario, ha detto che la materia interessa la segreteria e il governo. Io dico che interessa l’intero Paese. Dal riferimento ho capito che è stata fatta la foto dello stato delle cose, che cosa vuole la corte di giustizia, cos’è la clausola della ghigliottina. Ma non ho capito la base da cui partono le posizioni dei negoziatori sammarinesi. Quali input sono stati dati? Cosa va a difendere San Marino in queste sedi? Dove vuole arrivare? Ha dei confini, oppure va bene qualsiasi accordo, purché si faccia? Sono perplesso. Questo governo non ha l’autorevolezza per portare avanti la trattativa”.

Milena Gasperoni, Psd: “Non concordo con Casali. Serve una visione complessiva del mondo in cui ci troviamo. Le imprese che sono fuori dal mercato unico non vengono a investire a San Marino, se siamo completamente al di fuori del contesto europeo. Nel 1991 San Marino ha stretto un accordo di cooperazione e unione doganale con l’UE. L’accordo deve essere visto come una maggiore opportunità di investimento. Dobbiamo partecipare al futuro dell’Europa da attori, non subendo le scelte. Nel referendum i cittadini non si sono pronunciati negativamente rispetto all’adesione. I voti non hanno raggiunto il quorum. I cittadini si sono espressi, per la maggioranza, per il ‘sì’. I ragazzi hanno bisogno di viaggiare, di studiare all’estero, di aderire ai programmi formativi. Le imprese hanno bisogno di un mercato più ampio, di superare le operazioni doganali, il pre-finanziamento dell’Iva, l’emissione del T2. Le imprese chiedono di introdurre un sistema Iva. Con la monofase non sarà possibile entrare in un sistema armonizzato”.

Vladimiro Selva, Psd: “San Marino potrà partecipare al processo decisionale dell’UE. Nella fase di preparazione ed esame delle norme, è un elemento di novità formidabile che l’accordo porterebbe. Ci auguriamo che questo lavoro possa portare, nell’ambito della libera circolazione delle persone, risultati importanti. Va tenuto conto della dimensione di San Marino, dove risiedono oggi circa 5mila cittadini europei, che sono meno degli 8mila sammarinesi che risiedono in Europa. Casali dice che chi rappresenta il Paese nelle trattative non è adatto per farlo. Probabilmente non ricorda che il 23 gennaio 2015 è stato approvato un odg molto puntuale, da questo parlamento, sottoscritto da tutti tranne Rete. Il Partito socialista, dove lui siede, sottoscrisse questo ordine del giorno”.

Franco Santi, Civico 10: “Sono tra quelli che analizzano e leggono la situazione europea con preoccupazione. Sono deluso dai ritardi e dalle mancanze di una reale integrazione politica europea. Non possiamo leggere in maniera solamente critica il processo di integrazione europea. Penso sia importante attivare un livello di approfondimento, analisi e confronto all’interno del Paese. Credo sia molto importante. Si parla poco di Europa. Il segretario Morganti ha citato il ruolo dell’Università, un ciclo di conferenze attivato di recente. Ma credo sia poco. Fare un ciclo di conferenze il giovedì alle 17 e 30 non è ideale. Chiedo al segretario di rispondere: le conferenze sono state riprese? E’ possibile vederle sul web? Ci sono gli atti, mi dicono. Dobbiamo lavorare in maniera più convinta al nostro interno. Siamo già in Europa, subiamo in maniera passiva le decisioni prese. Abbiamo il dovere di sentirci europei e comportarci di conseguenza, rendendoci attivi in questo percorso”.

Nicola Selva, Upr: “Il dibattito di oggi è molto equilibrato, la relazione del segretario ha fornito alcuni elementi di riflessione su quanto avverrà nei prossimi mesi sul piano negoziale. Avevamo votato l’odg del Consiglio che fissava il mandato con cui il gruppo sammarinese si doveva presentare al negoziato. Le forze politiche dovrebbero sforzarsi per mostrare compattezza nell’interesse della repubblica. Il negoziato rappresenta una grande opportunità per realizzare una serie di riforme e capire su cosa si deve lavorare per verificare gli effettivi vantaggi e svantaggi che potremmo avere con questo rapporto. Upr auspica che il governo persegua con determinazione gli interessi di San Marino nella trattativa e informi il Consiglio”.

Luca Beccari, Pdcs: “La prima cosa importante da dire è che serve una visione unitaria nel Paese. Saranno necessari anni, convergenze, governi diversi che porteranno avanti questa iniziativa. Se non lo capiamo rischiamo di disperdere una posizione nei confronti dell’UE. Se diventa altalenante, potrebbe fare sfumare delle possibilità. Si parla di sviluppo non solo economico, ma sul piano del posizionamento generale di San Marino nel contesto internazionale. Ci saranno problematiche di ordine tecnico, nella scelta delle opzioni. Ma di questo non dobbiamo essere spaventati, perché consapevoli delle opportunità di riposizionamento date. Siamo di fronte a una grande disponibilità sul piano politico che non può prescindere dalle regole di funzionamento dell’UE. La sfida è accettare di giocare su un campo di gioco la stessa partita. Non è facile. Occorrerà pensare a come recepiremo le normative sul piano giuridico. Dovremo dare gli strumenti alla segreteria agli Esteri e al governo per far sì che ci sia un lavoro costante, senza ritardi, per arrivare al risultato il prima possibile”.

Marino Riccardi, Psd: “Casali ha fatto affermazioni non vere. Sul referendum non è vero che i sammarinesi hanno votato contro l’Europa. Non è stato raggiunto il quorum. Le opposizioni sono state coinvolte, e molto. Ci dobbiamo porre una domanda: qual è l’obiettivo che vogliamo raggiungere con l’accordo? Secondo me sono due. Eliminare i disagi che ci sono per un Paese terzo; essere un Paese equivalente al pari degli altri della comunità. Va portata avanti una prima fase con Monaco e Andorra. Successivamente occorrono però protocolli con i singoli Stati, perché le peculiarità sono diverse. Eliminare la clausola ghigliottina per noi è fondamentale. Mi aspetto un odg condiviso da tutta l’Aula”.

Matteo Zeppa, Rete: “Si parla di qualcosa di più di un passaggio di associazione o collaborazione. Stiamo parlando di intraprendere un percorso in un’entità in cui ci sono tensioni. Penso all’immigrazione. C’è chi vuole le barricate, chi dà i permessi per entrare, chi no. Questa Europa non è straordinaria come dice qualcuno in Aula. Ci sarà il referendum della Gran Bretagna. Comunque vada, creerà tensioni. Nel 2013 avevamo proposto alcuni punti che potevano essere condivisi, scrivendo cosa dovevamo garantire: per esempio gli automatismi su ogni norma contro il riciclaggio e la corruzione, la garanzia nel non turbare la concorrenza con pratiche borderline, l’eliminazione del T2. Dovevamo pretendere l’accesso alle 4 libertà di circolazione, con una limitazione sulle persone Geopoliticamente Andorra e Monaco sono più tutelate di noi. Monaco a livello di negoziazione potrebbe agire tramite la Francia. Andorra ha la Spagna e la Francia. Cosa vuole fare San Marino? Sono un euroscettico. Un’analisi socio politica di quanto sta accadendo in Europa va fatta”.

Marco Arzilli, segretario di Stato per l’Industria: “La cosa più importante all’interno di un percorso come questo è la condivisione, l’informazione, il comprendere perché si va in questa direzione, costi e benefici rispetto alle opportunità del nostro Paese e la consapevolezza che questo tipo di percorso deve essere compreso da tutti i cittadini. Non pensiamo di essere isolati dal mondo, ma per le dimensioni di San Marino, la sua appartenenza e peculiarità non devono comunque essere stravolti e messi in discussione. Anche sulla libera circolazione delle persone dovremmo ragionare sulle deroghe e cercare di ottenere ragione delle dimensioni territoriali e della nostra economia. Ovviamente le altre libertà devono essere ben ponderate all’interno dell’accordo globale e generale, l’esigenza di avere figure tecniche e professionali è imprescindibile”.

Maria Luisa Berti, Ns: “Ringrazio il segretario di Stato Valentini per l’aggiornamento sulla trattativa. Farò considerazioni avendo per mano relazione consegnata ai consiglieri. Ci sono ambiti e contenuti in cui mi trovo in linea: la struttura dell’accordo, la suddivisione in parti specifiche e la disciplina degli aspetti istituzionali, la predisposizione di protocolli applicabili a ciascuno Stato etc. Sull’impostazione dell’accordo mi trovo assolutamente in linea. Come mi trovo concorde nella individuazione della finalità del preambolo dell’accordo, nel rispettare la specificità dello Stato, principio che deve essere il denominatore comune. A tutela della nostra sovranità e del mantenimento della specifica identità e peculiarità. Se invece ci dovessero essere pochi benefici in questo senso, non mi troverò concorde a portare avanti un’iniziativa di questo tipo. Se le prime parti della relazione mi trovano concorde, ci sono riferimenti che mi destano una certa preoccupazione. Vorrei mi venissero presentate garanzie, mi riferisco in particolare dove si fa esplicito riferimento ad una caratteristica dell’accordo, garantire omogeneità di diritto e l’adeguamento automatico degli ordinamenti nazionali all’aquis. Non posso considerare in questa fase l’allineamento unilaterale alle specifiche norme che verranno applicate, togliendo ogni possibilità di partecipazione del nostro Stato a delineare quelle che possono essere norme e discipline su specifiche materie. Sono due punti centrali della relazione su cui ho grossi riserve. Sulla Corte di giustizia non ho particolari rilievi, non vedo nessun riferimento al fatto che possiamo essere noi stessi ad avvalerci della clausola ghigliottina, penso ci possa essere reciprocità nel nostro interesse. Vedremo che Odg verrà proposto, mi auguro si vada avanti sul fronte dell’accordo”.

Enrico Carattoni, Psd: “Penso ci siano passaggi importanti nella relazione, al punto due, si dice che la Commissione non ha inquadrato l’accordo dell’Unione doganale, ma che verrà incorporato l’accordo di associazione. E’ un dato importante e una novità di cui veniamo a conoscenza. Poi volevo riallacciarmi e fare riflessione sui cambiamenti da effettuare: ci sono legislazioni che prevedono come gerarchia delle fonti una superiorità delle norme di diritto internazionale, come quello comunitario. Non sconvolgono gli automatismi di certi aspetti, gli assetti istituzionali non sono oggetto di modifica da parte dell’Ue, dove ci sono monarchia, Repubbliche parlamentari, sistemi presidenziali, non credo l’Ue ci chieda di modificare gli assetti istituzionali. Poi la riflessione sulla sovranità. Vorrei mettere la parola fine al fatto che l’Ue valga come diminuzione della sovranità. Per la sovranità di San Marino è più gravoso non poter sedersi al tavolo a discutere”.

Elena Tonnini, Rete: “L’Europa vacilla sul concetto di Unione. Già prima del possibile Brexit, la Gran Bretagna ha chiesto deroghe in cambio della ermanenza Ue, clausole non da poco. Uno sprone per San Marino può esser quello di cercare un’intesa con tutte le realtà europee con medesime esigenze, non essendo in Europa potrebbe fungere da fulcro per tutti questi Paesi. Favorirebbe di per sé la sua economia, in forza della sua storia indipendente può creare un contesto in cui essere piccoli potrebbe essrre visto come punto di forza. Ma per questo serve che Paese abbia una sua identità. Occorre avere in mente un preciso modello di sviluppo. In modo che ci si possa affacciare al mercato di concorrenza globale. La regola di libera concorrenza e libero scambio vale se si parte in parità a monte, qui si parte da uno squilibrio a livello territoriale. Poi il libero scambio avvantaggia la bassa qualità e penalizza le produzioni locali. Esiste modo e modo di aprire i nostri confini, devono essere il Paese e il Consiglio a decidere in base alle proprie prospettive. San Marino non può applicare automaticamente le direttive europee, ma dovrà poter valutare di volta in volta le possibilità di recepirle. D’obbligo è il confronto poi con la cittadinanza, serve un referendum confermativo di questo tipo di percorso, oggi veniamo a sapere che dovremmo recepire tutto senza possibilità di emendarli”.

Andrea Zafferani, C10: “Quando con Su avevamo richiesto questo dibattito intendevamo affrontare 4 temi, il primo era aggiornarci sulla trattativa in corso, quindi ribadire la volontà di tutto il Consiglio di procedere se possibile, nella direzione di concludere questo accordo, cercando di portare a casa risultati utili, poi intendevamo delineare chiaramente aspetti per noi prioritari, da portare al tavolo della trattativa per salvaguardare il nostro lavoro, welfare, bilancio. Mi auguro nell’Odg ci sia possibilità di inserire ogni sei mesi un riferimento preciso del segretario. Se non si riesce a portare a casa trattamenti favorevoli rispetto le 4 libertà, difficilmente potremmo farle accettare ai cittadini. c’è il tema delle residenze, è possibile creare quote di ingresso, c’è il tema della libera circolazione dei servizi, la concorrenza dei soggetti esterni. Se non si ottengono trattamenti preferenziali la vedo difficile, serve un aperto confronto sulle linee di indirizzo da portare nei vari passaggi della trattativa. Se l’esito sarà accettabile o meno è da ribadire nell’Odg. Bisogna capire che la trattativa non è del governo ma del Paese, anche qui chiediamo un passaggio nell’Odg. Penso che proprio la delicatezza dei temi che affronteremo a breve richiedono di identificare in maniera collettiva e aperta quale siano i confini da non superare e le deroghe da ottenere a beneficio dei negoziatori. Rispetto alla relazione di Valentini mi trovo d’accordo sulle linee da sostenere nel tavolo della trattativa, sarebbe stato bene affrontarli prima, positivo il preambolo e l’inserimento clausola salvaguardia, la proposta di non inserire la clausola ghigliottina”.

Nicola Renzi, Ap: “E’ una sfida incredibile che il Paese sta affrontando. Ridabisco la necessità totale e assoluta che tutti i nostri cittadini, in qualunque settore operino e qualunque sia loro visione, siano coinvolti. Tutte le volte che si parla di questo argomento non possiamo ripartire da zero, partendo dallo stesso ‘sì o no’. Abbiamo scelto di giocarci la partita del negoziato, non significa dover accettare tutto quello che viene proposto e richiesto dalla controparte. E’ un negoziato e dobbiamo essere consapevoli e in grado di giocarci le nostre carte. La controparte contraente del nostro accordo merita rispetto e attenzione, temo che in alcuni momenti la preparazione tecnica sia soverchiante le nostre capacità statuali ma questo non ci deve intimorire. Una strategia di negoziazione è anche quella di far valere la pluralità di soggetti che stanno intraprendendo con noi questo percorso di avvicinamento all’Ue. Anche io chiedo al segretario di cercare di far sempre maggiori sforzi perché tutta la nostra cittadinanza capisca quanto sia cruciale il percorso che stiamo intraprendendo a tutti i livelli, non solo per l’aspetto politico, amministrativo, non solo sindacati e categorie, ma che l’informazione arrivi a tutti”.

Francesca Michelotti, Su: “Abbiamo creduto nell’Europa da neofiti. In questo orizzonte di pace e cooperazione abbiamo sempre pensato che San Mairno potesse dare un contributo originale. Nel 2013 abbiamo avuto un referendum che chiedeva di inviare una lettera per la preadesione all’Europa. I Sì non hanno raggiunto i quorum e non se ne è fatto nulla, per questo siamo arrivati all’accordo di associazione. L’atteggiamento dei nostri cittadini è stato tiepido, forse perché l’Europa che conosciamo meglio è quella del pareggio di bilancio e dell’austerità e noi pensiamo invece che l’Europa possa essere un’opportunità per il nostro Paese. Si parla di sovranità e rinunce. Io per esempio rinuncerei alla nostra Dichiarazione dei diritti per poter assumere la Carta europea dei diritti. Se avessimo i diritti dell’Europa noi saremmo un Paese moderno, invece qui dentro ancora parliamo di aborto e riconoscimento del matrimonio con persone dello stesso sesso con un linguaggio degli anni sessanta. Se vincerà il Brexit sarà un disastro economico e morale, cambierà il quadro di riferimento e genererà ritardi anche al nostro processo. Tuttavia c’è da tenere presente la verità di cui ci ha parlato Beccari prima: il processo è inesorabile. Avremo la speranza di salvarci dall’omologazione solo se saremo in Europa e non è un paradosso. Il rapporto esclusivo con l’Italia infatti pregiudica la nostra sovranità. Il nostro diritto alla difesa non ha avuto possibilità di essere pienamente esercitato, in alcuni casi ci siamo sentiti aggrediti. E siamo ancora in piena Torre d’avorio”.

Gerardo Giovagnoli, Psd: “Dopo tanti anni di discussione, referendum e valutazioni, davo per assodato il percorso di associazione con le 4 libertà e che oggi si parlasse di altre cose più approfondite. Nessuno ha mai messo in dubbio che non si potesse rimanere in questo stato di cose. Dopo essere stati al centro dell’attenzione per anni, essendo terzi all’Ue, avendo regole peculiari, nostre, possiamo anche dire che avessero evidenziato la nostra sovranità, ma poi le regole abbiamo dovuto cambiarle comunque. Abbiamo perso sovranità? No, era un obbligo ma anche una scelta di Paese definitiva verso la trasparenza e l’integrazione internazionale. Mi chiedo come si faccia ancora a ragionare ‘abbiamo la nostra sovranità, abbiamo le nostre regole etc’. Pensate che Stati più grandi non abbiano riflettuto su cosa andavano a rinunciare? Le regole però sono concertate in un altro ambito, purtroppo non stiamo chiedendo l’adesione, in quel caso avremmo avuto il ruolo di dire la nostra, ma difendo anche questo status. Siamo noi che abbiamo bisogno dell’Europa o è l’Europa che ha bisogno di noi? Molti nostri cittadini stanno prendendo cittadinanza italiana, che è quella europea, per poter studiare e lavorare fuori. Vogliamo continuare a farci le regole da noi? Spero da questo dibattito si esca con un Odg che dia rafforzamento alla nostra capacità negoziale”.

Marco Gatti, Pdcs: “Il tema del rapporto di San Marino con l’Europa porta a due considerazione, maggior esigenza di integrazione sentita dal mondo economico, ma non solo. Poi il fatto che una piccola realtà come San Marino può riuscire a mantenere la sua identità nel momento in cui si trova a confrontarsi in una organizzazione dove si trovano tanti Stati. Bisogna trovare il giusto bilanciamento ed è una grande sfida per la classe politica sammarinese nel momento in cui va a definire questo accordo. Tutti diciamo che bisogna superare rigidità e riconosciamo la necessità di superare barriere e vincoli burocratici, libera circolazione dei servizi che non c’è, la preoccupazione più grande è relativa alla libera circolazione delle persone che per un piccolo Stato ha una rilevanza significativa. Si ricerchi quindi un accordo che dia soddisfazione ai piccoli Stati e nel contempo all’Ue , il migliore possibile. Nessun paramento può pensare di poter fare una scelta così senza confrontarsi con la cittadinanza. Condivido che serva un referendum confermativo. Ma quando si arriverà a dire che l’accordo va bene, e sarà sottoposto a referendum, questo non puà essere strumentalizzato politicamente. Vorrei proporre di predisporre insieme un Odg, chiedendo la disponibilità ai gruppi di lavorare insieme per arrivare alla fine alla votazione più condivisa possibile. E non trovarci di fronte a qualcosa solo della maggioranza, serve un lavoro convinto che dia al governo un mandato preciso sulle cose da portare avanti”.

Pasquale Valentini, segretario di Stato, replica “La prima cosa positiva che rilevo è quella di esserci parlati di questo problema. Ho l’impressione che a volte si creino equivoci o fraintendimenti perché non ci sono occasione per confrontarci senza pregiudizio sulle questione reali da affrontare. Ben vengano anche critiche e perplessità se servono per chiarire. Ritengo indispensabile un Odg che riassuma le problematiche di cui abbiamo parlato e che dia indirizzi forti per il gruppo negoziatore. Prima questione: non abbiamo parlato di tutti i problemi che oggi ha l’Europa, né voglio dire che non c’entrano con il nostro negoziato. Sono consapevole delle difficoltà che sta vivendo, ma alcuni interventi hanno chiarito molto bene. Non siamo davanti a un’opzione che non ci piace, ma ad uno stato di necessità. Ho incontrato molti giovani che con la cittadinanza sammarinese non potevano andare a lavorare a Londra o studiare in Europa, aziende che chiedevano di operare ma non avevamo authority per certificare quel prodotto, banche che non possono operare in Europa pur avendo recepito buona parte aquis comunitario. Ci sono accordi con l’Italia che perdono valore perché di materia dell’Unione, questa vicenda sta bloccando alcuni settori, per poter continuare a operare con l’Italia dobbiamo adeguarci comunque alla normativa europea. Il programma di maggior integrazione con l’Ue non lo possiamo eludere. Dopo due Odg, tutte le forze, tranne Rete, hanno sostenuto questo percorso, a seguito di ciò il congresso ha deliberato tutto quello che ci è servito per portare avanti il negoziato. Siamo davanti ad un passo importante per il futuro del nostro Paese”.

Augusto Casali, Partito Socialista: “Il referendum non è passato, l’iter è stato bloccato. A Vladimiro Selva, che ha chiesto dov’ero un anno fa, dico che ho aderito al gruppo del Partito Socialista da indipendente e non sono più iscritto. Mi è stato detto cosa vogliono i cittadini e le imprese. Nessuno mi ha detto cosa vuole San Marino e finca a quel punto vuole spingersi. Temo non lo sappia nemmeno chi va a negoziare. Ho apprezzato l’intervento di Arzilli, che ha parlato di condivisione e dibattito”.

Andrea Zafferani, Civico 10: “Sulla libera circolazione delle merci, mi piacerebbe ci fosse un impegno del governo a tornare a riferire, appena saranno disponibili, sulle valutazioni anche numeriche sul tema dell’autonomia doganale. Di qui in avanti è necessario che il governo venga in Aula prima che inizino i negoziati su specifici aspetti dell’accordo. Civico 10 era favorevole al referendum del 2013. Faccio presente che, consapevoli del fatto che nell’opinione pubblica c’è un atteggiamento critico nei confronti dell’UE, chi fa presenti le peculiarità di San Marino non fa un esercizio di resistenza, ma di rinforzo”.

Pasquale Valentini, segretario di Stato agli Affari Esteri: “La parte che finora è stata discussa in sede di negoziato è quella del quadro istituzionale. Si è andato a negoziare in forza di quanto indicato dal Consiglio grande e generale con l’odg approvato nel gennaio 2015. Non dobbiamo andare alle conclusioni per una cosa che è solo all’inizio”.

Comma 13. Progetto di legge “Progetto di Legge in materia di associazionismo”, presentato dai gruppi consiliari di maggioranza. (seconda lettura)

Guerrino Zanotti, Psd, relatore di maggioranza: “Le condizioni di partenza vedevano la presenza di quattro distinti progetti di legge: in materia di associazionismo, di volontariato, sulle associazioni non lucrative e le fondazioni, sul volontariato e l’associazionismo e la consulta. La commissione ha convenuto sull’accorpamento in un unico progetto dei primi due, e sul ritiro delle restanti, presentati da governo, Upr e Civico 10. E’ un dovere, per chi è stato chiamato ad amministrare il Paese, definire regole chiare e agevoli che facilitino la vita associativa sgravandola il più possibile dagli obblighi burocratici che ne rallentano la realizzazione delle finalità. Sono stati accolti quasi integralmente gli emendamenti di Civico 10.

In materia di associazionismo gli obiettivi sono armonizzare la legislazione sammarinese alle direttive internazionali, fornire supporto amministrativo, favorire il dialogo e la collaborazione nel mondo dell’associazionismo. Vengono definiti i requisiti comuni a tutte le associazioni. Vengono stabilite le agevolazioni in termini fiscali e di accesso all’utilizzo di strutture pubbliche. Viene istituito il Fondo per la promozione delle attività senza scopo di lucro, gestito dalla consulta delle associazioni. Al finanziamento partecipano il 3% degli avanzi di gestione delle associazione, le liberalità di singoli soggetti, il 3 per mille del reddito imponibile esplicitante destinato, il contributo annuale destinato dal bilancio dello Stato. Si istituisce il registro delle associazioni, si definisce forma e ambiti di intervento dell’Ufficio di segreteria della consulta.

Vengono rappresentate le definizioni per l’individuazione del volontario o l’operatore delle attività solidaristiche. Viene istituito l’albo del volontario”.

Franco Santi, Civico 10, relatore di minoranza: “Il progetto di legge presentato dalla maggioranza intendeva mettere ordine e correggere il tiro rispetto a quello presentato dal governo, che riguardava solo il volontariato. Le ragioni principali che stanno dietro alla richiesta di intervenire a riformare il settore sono di rendere organica la normativa. Le nuove esigenze di trasparenza e di tracciabilità nella gestione operativa e contabile delle associazioni, che discendono dagli organismi che contrastano il riciclaggio, hanno appesantito la burocrazia e gli oneri a carico delle associazioni. Nasceva quindi l’esigenza di riequilibrare questo fattore. Era urgente riformare la consulta delle associazioni rendendola più funzionale. Fra le novità introdotte le agevolazioni in termini di imposte e tasse, le tariffe e modalità agevolate per l’accesso a prestazioni e servizi legati all’attività operativa delle associazioni. C’è stata ampia disponibilità da parte del governo al confronto e l’approfondimento degli emendamenti. Numerosi gli emendamenti presentati dall’opposizione approvati. Su alcuni, tuttavia, vi è stata una lettura distinta e una mancata condivisione. Mi riferisco al contenuto che permette ai soci dell’associazione di essere assunti come lavoratori subordinati per lo svolgimento delle attività dell’associazione medesima. E’ un concetto che si scontra con la mancanza del fine di lucro. Se un’associazione dovesse avere necessità di assumere in pianta stabile delle professionalità, significa che l’attività portata avanti ha ottenuto la forza per trasformasi in cooperativa o società. Ribadiamo l’importanza di trovare una nuova sede per la consulta delle associazioni”.

Giuseppe Morganti, segretario di Stato alla Cultura: “Ora ci sono due leggi che regolamentano associazionismo e volontariato. Il progetto di legge tiene presente 4 impostazioni che si sono confrontate sull’argomento. Si ha la pretesa di mettere insieme queste idee per favorire l’associazionismo e dare impulso al volontariato. Il Moneyval ha indicato come necessario intervenire in materia di trasparenza. In questo progetto abbiamo posto le regole fondamentali chieste dagli organismi internazionali. Le associazioni sono sottoposte all’articolo 37 della legge societaria che prevede una determinata conformazione nella presentazione dei bilanci. Qui si dà coraggio alle associazioni, che possono usufruire di supporti senza dotarsi di commercialisti, con costi insostenibili. E’ previsto un fondo gestito autonomamente, senza discrezionalità da parte della segreteria di Stato, che fino a oggi invece decideva se finanziare l’attività di un’associazione.

Si dà forza e sostanza riconoscendo particolari diritti a chi fa il volontario. Si prevedono attività anche in collaborazione con altri Stati. Dico a Santi che il reddito da lavoro non è lucro. Quando si lavora si ha un legittimo riconoscimento in relazione alla specifica attività. Nella legge ci sono forti incentivi di carattere fiscale, oltre alla volontà di rivedere il regolamento di utilizzo delle sale dello Stato”.

Enrico Carattoni, Psd: “A volte non ci rendiamo conto di quanto incide nella vita delle persone il volontariato. E’ stato opportuno scindere questo progetto di legge da quello sulle fondazioni, approvato in precedenza. Il mondo dell’associazionismo deve essere preservato. Appesantirlo con la burocrazia potrebbe svilire e disincentivare la popolazione ad affacciarsi all’associazionismo. La legge si adegua ai tempi e dà regole certe e chiare”.

Augusto Michelotti, Sinistra Unita: “Il volontariato a San Marino è una espressione importante di quello che fanno i cittadini. C’è stata collaborazione nella commissione, sono stati accolti molti emendamenti della minoranza. C’è stata anche qualche scaramuccia. E’ mia intenzione portare due emendamenti modificativi”.

Franco Santi, Civico 10: “Il segretario dice che il lavoro subordinato non è lucrare. Ci può stare. Solo che ci sta fino al punto di entrare in conflitto con una definizione contenuta nella legge, che dice che l’attività riguarda prestazioni personali, volontarie e gratuite degli associati. C’è un concetto forte di volontariato. Tutta la legge è permeata di questo principio. Il cuore dell’operazione, dell’articolato, è la consulta. Crediamo che debba essere al più presto data attuazione a questo percorso, che è legato al fabbisogno e alla disponibilità di risorse umane qualificate e capaci di costituire un supporto alle associazioni”.

Nicola Selva, Upr: “Era un’esigenza visti gli adeguamenti che San Marino ha dovuto fare in ambito associativo a livello internazionale. La sfida è, recependo le raccomandazioni, fare una norma che sa bilanciare la necessità di trasparenza con una burocrazia leggera. Questo è un mondo importante per la nostra società e i nostri giovani. Potrebbe servire una fase transitoria alle nuove regole per vedere se c’è la possibilità di fare sopravvivere le associazioni molto piccole”.

Maria Luisa Berti, Noi Sammarinesi: “Il movimento Noi Sammarinesi sosterrà il progetto di legge. Vedremo se ci sarà l’esigenza di effettuare correttivi quando verrà applicato”.

Elena Tonnini, Rete: “Si lascia intendere che il volontariato va inteso solo quando va incontro alle esigenze di qualcuno. C’è il rischio, in alcuni punti, di sostituire lo Stato in alcuni ambiti, come alcuni servizi agli anziani. Mi pare che ci sia la pretesa di andare a catalogare e dirigere questo mondo con sovrastrutture come gli albi. Qui si prevede la presentazione di curriculum. Sono regole restrittive. L’albo viene censito e incanalato, spesso attraverso il ruolo del professionista o con una formazione apposita. La volontà di catalogare rischia di tenere fuori ambiti spontanei come quelli legati alla filantropia e all’altruismo. Qui si pensa invece alla prestazione. Dichiaro il mio appoggio agli emendamenti per introdurre un settore che rischia di rimanere fuori, quello dedicato alla fauna. Ritengo opportuno inserire un periodo di transizione”.

Mimma Zavoli, Civico 10: “Era necessario addivenire a un testo il più condiviso possibile. Parliamo di un ambito che può riqualificare un tessuto sociale che sta soffrendo ed è distaccato dalla realtà che lo circonda. Leggi come questa, se ben concepite e strutturate, possono rappresentare punti di riferimento in ambito sociale. Le forme che fanno riferimento al volontariato necessitano di un maggior profilo di riconoscimento e riconoscibilità. Ben venga una norma che mancava e andava fatta, probabilmente, prima”.

Manuel Ciavatta, Pdcs: “E’ un progetto di legge importante. Per la prima volta c’è un albo del volontariato. Anche chi non appartiene a una associazione può dare la disponibilità del proprio tempo per un’opera finalizzata al bene sociale. Viene normato anche il volontariato internazionale, per consentire a chi decide di far esperienze al di fuori di San Marino di estendere il proprio atto solidale fuori dalla repubblica. Viene data risposta alla richiesta degli organismi internazionali rispetto alle normative antiriciclaggio”.

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