La flessibilità per essere una concreta risorsa organizzativa presuppone reciprocità; chiedere di essere flessibili non offrendo agli altri altrettanta elasticità mentale e di comportamento non è assolutamente funzionale al raggiungimento di alcun obiettivo e può classificarsi semplicemente come mero opportunismo.
di Roberto Parma
La richiesta di flessibilità nello svolgimento delle quotidiane mansioni di lavoro è praticamente divenuta una consuetudine piuttosto che un’eccezione. Le imprese di oggi sembrano non poterne fare meno. Tutta colpa della turbolenza dei mercati che non permette programmazioni di medio e lungo termine. Questa condizione di incertezza non può però tradursi unicamente in pretesa di sempre crescente flessibilità: ad una maggiore incertezza deve corrispondere una più intensa attività di controllo e misurazione delle performance che rafforzi le capacità predittive dell’organizzazione.
Ma ancora non basta. La richiesta di flessibilità deve essere accompagnata anche da una corrispondente “offerta di flessibilità”. La flessibilità per essere una concreta risorsa organizzativa presuppone reciprocità; chiedere di essere flessibili non offrendo agli altri altrettanta elasticità mentale e di comportamento non è assolutamente funzionale al raggiungimento di alcun obiettivo e può classificarsi semplicemente come mero opportunismo.
