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Tra “Green economy” e antichi mulini

da Redazione

I due convegni: la Segreteria Territorio tra riqualificazione energetica, agricoltura bio e mobilità sostenibile; la Segreteria Cultura alla riscoperta della filiera dei grani.

 

La festa della terra è ufficialmente iniziata nel primo pomeriggio del 30 aprile: subito dopo il taglio del nastro, la Fiera si è voluta soffermare sugli aspetti anche economici: durante il convegno sulla “Green economy” locale – organizzato dalla Segreteria di Stato per il territorio, l’ambiente e l’agricoltura – sono “usciti” molti spunti interessanti.

I relatori si sono soffermati su tre macrocantieri: l’agricoltura sostenibile, la mobilità sostenibile e la riqualificazione energetica.

Sul primo, in linea con gli obiettivi di “Europa 2020” ma anche in linea con la filosofia del Consorzio Terra di San Marino, l’impegno preso è quello di un potenziamento della redditività delle aziende agricole e la competitività dell’agricoltura, ma anche quello della promozione dell’organizzazione della filiera alimentare e il turismo agroalimentare, che ben funziona nelle regioni italiane a vocazione enogastronomica.

Non poteva mancare un accenno al bio: durante la conferenza è emersa la volontà di promuoverlo. La Repubblica di San Marino – questo il messaggio – si è impegnato ad allineare la normativa interna a quella comunitaria, aggiornando ed integrando il quadro vigente.

Gli agricoltori, i trasformatori, gli importatori e tutti gli operatori della filiera dovranno sottostare alla normativa specifica se vorranno utilizzare, nella commercializzazione del prodotto, le diciture e i riferimenti al biologico.

Sulla mobilità sostenibile, filosofia già abbracciata dal Governo con una serie di interventi sul parco auto dello Stato, si sta valutando di sviluppare una rete di colonnine pubbliche finalizzate ad un turismo elettrico con il posizionamento di colonnine pubbliche per la ricarica gratuita di auto elettriche con parcheggio dedicato (in centro storico, al parcheggio della funivia, nei centri commerciali) al fine di attivare un turismo legato alla mobilità elettrica e i relativi network.

E’ poi allo studio una legge per l’acquisto di auto elettriche che preveda la monofase agevolata per l’acquisto di auto a zero emissioni da parte dei privati, eliminazione del bollo, introduzione di un ecobonus per auto a basse emissioni. L’obiettivo dichiarato è quello di avvicinare San Marino agli standard dei Paesi europei più virtuosi ed attenti all’ambiente.

Spazio anche alla riqualificazione energetica ed impiantistica degli edifici. Ad oggi il Titano ha adottato, attraverso la Legge numero 48 del 2014 e i successivi Decreti Delegati, una serie di linee d’indirizzo relative ad iniziative ed interventi oggetto di incentivazione nel campo del risparmio energetico degli edifici anche in ambito industriale e degli impianti per la produzione di energia rinnovabile.

A breve – hanno comunicato i relatori – sarà emanato un nuovo decreto delegato che modificherà i criteri, le modalità e i termini di concessione delle agevolazioni previste.

La domenica invece, nel primo pomeriggio, la Casa di Fabrica ha ospitato “La filiera dei grani antichi a San Marino e nel Montefeltro, recupero della via dei mulini”, una conferenza organizzata dalla Segretaria di Stato per la Cultura e moderata dal Segretario particolare, il dottor Antonio Kaulard, che ha permesso agli spettatori di poter ascoltare le diverse esperienze portate dai relatori.

Alberto Olivucci ha parlato delle varietà culturali antiche, portando alla luce il prezioso lavoro che alcuni contadini stanno mettendo in campo per non perdere i semi antichi. Per l’occasione, ha portato con sé anche alcune spighe: il “Gentil rosso”, il “Baffone” e il “Mentana”.

Alberto Naso invece si è soffermato sul progetto che da due anni la CAPA sta portando avanti, quello del recupero (e della valorizzazione) del Frassineto.

Giovanni Larghetti ha presentato al pubblico la sua esperienza: a Frontino panifica farine di grani antichi macinate a pietra e dà lavoro a 12 persone. Una straordinaria fotografia “a colori” che evidezia come il mercato di questi prodotti in realtà sia pronto e maturo, ma anche in grado di creare un’economia.

Dal confronto sono emerse alcune interessanti riflessioni. La riscoperta di queste colture dovrebbe essere valorizzata attraverso la sinergia tra territorio, cultura e sanità. Dall’incontro di queste tre realtà si potrebbe intraprendere una forma di marketing territoriale che possa valorizzare a 360 gradi questi prodotti di nicchia che, in scala industriale, non trovano spazio all’interno di una commercializzazione più “tradizionale”.

Per questi motivi, lo sbocco più adeguato potrebbe essere quello legato allo “slow tourism” dove benessere, tradizioni e una sorta di “filologia agroalimentare” sono le direttrici della loro valorizzazione.

Queste produzioni possono tutelare e allo stesso tempo far conoscere un territorio, dando la possibilità ai piccoli produttori di avere un reddito commisurato al lavoro e alla scelta “filosofica” che hanno deciso di sostenere.

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