E’ la capacità di superare le difficoltà e di uscirne rinforzati.
di Pellegrino Verruso
Durante gli studi universitari, a domanda precisa: “Cos’è la resilienza?”. Avrei pensato alla tecnologia dei materiali e avrei risposto: “E’ la resistenza a rottura per sollecitazione dinamica, determinata con apposita prova d’urto”. In altre parole, è l’inverso della fragilità. Durante la vita di azienda, pensando ai filati o ai tessuti, avrei anche potuto rispondere che si tratta dell’attitudine di questi a riprendere, dopo una deformazione, l’aspetto originale.
Se la stessa domanda mi venisse rivolta oggi, in questo momento di grande precarietà, ricorderei che resilienza viene dal latino resalio, iterativo di salio, che significa saltare, rimbalzare, per estensione danzare e risponderei che la resilienza è la capacità di un individuo di adattarsi alle avversità resistendo all’impatto senza “frantumarsi”, mantenendo e potenziando le proprie capacità affidandosi alle proprie risorse che emergono nel momento di maggiore difficoltà.
La resilienza, quindi, è la capacità di superare le difficoltà e di uscirne rinforzati. Aggiungerei di non confondere la resilienza con l’invulnerabilità…