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Polo del lusso, polo del lavoro per le imprese del Titano

da Redazione

Nelle scorse settimane le principali aziende del territorio hanno deciso di consorziarsi. I promotori stimano 200 milioni di maggiori entrate fiscali per lo Stato in dieci anni, un +10 per cento di incremento del PIL e circa 400 nuovi posti di lavoro.

polo lusso foto grande

 

 

di Alessandro Carli

 

E’ di estrema attualità il tema della realizzazione del Luxury Department Store San Marino, che rappresenta una grossa opportunità di lavoro per le imprese sammarinesi. Davanti a un progetto di questa portata (per la realizzazione del complesso nella zona di Rovereta, che si sviluppa su una superficie di circa 51.000 metri quadrati di cui circa 25.000 mq occupati dagli immobili che saranno costruiti, si parla di almeno due anni di lavoro), le principali imprese del Paese interessate – ovvero quelle legate al settore edilizio, al movimento terra, alla termoidraulica, agli impianti elettrici e altri ancora – si sono consorziate, proponendosi di realizzarlo direttamente. “Vogliamo dimostrare – spiegano – che sul Titano esistono professionalità di altissimo livello”. Le imprese che hanno fatto squadra sarebbero in grado di mettere sul campo una forza lavoro che oscilla tra i 280 e i 300 dipendenti, un numero che potrebbe, in fieri, anche sensibilmente aumentare.


UNA BOCCATA D’OSSIGENO PER LE IMPRESE

Analizziamo l’impatto che il progetto – e utilizziamo volutamente il condizionale – potrebbe avere sul sistema Paese. Non diciamo nulla di nuovo sulla crisi che sta ancora colpendo anche la nostra Repubblica: i numeri della Cassa Integrazione Guadagni (e in senso più allargato, degli ammortizzatori sociali) e le difficoltà che le imprese ancora oggi si trovano a dover superare, sono sotto gli occhi di tutti. Rispetto al ruolo di volano che ha il comparto edilizio per l’intera economia del Paese (ricordiamo che la convenzione sul Polo del lusso prevede che vengano privilegiate le imprese del territorio, ndr), non vogliamo ripeterci: abbiamo speso più e più pagine di San Marino Fixing, ospitando le riflessioni degli imprenditori del settore e offrendo ai nostri lettori i modus operandi (anche e soprattutto legislativi) delle realtà limitrofe. L’istantanea scattata recentemente dalla Cassa Edile della Repubblica di San Marino dà la misura del problema: dal 2008 ad oggi sono state più di 30 le imprese edili che hanno dovuto chiudere i battenti in Repubblica, coinvolgendo circa 400 lavoratori, senza contare l’indotto.

Il Polo del lusso quindi, ma un po’ tutta la zona di Rovereta, può rappresentare una inversione di tendenza per le imprese del territorio: il Governo ha dato l’ok alla trasformazione dell’area, cambiando la “destinazione” da industriale a commerciale. Permettendo alle imprese della Repubblica di lavorare – chiaramente a determinati requisiti “di livello qualitativo” -, si può dare linfa al settore. Vista anche la qualità del progetto e l’impegno richiesto, è chiaro che dovranno essere messi in campo know-how e capacità di fare “a regola d’arte”. Insomma, un banco di prova efficace per capire se San Marino possiede quelle professionalità in grado di svolgere opere piuttosto importanti.

 

PARCHEGGI, EDIFICI, INQUINAMENTO

Il Polo del lusso – pensato su un modello all’estero già collaudato e che si è rivelato vincente, ovvero quello denominato “village” – significa anche nuova occupazione. La dimensione e il modo di funzionare del progetto, si legge nella documentazione creata dal gruppo di imprese, porta con sé alcune rilevanti opere di urbanizzazione d’interesse pubblico. Il tracciato stradale verrà modificato per meglio integrare la sua funzione pubblica con la disposizione degli accessi veicolari al nuovo intervento. Il progetto prevede inoltre la realizzazione di due parcheggi di uso pubblico lungo il suo percorso, dei quali uno è progettato per fungere da “stabilizzatore” nei momenti di maggior afflusso di acqua lungo il fiume Ausa.

“La realizzazione di parcheggi in sottosuolo – spiega la relazione degli imprenditori – ci ha permesso di assecondare la pendenza naturale del terreno e di ridurre l’impronta al suolo dell’intervento e la riduzione dell’impermeabilizzazione del terreno”.

Ciascun livello ha un accesso indipendente dall’esterno e si collega alle quote della piazza tramite tre blocchi di risalite verticali, con scale e ascensori. Le soluzioni proposte sono state verificate attraverso modelli di simulazione dinamica dei flussi veicolari per assicurarsi che strade e parcheggi rispondano alle necessità funzionali imposte dal nuovo insediamento. Alcuni edifici saranno rivestiti con pannelli di cemento fibrorinforzato con inerti naturali, tra cui la pietra di San Marino, affinché siano ripresi i colori degli edifici del borgo storico. La struttura si configura come una sequenza di spazi comuni, di stampo tipicamente urbano, che potranno anche ospitare eventi non necessariamente legati all’attività commerciale prevista. Seppure incentrate sul commercio, le attività previste includono anche la ristorazione e luoghi di informazione e servizi legati alla Repubblica e al suo centro storico. Il cuore del progetto è senza dubbio lo spazio collettivo dove si affacciano gli edifici, che costituisce la faccia più pubblica dell’intervento. In questo contesto l’altezza, la materia e l’articolazione degli edifici diventa un elemento fondamentale della costruzione.

 

CAPITOLO ENTRATE: LE STIME

Per quel che concerne le entrate per lo Stato, i promotori stimano 200 milioni di euro di maggiori entrate fiscali per la Repubblica in 10 anni, al netto delle agevolazioni fiscali, circa il +10% di incremento del Prodotto Interno Lordo della Repubblica (con il Polo del Lusso a pieno regime) e circa 400 nuovi posti di lavoro. Il numero di negozi è sull’ordine delle 70 unità.

 

QUELLE PAGINE DEL PASSATO

L’altro aspetto parte dal passato ma arriva direttamente al presente e, forse (questo lo diranno le urne) al futuro. Ricordiamo tutti Ikea e il Centro Commerciale le Befane: i vertici dei due gruppi avevano individuato come territorio ideale dove fare impresa quella zona che abbraccia la Repubblica di San Marino e la Riviera. Due opportunità che poi, specificatamente per il Titano, si sono concluse con un nulla di fatto. Con il questo progetto parliamo comunque di un target di clienti diverso, più “alto”. “I brand internazionali legati al settore del lusso – sottolineano gli imprenditori che si sono associati – hanno una grande capacità attrattiva, che realisticamente potrebbero portare sul Titano almeno due milioni di clienti all’anno. Clienti dalla buona capacità di spesa, che spesso abbinano lo shopping a una visita culturale alla città. Il biglietto da visita che l’Antica Repubblica presenta al mondo dal 2008 è scritto nel bronzo: Patrimonio Mondiale dell’UNESCO…”.

Già, il centro storico. “Il Polo del lusso non frenerebbe il commercio di Città, anzi – concludono gli imprenditori -. Le ricadute si avvertirebbero anche in cima al Monte: hotel e alberghi, ristorazione, negozi che vendono prodotti ‘più sammarinesi’ – il ‘made in’, o comunque le tipicità locali, funzionano molto bene in diverse Regione d’Italia e all’estero- o semplicemente altri brand e altre tipologie merceologiche, verrebbero frequentati dai clienti del Luxury Department Store San Marino”.

 

LA CONVENZIONE: INVESTIMENTI PER 105 MILIONI

Riepiloghiamo brevemente i passi salienti della convenzione sul Luxury Department Store San Marino. Sono previsti investimenti per 105 milioni di euro (divisi in due fasi distinte) e un volume occupazionale diretto e indiretto, impiegato nelle società dei promotori ed in quelle di gestione dei negozi, di circa 200 persone nella prima fase.

Dei 105 milioni complessivi, 40 mln saranno investiti direttamente dai promotori, mentre i restanti 65 mln saranno oggetto di finanziamento, per il quale sarà chiesto il credito agevolato.

La fase uno (I), da completarsi entro la fine del 2017, prevede un investimento diretto dei soci per 30 milioni (che sarà la somma massima, per questa fase, di beneficio fiscale previsto dalla Legge IGR) e un finanziamento, a credito agevolato, per 40 milioni.

La fase seconda (II) invece, da completarsi entro la fine del 2019, prevede un investimento diretto dei soci per 10 milioni (che sarà la somma massima, per questa fase, di beneficio fiscale previsto dalla legge IGR) ed un finanziamento, a credito agevolato, per 25 milioni.

Come previsto dalla Legge, il credito agevolato verrà erogato solo se lo Stato avrà incamerato un importo uguale o superiore dalle imposte.

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