Home FixingFixing Carlo Barulli: “La mia vera scuola è stata il lavoro”

Carlo Barulli: “La mia vera scuola è stata il lavoro”

da Redazione

“A 11 anni facevo le case, a 12 portavo i souvenir di San Marino piene di profumo di lavanda”. L’imprenditore si racconta: la passione per il calcio, per il ciclismo e per le ceramiche.

Carlo Barulli

 

 

di Alessandro Carli

 

“A undici anni facevamo, come si diceva alla fine degli anni Cinquanta, ‘la casa’, un pezzo alla volta. Ricordo ancora oggi i quantitativi per fare la calce: sei carriole di sabbia e un sacco di cemento da 50 kg. Ogni tanto le carriole diventavano sette. Il problema è che non riuscivo a trasportare questi pesi, quindi facevo anche tantissimi viaggi”.

E’ questo il primo passo nel mondo del lavoro di Carlo Barulli, imprenditore che ha legato il proprio nome a Gattei Impianti (nel tempo però ha fondato anche altre aziende nel territorio).

Ma già all’età di 12 anni arriva una nuova occupazione, anch’essa davvero ricca di aneddoti, come lui stesso racconta con un sorriso: “Portavo le bottiglie di ceramica, i souvenir di San Marino che riempivamo con il profumo di lavanda ai negozi di città”.

L’incontro con quello che poi diventerà la sua principale occupazione – l’idraulica – avviene poco dopo.

“A 14 anni ho cominciato ‘la bottega’ con Tommaso Bigi, padre dell’ex Segretario di Stato. Poi sono andato a lavorare da Domenico Gattei. Nei primi anni Settanta io, Monaldi e Gatti siamo entrati in società con Gattei sino ai primi anni Ottanta. Poi abbiamo continuato noi tre sino al 2006, anno in cui ho rilevato la ditta. Dieci anni fa l’impresa era al massimo del lavoro. La crisi iniziata nel 2008 è arrivata anche da noi. Siccome siamo legati all’edilizia…”.

Eppure Gattei Impianti non ha mollato. “Con grandi sacrifici e stringendo i denti, con impegno, investendo anche capitali personali e puntando sulle persone, siamo riusciti ad andare avanti” racconta.

Ma di quei primissimi lavori di poco più che adolescente, Carlo Barulli ne ha conservato memoria, trasformando parte di quell’impegno in un hobby, è da sempre un collezionista. “Ho iniziato con francobolli e monete che poi ho lasciato per dedicarmi alla ceramica italiana e di San Marino. Alle varie mostre di ceramica fatte sia a San Marino e in Italia ho prestato vari pezzi. Nella mia collezione ci sono manufatti che appartengono vari periodi ma principalmente Ottocento e Novecento. Il mio sogno è quello di creare, assieme alle istituzioni, un museo permanente qui a San Marino. I brand più importanti sono Ginori, Cantagalli, Molaroni, Santarelli, Farina e Minghetti e artisti quali Giò Ponti, Chini, Pietro Melandri, Achille Wildi, Rometti. In collaborazione con la dottoressa Giuliana Gardelli stiamo preparando anche un catalogo sulla ceramica istoriata italiana”.

Carlo Barulli poi entra di slancio nello sport. “Calcio in particolare” specifica.

“Sono stato tra i primi, assieme ad altre persone, a creare la settimana di preparazione: sette giorni ad agosto a Montalbo di scuola-calcio, quindi dedicato ai più giovani. Un centro estivo fatto in casa, circa 15-18 ragazzini che di giorno si divertivano, giocavano e mangiavano tutto quello che veniva preparato grazie all’impegno di familiari e persone disponibili”.

Ma il nome di Barulli è legato anche a una squadra di San Marino. “Da 35 anni siamo vicini alla squadra del Murata. Ci siamo avvicinati all’inizio degli anni Ottanta creando il settore giovanile. Lo sport, con le sue regole, ha permesso a molti di loro di poter coltivare una passione sana”. Ma il suo legame con il Murata lo porta anche ad alcuni ricordi: “La squadra, ormai qualche anno fa, è arrivata ai preliminari di Champions League. Nella rosa avevamo giocatori di grandissima caratura tecnica come l’ex romanista Aldair e Massimo Agostini, ‘il condor’, già centravanti del Milan“. Barulli è milanista di lunga data – “Ho ammirato molto Gianni Rivera sia come calciatore che come uomo, come pure Franco Baresi” – ma è anche appassionato di ciclismo. “Mi piacevano Felice Gimondi, un campione completo, ma anche Francesco Moser e Marco Pantani, il Pirata”.

Barulli per un momento torna alla sua infanzia. “Ho fatto la quinta elementare: la mia scuola è stata il lavoro”. Ma è durante l’ultimo anno delle scuole che i suoi ricordi si fermano.

“Venne a casa nostra il direttore, Pacifico Montanari, per chiedere a mia madre di farmi continuare gli studi e di rinunciare al lavoro, ma con mio padre emigrato in Germania prima e poi in Francia, a casa c’era bisogno di braccia che lavorassero”.

Chissà se il direttore Montanari si sarebbe immaginato di vedere quel bambino un giorno diventare imprenditore di un’azienda che oggi dà lavoro a oltre 20 persone: Gattei Impianti si sviluppa su una superficie di circa 2 mila metri quadrati e negli anni ha eseguito lavori presso l’ospedale di Stato, World Trade Center, Admiral Point, Atlante, Azzurro, La Piazza, Museo di Stato, Palazzo Begni, Palazzo Congressi e anche presso le principali aziende industriali del territorio sammarinese.

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