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Primo Maggio, festa ancora rimandata

da Redazione

Ottimismo: segnali di ripresa nel manifatturiero e le riforme necessarie. Disoccupazione altissima e sono soprattutto i giovani a subirla.

 

di Daniele Bartolucci

 

La disoccupazione da una parte, la ripresa che ancora non si vede concretamente e che non consente, quindi, di progettare un futuro più positivo per il futuro. Sono questi i temi che anche nel 2016 affliggono l’area europea e anche San Marino. I lavoratori, protagonisti della Festa del Primo Maggio, ne hanno piena consapevolezza, purtroppo da diversi anni ormai. I numeri sono lì a testimoniare questi problemi, ovvero un livello di disoccupazione mai visto a San Marino (a fine febbraio il tasso di disoccupazione totale era del 10,11%) con 1.669 persone iscritte nelle liste. E’ pur vero, come spiegato nella relazione del Gruppo Tecnico per la riforma degli ammortizzatori sociali (vedi Fixing nr 14 ) che la distinzione tra disoccupati in senso stretto e “altri”, che ha generato più volte un misunderstanding dei dati forniti dall’UPECEDS, è solo una parte del problema. L’altra, più interessante ai fini di una più corretta gestione delle risorse disponibili, è quella data dalle liste disoccupati: pur essendo migliorato il rapporto tra iscritti e assunti entro i 50 giorni dalla fine della mobilità, “si scopre che un numero non trascurabile di lavoratori risulta ivi iscritto da lungo tempo”, si legge nella relazione: 681 su 1.319 nel 2014, 299 su 1.336 nel 2015. E di questi “una quota non trascurabile, pur se iscritta da lungo tempo, non ha mai ricevuto un avvio al lavoro o gli avvii al lavoro risultano in numero non superiore a 1 o 2 occasioni”. Il problema è dato dal contributo che comunque queste persone possono percepire e “dobbiamo quindi evitare che la permanenza in queste liste diventi un reddito vero e proprio”, aveva anticipato il Segretario Iro Belluzzi. Per il Gruppo Tecnico, infatti, “devono essere ragionevolmente rivedute le regole di amministrazione, iscrizione e tenuta del registro stesso”, ricordando che attualmente sono iscritti anche coloro che non stanno cercando un lavoro. Come intervenire? Le ipotesi sono diverse, ma non possono prescindere dall’evitare “fenomeni antibeveridgiani di arrendevolezza (consapevole o meno) nella ricerca di una nuova occupazione”. Tradotto: riduzione progressiva dei benefici al decorrere del tempo, vincoli più stringenti alla formazione e sanzioni a chi rifiuta l’occasione di lavoro che si presenta. Incentivare i disoccupati (se reali) a trovare un lavoro si declina poi in vario modo, a partire dalla formazione professionale, fondamentale per ricollocarsi in un mondo del lavoro in continua evoluzione. Ma perché tutto sia veramente efficace, occorrono anche gli interventi legislativi giusti. Quelli degli ultimi hanni hanno infatti innescato dinamiche positive: è aumentata la percentuale di lavoratori over 50 e di donne, questo grazie anche alle politiche attive introdotte per tempo, più difficoltoso è l’inserimento nel mondo del lavoro dei giovani, degli under 30, per i quali ancora non si intravvedono interventi risolutori. Allo stesso modo è in dirittura d’arrivo l’attesa riforma del mercato del lavoro, che dovrebbe dare slancio soprattutto al collocamento, con un mix tra pubblico e privato dalle potenzialità altissime per quanto riguarda l’incontro tra domanda e offerta. Il sistema sammarinese, del resto, con oltre 5mila frontalieri e “solo” 1.600 disoccupati, si presenta ancora come un sistema in grado di riassorbire questi ultimi senza particolari problemi, a patto che siano veramente utili alle aziende. Perché le aziende sammarinesi stanno ricominciando ad assumere, non lo si può negare: solo il settore manifatturiero nel 2015 ha creato oltre 200 posti di lavoro in più, trainando in positivo tutto il comparto dei dipendenti, compreso il pubblico. Altri settori stanno uscendo dalle secche degli scorsi anni, altri si stanno rilanciando in grande stile (come il turismo e la sanità), altri ancora stanno attirando investimenti (l’Outlet di Trulli è già aperto, poi partiranno i lavori del The Market). Sintomi di una ripresa da intercettare, spingere e agevolare. E in questo, forse per i tanti anni di crisi alle spalle, forse perché San Marino è comunque una piccola comunità coesa, ci sono i presupposti che si riesca a farlo tutti assieme: istituzioni in primis, ma anche imprese e lavoratori assieme, senza conflitti, ma con la consapevolezza dei reciproci ruoli, ovvero che senza imprese non c’è occupazione e senza lavoratori non c’è impresa.

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