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L’arte per diversificare gli investimenti

da Redazione

Il fondo Scudo Investimenti (Banca CIS) è l’unica realtà tra Titano e Italia. Arnaldo Antonini: “Riduce la dipendenza da obbligazioni e azioni”.

Banca CIS

 

 

di Alessandro Carli

 

Forse nessuno ha saputo leggere e interpretare i mutamenti e le evoluzioni del Novecento come gli artisti: chiamati a esprimersi secondo le proprie poetiche per raccontare e raccontarsi, hanno saputo tratteggiare con un segno indelebile (e colorato) gli umori, gli eventi e le speranze delle persone comuni.

Così la mostra “tutta sammarinese” che Viterbo ospita sino al 29 maggio e che già nel titolo disvela i suoi intenti artistici e di “cunto” (“1915-2015 tra forma e segno”) si inserisce nel percorso, anzi, nella pennellata che Banca CIS, attraverso la società controllata Scudo Investimenti SG, ha iniziato a tracciare circa un anno fa con “Scenari del ‘900”.

Ieri come oggi, a innalzarsi a totem universale (l’arte non conosce idiomi e non si limita alla scrittura), è la pittura. E i nomi degli artisti è di primissimo ordine: Modigliani, Fontana, Carrà, Rosai, Campigli, Gentilini, Baj, Schifano, Cassinari, Boetti, Vedova, Rotella, Dorazio, Castellani, Perilli, Cucchi, Chia e altri importanti artisti.

Ma l’arte, oggi in maniera sempre più prorompente, è anche altro. E’ in prima battuta (anche) una forma di investimento importante, che non subisce le oscillazioni e i terremoti dei mercati (un esempio su tutti, il “mattone”, un tempo “bene solido” mentre oggi non ha più la stessa consistenza) e che, se non è proprio un “bene rifugio”, rappresenta senza dubbio un’opportunità di diversificazione.

La domanda, anzi, una serie di domande, le abbiamo rivolte – in occasione dell’evento, ‘Tra Arte e Finanza’, organizzato da Banca CIS (il 19 aprile dalle 11 alle 17 all’interno della sede di Serravalle) ed impreziosito dall’esposizione di alcune opere d’arte della collezione del Fondo – ad Arnaldo Antonini, Direttore Generale di Scudo Investimenti.

Qual è oggi il rapporto tra investimento ed arte?

“Nel corso degli ultimi anni l’arte da pura passione sta assumendo sempre più il ruolo di asset class alternativa che permette di ridurre la volatilità di un patrimonio investito sui mercati finanziari. Dalle ultime indagini pubblicate emerge un incremento della quota in arte nei patrimoni personali dei clienti”.

Quali sono, in estrema sintesi, i punti di forza di questa tipologia di investimento?

“Fra le opportunità offerte dall’investimento in arte, la più convincente appare essere la possibilità di diversificazione che questa scelta di investimento consente. Soprattutto in fasi di incertezza o di turbolenza dei mercati finanziari, l’investimento in beni reali – come le opere d’arte – rappresenta un’opzione rassicurante per chi intende mettere al riparo almeno una parte del proprio patrimonio e ridurre la dipendenza dalle azioni, dalle obbligazioni e dagli altri strumenti finanziari tradizionali. Va sottolineato come diversi studi, condotti a livello accademico, abbiano dimostrato che l’investimento in arte associato agli investimenti tradizionali consenta di ottenere un’asset allocation più efficiente, stabilizzando i ritorni e riducendo i rischi del portafoglio”.

Quali le differenze rispetto al “vecchio” mattone di qualche lustro fa?

“Le due tipologie di investimento presentano diverse analogie. Si tratta per entrambi di beni non fungibili, i cui prezzi sono influenzati da molteplici fattori. Il continuo susseguirsi di aste durante tutto il corso dell’anno permette, in genere, a chi investe in arte una maggiore liquidabilità dei propri asset rispetto a chi investe in immobili. Per contro, i guadagni in conto capitale , ovvero quelli derivanti dalla differenza fra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto, sono gli unici rendimenti attesi dall’investimento in arte che, a differenza di quello in immobili, non può assicurare alcuna rendita periodica. Costituiscono un’eccezione le sole commissioni derivanti dai prestiti remunerati, che però riguardano un ristretto numero di soggetti (quali i musei, i grandi collezionisti e fondi d’arte) nonché di opere di straordinaria rilevanza e visibilità”.

Perché investire quindi in opere d’arte?

“Investire in arte, come detto, permette una migliore diversificazione dei propri asset, la riduzione della rischiosità complessiva del proprio patrimonio e l’aumento della redditività potenziale. Il mercato dell’arte è formato da comparti molto diversi, che presentano dinamiche e andamenti assai eterogenei. Nell’ultima decade, è stato il comparto del Contemporaneo (ovvero la produzione artistica dagli anni Sessanta del Novecento ai giorni nostri) a registrare il maggior dinamismo e a mostrare la progressione più rapida in termini di quotazione. Il comparto dell’arte antica, molto interessante di per sé, registra però da tempo perfomance meno entusiasmanti e ha dimostrato una maggiore staticità, derivante da un generalizzato cambio di gusto e da una progressiva rarefazione dell’offerta di opere di alta qualità e di attribuzione certa. Scommettere sui giovani artisti emergenti può riservare grandi soddisfazioni qualora gli stessi riescano ad affermarsi e a ottenere un riconoscimento condiviso dalla critica e dal mercato”.

Quali sono i rischi che si possono correre?

“I rischi sono gli stessi presenti negli investimenti tradizionali. I mercati salgono e scendono e così si comporta anche quello dell’arte. Nel caso del fai-da-te, si sommano – solo per citarne alcuni – i problemi derivanti dall’autenticità delle opere, dall’asimmetria informativa, dalla mancanza di un ‘listino prezzi’ a cui fare riferimento e dagli elevati costi di transazione e gestione. Il nostro processo di investimento e la consulenza specifica di esperti indipendenti che operano nel settore dell’Art Advisory ci permette di monitorare al meglio tutti questi fattori, per tradurli in opportunità per i nostri clienti”.

Altro aspetto importante, le rendite. Se rapportate a quelle degli investimenti in azioni, sono più o meno convenienti?

“Nel medio – lungo termine il premio al rischio dell’investimento in opere d’arte è assimilabile a quello in azioni. La convenienza per chi investe in arte deriva dal fatto che i rendimenti vengono ottenuti con una volatilità più bassa e pertanto il rapporto rischio / rendimento è migliore nell’investimento in arte piuttosto che in quello in azioni. Per citare alcuni numeri, l’indice Mei-Moses (indice che registra le transazioni dei dipinti battuti in asta) ha registrato nell’ultimo decennio una minore volatilità e, di conseguenza, una minore rischiosità (12,5% contro 19,7%) rispetto all’indice Standard&Poor’s 500”.

Come si posizionano gli artisti italiani rispetto a quelli stranieri?

“Gli artisti italiani trattati nelle aste internazionali non sono moltissimi, ma godono, in particolare in questa fase di mercato, di grande credito. Tra questi posso citare, ad esempio, Lucio Fontana, Giorgio de Chirico, Alighiero Boetti, Piero Dorazio, Agostino Bonalumi, Enrico Castellani, Mario Schifano, Carla Accardi, Mimmo Rotella, Turi Simeti, che tra l’altro sono rappresentati con una o più opere anche all’interno del nostro Fondo”.

Per un privato che vuole investire, è più conveniente “puntare” tutto sull’arte oppure diversificare?

“Si può senz’altro affermare che la diversificazione è sicuramente un atteggiamento meno rischioso e finanziariamente più corretto rispetto ad un investimento mono tematico. Ovviamente per dare una risposta adeguata alla domanda è necessario prima valutare la propensione al rischio dell’investitore ed i suoi obiettivi di investimento. Inoltre, a meno che non si scelga di investire per il tramite di un fondo comune di investimento specializzato (art fund), i benefici della diversificazione sono effettivamente riscontrabili laddove si disponga di un patrimonio che consenta l’acquisto di più opere d’arte e la selezione di più autori su cui puntare”.

All’estero gli investimenti in arte hanno preso piede. In Italia e a San Marino? Culturalmente questi due Paesi sono maturi?

“Da un lato il mercato dell’arte italiano risulta limitato se paragonato al patrimonio esistente, ma dall’altro l’Italia rientra nella rosa dei sette Paesi in cui il mercato dell’arte è più sviluppato, con una quota dell’1%. I margini e le opportunità di ampliamento per San Marino sono sicuramente interessanti, in particolare se vorrà dotarsi di una normativa in materia di circolazione delle opere d’arte moderna e attrattiva a livello internazionale. Da un certo punto di vista attualmente San Marino può vantare un piccolo primato. Nel 2014 sono stati stimati 72 fondi tra quelli specializzati in arte e quelli attivi anche nel settore dell’arte, 55 dei quali localizzati in Cina. I 17 rimanenti risultano dislocati tra Stati Uniti ed Europa (nessuno in Italia). Il nostro fondo Scudo Arte Moderna è tra questi pochi”.

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