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San Marino, contratti: si migliora la Legge del 1961

da Redazione

La Legge “Della libertà e attività sindacale nei luoghi di lavoro, della contrattazione collettiva e del diritto di sciopero” in settimana approda in seconda lettura in Consiglio Grande e Generale.

 

Dopo il via libera della Commissione competente, la Legge “Della libertà e attività sindacale nei luoghi di lavoro, della contrattazione collettiva e del diritto di sciopero” la prossima settimana approda in seconda lettura in Consiglio Grande e Generale. Non senza alcune modifiche, ritenute necessarie dai partiti politici per renderla più efficace, ma senza sminuirne né la portata né l’impianto democratico, confermato anche dall’autorevole parere dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO). L’obiettivo di questa Legge, infatti, è quello aggiornare la normativa sindacale adeguandola al mutato contesto economico e sociale, ridefinendo sia i requisiti degli attori in campo (sindacati e organizzazioni datoriali), e di fare chiarezza sulla portata e l’efficacia della contrattazione collettiva, ed in particolare sulla valenza del principio dell’erga omnes, un caposaldo dell’ordinamento sammarinese.

Un’operazione necessaria e non rinviabile, a distanza di 55 anni dalla promulgazione della Legge del 1961, in un contesto profondamente cambiato che, oggi, per svilupparsi al meglio deve utilizzare strumenti più chiari e fruibili trasparenti, per le imprese e i lavoratori di San Marino e, in prospettiva, per chi guarda sempre con maggiore interesse alla Repubblica per investimenti e opportunità. Un quadro più chiaro delle regole e dei contratti di lavoro è fondamentale e quindi va rimossa la possibilità del concorso di più contratti collettivi provvisti di efficacia erga omnes, che introduce una turbativa e mette a soqquadro l’intero sistema sindacale, innescando conflitti e ritorsioni che, invece, vanno evitati.

Nel merito, oggi Industria e Artigianato vivono la problematicità di più contratti in vigore, con la possibilità che domani anche negli altri settori si inneschi questo meccanismo, al di là del fatto che i sottoscrittori rappresentino pochi o molti imprenditori e lavoratori occupati. O addirittura, per paradosso, che un’associazione con zero imprese attive in un determinato settore possa comunque sottoscrivere con un sindacato un contratto con validità erga omnes in un settore in cui non ha alcun interesse oggettivo. Di qui l’esigenza di introdurre il più basilare principio di democrazia in questo ambito, ovvero che sia la maggioranza a determinare la valenza erga omnes. Un concetto talmente ovvio e assodato che è inutile argomentare se sia giusto o ingiusto. Discorso diverso, invece, quello sui requisiti di trasparenza e di rappresentatività (numero di iscritti, contratto applicato, lavoratori occupati…) che la Legge in discussione vuole stabilire una volta per tutte. La legge del ’61 aveva determinati parametri, dipendenti dal contesto dell’epoca: 500 iscritti per i sindacati, 100 per le associazioni di datori di lavoro. Questi numeri erano tarati per il sistema di allora, per cui un aggiornamento risulta se non altro opportuno, visto lo sviluppo del sistema economico e sociale sammarinese nel mezzo secolo successivo: nel 1961, i 500 iscritti rappresentavano circa il 10% dei lavoratori, mentre oggi sono circa 20.000, per cui la soglia minima, se si mantenesse la proporzione attualmente prevista, dovrebbe essere innalzata ad almeno 2.000 iscritti. Al contrario, i parametri previsti dalla nuova Legge non si discostano molto da quelli del ’61, per cui l’obiettivo sottinteso dal legislatore non è quello di ridurre il numero degli attori in campo (sindacati o associazioni datoriali che essi siano), bensì il contrario: ovvero “tenere dentro tutti” quelli attuali, lasciando comunque aperta la porta a nuove iniziative in tal senso, che non sono assolutamente precluse. L’obiettivo appare ancora più chiaro nell’emendamento proposto dalla maggioranza riguardo ai requisiti per la registrazione, con cui si stabilisce un periodo transitorio di 10 anni. Un periodo talmente lungo che appare sproporzionato rispetto all’onere del raggiungimento delle nuove quote di iscritti, visto che sono più o meno le stesse necessarie già oggi (e che tutti dovrebbero quindi già dimostrare), ma che di fatto consente la registrazione a tutti gli attuali sindacati e associazioni datoriali, senza escludere nessuno. Anzi, vengono introdotte precise fattispecie, che permetteranno anche ad associazioni datoriali monosettoriali di poter sottoscrivere propri contratti, laddove queste rappresentino la maggioranza delle imprese e degli occupati in quel settore.

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