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Nasce il Parco tecnologico internazionale Huzhou San Marino-Italia

da Redazione

Il Parco Scientifico e Tecnologico travalica altri confini e si fa ancora più internazionale, arrivando in Cina. Nel corso della serata pubblica che si è tenuta ieri a Palazzo Graziani, il Segretario per l’Industria Marco Arzilli ha annunciato la firma, il prossimo 2 giugno, di un accordo con la Zona di sviluppo economico e tecnologico di Huzhou per la creazione del “Parco tecnologico internazionale Huzhou San Marino-Italia” grazie al lavoro svolto in collaborazione con l’Ufficio di rappresentanza a Shangai fortemente voluto dalla Segreteria di Stato per l’Industria.

Questa è un’opportunità storica per lo sviluppo economico di San Marino.

In breve, l’accordo prevede una partnership che consentirà alle imprese insediate nel Techno Science Park San Marino-Italia di collaborare in modo sistematico con le imprese insediate a Huzhou e di utilizzare la Zona di sviluppo cinese come ‘porta’ d’ingresso per presentarsi su quel mercato. Potranno inoltre usufruire fisicamente degli spazi e dei servizi di Huzhou, per sviluppare nuovi progetti e portare avanti nuove ricerche. Allo stesso modo, le imprese insediate nella Zona di sviluppo economico e tecnologico cinese potranno, attraverso la partnership con la Techno Science Park San Marino- Italia, trovare nel nostro territorio una piattaforma per le imprese cinesi che vorranno entrare nei mercati europei, per investimenti, scambi commerciali, ricerca tecnologia e sviluppo principalmente nel settore della green economy.

“Huzhou – si legge nell’accordo – è stato uno dei più importanti nodi dell’antica rotta commerciale cinese, la via della seta. San Marino sta diventando il punto di collegamento per gli scambi economici e culturali sino-europei. Il Techno Science Park e la Zona di sviluppo di Huzhou si impegnano a trasformare il Parco tecnologico internazionale Huzhou San Marino-Italia in un Parco modello della nuova via della seta”.

 

Cos’è HUZHOU

A Huzhou, città cinese non distante da Shangai, ha sede una delle Zone di sviluppo economico e tecnologico nazionali, sulle quali il governo cinese investe proprio come poli di innovazione e sviluppo. In queste zone trovano sede numerose imprese tecnologiche internazionali e trovano impiego i giovani laureati cinesi, che negli ultimi anni si stanno sempre più specializzando nelle materie legate alla ricerca e all’innovazione (il governo cinese investe ogni anno il 4% del pil nella formazione e oggi in Cina ci sono alcune delle università più prestigiose del mondo).

Il Parco di Huzhou, nato nel 1992, dal 2012 è diventata una delle Zone di sviluppo nazionali, uno degli snodi principali del paese in termini di innovazione e sviluppo: ha una superficie di 144 km2 e ospita più di 270 imprese che provengono da Stati Uniti, Canada, Australia, Italia, Danimarca, Corea del sud, Giappone eccetera e a breve anche da San Marino.

 

La serata pubblica

Come sempre, quando si parla di Parco scientifico e Tecnologico, la cittadinanza risponde: segno che, pur nella sua complessità e nonostante tutti i tentativi di boicottarlo, il progetto desta curiosità e interesse. “Non è il progetto di una o due segreterie di Stato – ha dichiarato Arzilli in apertura della serata -, ma è un progetto che coinvolge tutto il paese: le istituzioni, il mondo dell’impresa, i lavoratori e ora anche il settore finanziario”.

Il segretario alla Cultura Giuseppe Morganti ha ricordato come “quando siamo arrivati si parlava già di Parco scientifico e tecnologico, ma solo in termini immobiliari. Poi il segretario Arzilli ci ha spiazzati tutti dicendo ‘lo faremo sul web’. E’ stata una provocazione forte, ma che ci ha portati a focalizzare il vero obiettivo di questo progetto, ossia la creazione di una cultura della conoscenza e della ricerca come motore dello sviluppo”.

Il Direttore del Dipartimento Economia Nadia Lombardi, che segue il progetto PST dalla sua nascita, ha fornito una breve ma chiara spiegazione di cos’è, in pratica, il parco scientifico e tecnologico sammarinese: “È una struttura che aiuta le imprese ad innovarsi, agevolando il contatto con il grande bacino di conoscenze formato dall’Università, con la rete di competenze di altri Parchi Scientifici e Tecnologici e di altre imprese e sostenendole nel processo di internazionalizzazione. Ma non solo: il PST, attraverso la struttura dell’incubatore, accoglie e facilita la nascita di nuove imprese innovative e tecnologicamente avanzate, supportandole in tutte le questioni logistiche e burocratiche che ‘rubano’ tempo all’attività imprenditoriale”.

E proprio dell’incubatore ha parlato Valentina Vicari, responsabile della struttura che ha sede a Rovereta. “Il mio compito è facile – ha esordito – perché vi racconto una realtà che funziona. L’incubatore è nato circa due anni fa (era la fine di maggio del 2014): ad oggi ci sono 24 imprese incubate che danno lavoro a 49 persone di alto profilo. Nel corso di questi due anni sono state fatte diverse sessioni di valutazione. In tutto si sono iscritti 77 aspiranti imprenditori, di questi sono 50 i business plan che sono arrivati alla valutazione, 24 quelli che hanno ottenuto esito positivo e si sono insediati e altri sono già in attesa di farlo Questi numeri dimostrano come sia alto l’interesse, ma anche che accedere non è così facile. Il requisito fondamentale è quello di portare un’idea veramente innovativa”. Alle imprese che si insediano, ha continuato Vicari, “chiediamo la disponibilità alla condivisione e alla trasparenza: insieme le cose si fanno meglio e più velocemente e magari si raggiungono obiettivi che all’inizio non erano nemmeno previsti. Il valore aggiunto della condivisione è questo: gli imprenditori si incontrano alla macchinetta del caffè, parlano e nascono nuovi progetti. L’ultimo progetto nato mette insieme le competenze di tre diverse imprese incubate”.

“Di fronte a questi risultati concreti nessuno può più fermare questo progetto”, ha commentato Arzilli, concludendo con un accenno al tema del terreno su cui sorgerà il PST. “Negli ultimi anni avete assistito a una telenovela sui terreni per il PST e poi dopo vari ‘balletti’, è stata assegnata la zona di Galazzano con una parte, l’ex boveria, che è degradata e ha bisogno di interventi di recupero. L’altra è invece la zona dove circa 20 anni fa era stata fatta una piantumazione. Io capisco le preoccupazioni, ma vorrei far comprendere che non stiamo parlando di speculazione del territorio, bensì del suo uso per un progetto a vantaggio di tutto il paese. Ma la cosa fondamentale – ha concluso Arzilli – è che il Parco sia su un terreno pubblico e la struttura, seppur dovranno intervenire degli investitori privati, sarà di proprietà pubblica perché il progetto è del Paese e non di qualcuno”.

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