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Nautica, per San Marino un mercato tutto da “navigare”

da Redazione

L’esempio degli aerei sammarinesi, che oggi generano un ricavo di oltre mezzo milione, può fare da traino al Registro Nautico, sfruttando la ripresa del settore. Oggi le unità da diporto registrate sono 77 e portano allo Stato 23 mila euro all’anno, ma i margini di crescita sono alti.

 

di Alessandro Carli

 

La cancellazione della “famigerata” supertassa su yacht e imbarcazioni di lusso introdotta nel 2011 dall’allora Premier Mario Monti, avvenuta a fine 2015 e che per quasi un lustro aveva messo in ginocchio tutto il comparto industriale della navigazione, apre nuove possibilità di business sia per l’Italia (il provvedimento è stato accolto con grandi favori da Carla Demaria, presidente di Ucina-Confindustria, che ha detto: “Servirà a ridare fiducia al mercato”), ma soprattutto per la Repubblica di San Marino.

Che il Titano voglia puntare su questo settore non vi sono dubbi: nella seduta di febbraio del Consiglio Grande e Generale sono stati messi tra i punti all’Ordine del Giorno anche la nomina del “Segretario Generale dell’Autorità per l’Aviazione Civile e la Navigazione Marittima della Repubblica di San Marino e quella di tre membri in seno al Comitato Esecutivo dell’Autorità per l’Aviazione Civile e la Navigazione Marittima della Repubblica di San Marino”.

 

LA NAUTICA STA TORNANDO IN BUONA SALUTE

Se il comparto dell’aviazione sammarinese gode di ottima salute, quello che è potenzialmente interessante per il Titano (e, a leggere l’Ordine del giorno del Consiglio Grande e Generale del mese di febbraio, uno degli asset su cui puntare) è rappresentato dalla navigazione marittima, in crescita in tutto il mondo.

La fotografia scattata recentemente da Ucina racconta di un settore che sembra abbia superato le boe. Già da qualche tempo infatti i dati portano a galla “una propensione all’acquisto di barche di tutte le dimensioni, soprattutto dall’estero”.

Il fatturato della cantieristica nautica italiana è” pari a 1,4 miliardi di euro, quello derivante dalla vendita di piccole e grandi imbarcazioni è di 1,2 miliardi, frutto dell’export sui mercati esteri con una prevalenza verso i paesi extraeuropei (79%).

Il fatturato delle vendite sul mercato nazionale si attesta invece a circa 98 milioni di euro, pari al 7% del totale. Le stime, confortate dall’andamento positivo degli ultimi mesi, indicano una crescita nel 2016 del 10%.

 

LA FOTOGRAFIA SAMMARINESE

Anche se la Repubblica di San Marino non ha sbocchi diretti sul mare, la “materia” è di interesse per il Titano. Anche sotto il profilo normativo, dove è prevista un’imposta speciale straordinaria sui beni di lusso. Ad oggi il “movimento” – va sottolineato – non ha volumi particolarmente di rilievo (sono 77, dati di aprile 2016, le unità di diporto registrate, tutte sotto i 24 metri di lunghezza e generano un ricavo di 23 mila euro) ma in prospettiva può rappresentare un grande business.

L’esempio lo abbiamo in casa: è quello dell’aviazione che, grazie al Registro, al lavoro dell’Autorità diretta da Marco Conti e all’accordo siglato con la società statunitense Aviation Registry Group Ltd LLLP, ha permesso al Titano una vera internazionalizzazione, di grande qualità.

E di crescere, a livello di introiti e di numeri, costantemente.

Nel 2012 sono stati registrati 13 aerei, 22 nel 2013, 45 nel 2014, 35 nel 2015. E da gennaio al 6 aprile 2016 già 13, per un totale di 112 (la somma matematica è 128, ma negli anni qualcuno è stato cancellato).

In seconda battuta non possiamo non guardare con attenzione gli scenari internazionali e quello che può offrire il nostro Paese.

Partiamo da quest’ultimo, dai fatti concreti, tornando all’aviazione civile: l’ICAO, l’Organizzazione dell’Aviazione Civile Internazionale, nel report di luglio 2015, ha sottoposto il registro della Repubblica all’ispezione tecnica USOAP (Universal Safety Oversight Audit Programme) ed ha assegnato a San Marino un rating eccellente, ponendola tra le dieci migliori Autorità del mondo in termini di qualità e nel rispetto degli standard internazionali di sicurezza. Questo significa che gli investitori di tutto il mondo possono evidenziare il nome della Repubblica e “pensarla” come luogo in cui immatricolare i propri aerei.

Il modello è replicabile anche nella navigazione, anche perché la gestione delle imbarcazioni fa sempre capo alla stessa Autorità.

Non dimentichiamo poi i mercati in espansione: l’area orientale dell’Europa e il Medio Oriente (dopo il semaforo verde dato all’Iran, il Paese sta investendo e sta osservando dove poter investire) rappresentano un’opportunità anche per il Monte. Sempre che lo Stato – e quindi è una decisione politica – voglia davvero credere in questo comparto (e l’ordine del giorno del Consiglio Grande e Generale di febbraio 2016 sembra muoversi in questa direzione) e sappia soprattutto, attraverso un progetto a medio-lungo termine e una partnership di valore, intuire le potenzialità di sviluppo.

Diversamente dalla Pubblica amministrazione, che ha tempi burocraticamente più rallentati, l’Autorità San Marino offre già qualità del servizio, rapidità, supporto e servizio orientato alle imprese, nel rispetto delle regole internazionali e degli standard di sicurezza.

Visti i risultati legati agli aerei – un mezzo non esattamente così comune eppure capace di creare un’interessante economia per il Monte Titano – e considerata anche la “facilità” nell’incontrare persone o società che invece sono in possesso di un’imbarcazione o uno yacht – crediamo che a fronte di una scelta strategica di investimento nel settore, il ritorno economico possa essere davvero molto, molto interessante.

 

AVIAZIONE, ENTRATE: SUPERATO NEL 2015 IL MEZZO MILIONE DI EURO

Come abbiamo già scritto su San Marino Fixing qualche mese fa, grazie al consistente numero di aerei iscritti nel Registro aeronautico sammarinese, l’Autorità per l’aviazione civile, istituita con la Legge numero 9 del 2001, gode davvero di ottima salute a tal punto che, de facto, è finanziariamente autonoma, ovvero non ha bisogno del contributo statale per sostenersi.

Anzi, è anche in grado non solo di rinunciare ai soldi pubblici ma anche di generare interessanti entrate per la Repubblica.

La crescita dei ricavi derivanti dalla registrazione di aerei e unità di diporto è costante nel tempo: se nel 2012 sono stati pari a 104 mila euro o poco più, nel 2013 si è saliti a quota 190 mila euro circa, diventati 380 mila nel 2014 e circa 520 mila euro lo scorso anno.

Al netto delle spese di gestione dell’Autorità (poco più di 200 mila euro all’anno), allo Stato, per l’esercizio 2015, i costi sono pari a zero, con un avanzo (e quindi un’entrata) di poco meno di 300 mila euro.

E anche il 2016 – anche se per avere i dati definitivi occorre aspettare comunque la fine dell’anno – è decollato con il piede giusto.

Visto il trend costante di crescita (30-35%) e le potenzialità del comparto, facilmente nei prossimi anni si può pensare a un “giro” economico che se (forse) non raggiungerà il milione di euro, certamente nel giro di 24 o 36 mesi potrà comunque toccare i 700 o gli 800 mila euro annui.

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