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Cartelle sanitarie: l’onere dell’archivio ricade sui privati

da Redazione

L’ISS non le accetterà più dal 15 aprile: poco spazio e poca garanzia di privacy. Dismessi, licenziati, pensionati, ma anche deceduti, la cui conservazione può arrivare a 30 anni.

archivio

 

 

di Daniele Bartolucci

 

La UOS Medicina ed Igiene del Lavoro non accetterà più l’invio delle cartelle sanitarie di rischio dei lavoratori dimessi, licenziati, pensionati e deceduti redatte dai MdL “operanti” o che “hanno esercitato la propria professione” in Repubblica. In arrivo nuovi oneri a carico degli operatori, quindi, dal 15 aprile 2016. La notizia ha iniziato a circolare a fine marzo, quando associazioni di categoria e professionisti sono stati informati dall’UOS Medicina e Igiene del lavoro dell’aggiornamento delle ” Linee Guida per l’applicazione della sorveglianza sanitaria e funzioni del medico del lavoro in base alla legge 31/98 e successivi decreti”, tuttora in atto. Di fatto, viene riscritto il capitolo 04.08.04 delle Linee guida, “Archiviazione delle cartelle sanitarie al termine della sorveglianza sanitaria”, esautorando gli uffici pubblici all’archiviazione delle stesse, la cui responsabilità ricadrà quindi sul Medico del Lavoro e la struttura in cui opera.

 

ADDIO AL “VECCHIO” DATABASE CENTRALIZZATO

Secondo le indicazioni dell’UOS Medicina ed Igiene del Lavoro, le nuove Linee guida modificheranno il paragrafo 04.08.04, che recita: “Al fine di non disperdere queste cartelle, che possono contenere importanti informazioni sanitarie, la UOS Medicina e Igiene del Lavoro, si è resa disponibile a custodire in un proprio archivio centralizzato, le cartelle sanitarie di lavoratori cessati e pensionati, che sono stati sottoposti ad accertamenti sanitari negli ultimi anni. Per i lavoratori deceduti le cartelle sanitarie pervenute alla UOS Medicina ed Igiene del Lavoro, successivamente alla loro registrazione in specifico database “lavoratori deceduti”, vengono inviate per l’archiviazione definitiva alla segreteria ospedaliera dell’I.S.S. Uno degli obiettivi di questo archivio, è rappresentato dalla possibilità di non disperdere dati che potrebbero rilevarsi estremamente utili, per lo studio, la raccolta ed l’elaborazione delle informazioni relative ai rischi e ai danni da malattie professionali, o in generale da forme patologiche connesse al lavoro così come previsto ai sensi del comma 3 dell’art. 26 della Legge 18 febbraio 1998 n.31. L’archiviazione delle cartelle sanitarie, presso un proprio archivio centralizzato, della UOS Medicina e Igiene del Lavoro, è condotta secondo l’Istruzione Operativa definita dalla stessa UOS. Pertanto, a seguito della cessazione del rapporto di lavoro per: cambio aziendale per licenziamento o per chiusura dell’azienda; il raggiungimento dell’età pensionabile; decesso del lavoratore; il Medico del Lavoro, dovrà avere cura di inviare tutta la documentazione sanitaria alla UOS Medicina e Igiene del Lavoro”.

 

ARCHIVIAZIONE A CARICO DEL PRIVATO

Nella sostanza, dal 15 aprile 2016, gli operatori privati dovranno provvedere all’archiviazione di dette cartelle, mentre prima era responsabilità del pubblico. Una questione non di poco conto, stante la delicatezza dei dati personali trattati (privacy) e comunque l’organizzazione di un vero e proprio archivio. Per quanto riguarda i lavoratori dismessi o licenziati e i pensionati il Medico del Lavoro dovrà consegnare al lavoratore la cartella originale, ma ne dovrà anche “tenere copia nel formato elettronico o cartaceo archiviandola nella modalità che preferisce presso la struttura sanitaria presso la quale opera”.

Più complicato invece il caso dei lavoratori deceduti: nel caso in cui si tratti di sammarinesi o residenti, il Medico del Lavoro dovrà inviare le cartelle sanitarie di rischio all’U.O.S. Medicina ed Igiene del lavoro che provvederà a consegnarle alla Segreteria dell’Archivio Ospedaliero dell’Ospedale di Stato I.S.S. per l’archiviazione definitiva (al fine, come detto sopra, anche delle eventuali indagini e studi).

Per quanto riguarda le cartelle sanitarie di rischio di lavoratori frontalieri deceduti, invece, il Medico del Lavoro dovrà provvedere “all’archiviazione della stessa in forma cartacea e/o elettronica presso la struttura sanitaria in cui opera con conservazione della stessa per almeno 10 anni dal decesso del lavoratore, ad eccezione dei lavoratori esposti a cancerogeni la cui conservazione è di 30 anni”.

 

IL MOTIVO: POCO SPAZIO E POCA SICUREZZA

Per 10 anni, dunque, e in casi eccezionali anche 30 anni, il privato dovrà tenere un archivio delle cartelle sanitarie dei lavoratori non residenti deceduti, oltre ad archiviare tutte quelle dei dismessi, licenziati e pensionati: un onere non da poco per il privato. Ma perché il pubblico, in questo caso l’UOS Medicina ed Igiene del Lavoro non accetterà più l’invio delle cartelle sanitarie di rischio? La motivazione, comunicata ad aziende, professionisti e consulenti, è molto chiara: “Tale modifica si rende necessaria per motivi gestionali e organizzativi che comprendono anche e soprattutto la carenza di spazi necessari, di risorse e, soprattutto nel futuro, di mantenimento e di garanzia della privacy della documentazione sanitaria contenuta nelle cartelle sanitarie”. Manca quindi lo spazio, nonostante la tecnologia permetta di archiviare oggi milioni di file in un server della grandezza di una borsetta da donna, ma soprattutto mancherebbe il personale par di capire – “motivi gestionali e organizzativi” – per cui, forse, il servizio viene meno in conseguenza di tagli o riorganizzazioni interne. Una conseguenza della spending review? Se fosse così, il termine sarebbe un altro. La conferma che non si tratti di una semplice riorganizzazione o tagli di costi è nella motivazione che preoccupa più delle altre, ovvero quella carenza “di garanzia della privacy della documentazione sanitaria contenuta nelle cartelle sanitarie”.

Il pubblico, l’ISS in questo caso, non è o non sarà in grado di garantire la sicurezza di questi dati. Tra le due, è auspicabile che la motivazione sia davvero la mancanza di personale o di spazio.

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