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IVA, Capicchioni: “L’UE ci lascerà liberi di scegliere l’aliquota”

da Redazione

Il Segretario di Stato alle Finanze: “Dipende dai ricavi, l’IGC può scendere al 10%”.

 

di Daniele Bartolucci

 

“Sempre ammesse visioni diverse su cui confrontarsi, non è invece inammissibile la divulgazione di informazioni distorte e non veritiere”. Così il Segretario alle Finanze, Gian Carlo Capicchioni, è intervenuto sulla stampa per replicare a Roberto Giorgetti di Alleanza Popolare, che aveva messo in allerta l’opinione pubblica sui “rischi” dell’introduzione dell’IGC o IVA sammarinese. Un’uscita abbastanza anomala, secondo molti, stante il fatto che Giorgetti siede in maggioranza con AP, al pari di PDCS, PSd e NS, che nei giorni scorsi hanno dovuto replicare alle accuse pesantissime dello IUS (che ha annunciato di pubblicare nomi e cognomi di chi sosterrà la legge sulla rappresentatività). L’anomalia non sta nella legittima posizione pro o contro l’IGC ovviamente, ma nel fatto che Giorgetti nel suo intervento ha riproposto, pari pari la tesi dello IUS contro l’IGC, utilizzando anche la stessa costruzione logica per cui “hanno detto che… non era vero”. A questo punto anche la risposta di Capicchioni è la stessa, ma questa volta condita da qualche accenno di polemica politica. E qualche interessante novità. Vediamole assieme.

Lo chiede l’Europa?

“La Segreteria per le Finanze non ha mai affermato che l’introduzione dell’IGC derivasse da una richiesta proveniente dall’UE, ha invece sempre affermato con convinzione che l’introduzione del sistema IVA offre una posizione di maggiore forza nei confronti della Unione europea in funzione della richiesta della semplificazione doganale e della parificazione dei nostri operatori economici a quelli europei che, appunto, operano tutti in un regime IVA”.

L’UE ha fissato un’aliquota minima al 15%?

“Il testo del Progetto di Legge è stato giudicato “eurocompatibile” dalla Commissione Europea che afferma di prendere atto che la definizione delle aliquote applicabili avverrà in deroga all’articolo 97 e ss. della direttiva 2006/112/CE, mediante un altro provvedimento, rispetto al quale si riserva la possibilità di una futura valutazione, al fine di escludere potenziali distorsioni della concorrenza in pregiudizio agli operatori europei. Ciò significa”, ha spiegato Capicchioni, “che San Marino può applicare proprie aliquote in base alle proprie esigenze senza che i prezzi finali possano creare distorsioni di mercato”.

Aumentano brucrazia ed evasione fiscale?

“Le affermazioni fatte da Giorgetti secondo cui con l’IGC aumenterebbe l’evasione e la burocrazia, non hanno basi. Per fare valutazioni sull’evasione di un’imposta occorre prima introdurla, monitorarne l’applicazione ed implementare il sistema dei controlli, poi è possibile fare valutazioni ed eventualmente mettere in campo accorgimenti a seguito di un adeguato periodo transitorio. Sul piano della burocrazia vale la pena ribadire ancora una volta che il modello è quello dei paesi europei basati sulla semplificazione e l’uso di piattaforme telematiche per ridurre le procedure amministrative, mutuando le migliori pratiche internazionali”.

Il FMI ha chiesto un aumento delle tasse?

“Altra informazione non corretta data da Giorgetti riguarda le dichiarazioni del Fondo Monetario. Intanto si deve precisare che la monofase per San Marino ammonta a circa 64 milioni e non a 50 milioni e che il FMI suggerisce un aumento delle entrate del ½ -1 per cento del PIL, da raggiungere in un periodo pluriennale, ponendo l’aliquota a un livello appena più alto a quella che manterrebbe invariato il gettito. Conti alla mano, considerando le attuali transazioni si ottiene il mantenimento dell’attuale gettito applicando un aliquota ordinaria pari al 12%, se si volessero seguire i suggerimenti del FMI, l’aliquota dovrebbe attestarsi al 14%”.

Con l’IGC verrebbe meno il vantaggio di avere una fiscalità più bassa che in altri Paesi?

“Analisi completamente condivisa quella che riguarda la necessità di mantenere una fiscalità di vantaggio e, sempre dati alla mano, potrebbe addirittura applicare un’aliquota ordinaria del 10%, anziché del 12%, qualora il volume delle transazioni passasse dai 640 milioni del 2015 a 760 milioni”. Quindi, come dice Capicchioni, ma anche il FMI e gli economisti, l’IVA permette ai Governi di regolare l’imposizione indiretta a seconda delle necessità: se il giro d’affari aumenta, si può abbassare, se serve più gettito, si può alzare a comando. L’idea che si alzi sempre è dovuta all’uso “monodirezionale” che ne ha sempre fatto la vicina Italia, ma non è la regola ovviamente.

Le imposte indirette deprimono i consumi?

“Non è corretto affermare che le imposte indirette deprimono i consumi, per il semplice motivo che a livello globale sono applicate nella quasi totalità dei paesi compreso San Marino”. Infatti la monofase è un’imposta indiretta, anche se diversa dall’IVA. “In astratto”, aggiunge invece Capicchioni, “è corretto affermare che le imposte riducono il potere di spesa delle famiglie che trasferiscono risorse alle casse comuni per garantire lo stato sociale, scuola, sanità, servizi sociali, servizi pubblici e che la gestione di queste risorse va fatta nella maniera più oculata possibile e con le giuste priorità nell’interesse generale della collettività”.

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