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Editoriale: San Marino, Tre Torri. Ma non d’avorio…

da Redazione

Rimane comunque un dato di fatto: il danno d’immagine. Su questo la politica deve lavorare. Tutto il lavoro positivo fatto sino ad oggi non può essere vanificato.

 

di Alessandro Carli

 

Tutto il lavoro diplomatico svolto negli ultimi anni, culminato con l’uscita del Titano dalla black list, è stato cancellato dalla Guardia di Finanza. L’operazione “Torre d’avorio” – e i questionari che le Fiamme gialle hanno inviato a oltre 24 mila contribuenti italiani (250 circa i riminesi) per chiedere chiarimenti sui flussi finanziari con San Marino dal 2009 al 2014 – va letta in questa maniera: la Repubblica è ancora nella lista nera. E questo nonostante il percorso di trasparenza e adeguamento agli standard internazionali che il Monte ha percorso e sta percorrendo: il sistema normativo è cambiato, sono stati cancellati i due pilastri su cui si ergeva l’economia sammarinese (anonimato societario e segreto bancario). Le aziende che effettuano operazioni finanziarie o attività economiche sono oggetto di una serie di controlli, le banche chiedono certificati di residenza fiscale effettiva. Le indagine sono appena iniziata ma già all’orizzonte si staglia la prima deadline: la prescrizione è infatti fissata per il 31 dicembre 2016. Alla politica chiediamo una prova muscolare, ma soprattutto che si attivi celermente affinché giunga in maniera veloce una risposta alla nota che ha inviato al Governo italiano. L’auspicio è che siano vere le parole che il direttore generale delle Finanze Fabrizia Lapecorella ha rilasciato a San Marino RTV, e cioè che sono indagini riferite ad anni pregressi, fino al 2014, che è l’anno in cui San Marino è uscito dalla black list italiana. Rimane comunque un dato di fatto: il danno d’immagine. Su questo la politica deve lavorare. Tutto il lavoro positivo fatto sino ad oggi non può essere vanificato.

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