Home FixingFixing IAM srl, gestione rifiuti: l’etichettatura “aiuta” la gestione dei magazzini

IAM srl, gestione rifiuti: l’etichettatura “aiuta” la gestione dei magazzini

da Redazione

E una catalogazione o un’etichettatura sommaria o frettolosa, può comportare diverbi e problemi di natura amministrativa ma anche penale, senza dimenticare i danni di gestione.

 

di Mirkare Manzi

 

Anche se non ne abbiamo mai parlato o pensiamo, erroneamente, che sia un argomento di secondo piano, in realtà l’etichettatura e il confezionamento dei rifiuti sono una delle voci “base” di tutte quelle aziende che hanno un magazzino. L’etichettatura, senza troppi giri di parole, è parte integrante della gestione dei rifiuti.

E una catalogazione o un’etichettatura sommaria o frettolosa, può comportare diverbi e problemi di natura amministrativa ma anche penale, senza dimenticare i danni di gestione. Ma andiamo con ordine. Se i rifiuti vengono stoccati senza logica (e, credetemi, può accadere), si corre il rischio che vengano mescolati e confusi ad altre tipologie di rifiuti. Vi lascio immaginare il seguito…

Eppure bastano alcune linee-guida abbastanza semplici per far sì che tutta la procedura si possa svolgere senza problemi.

Vediamo come. In prima battuta il rifiuto va caratterizzato e classificato. Per quelli solidi è abbastanza semplice in quanto basta un’analisi visiva, mentre per quelli liquidi il mio consiglio è quello di rivolgervi a qualche laboratorio autorizzato, sia esso a San Marino o in Italia, poco importa: i “risultati” sono riconosciuti da entrambi i Paesi in maniera reciproca. Per ogni dubbio comunque, e per un “indirizzo” preciso su come muoversi, IAM srl fornisce ai clienti tutte le indicazioni del caso.

Ma torniamo a noi e ai nostri rifiuti. Come detto, una volta caratterizzato il rifiuto e quindi individuato il CER di appartenenza, occorre “vestirlo” con un’etichetta identificativa che conterrà una serie di voci. Oltre al CER, va indicato il nome del produttore, la descrizione del rifiuto, il suo stato fisico, il peso (se si riesce a ottenere) e i dati ADR, nel caso di rifiuti soggetti alla normativa del trasporto delle merci pericolose. Comunque per ogni rifiuto (pericoloso, non pericoloso, solido e liquido), va apposta l’etichetta con la lettera R nera su sfondo giallo. Questa lettera distingue proprio il rifiuto. Un’ulteriore etichetta inoltre va posta per l’identificazione della pericolosità.

Un esempio: per i corrosivi si utilizza il numero 8.

Il tutto perché, e non ci stancheremo mai di dirlo, in caso di controllo, sia sul luogo di produzione che durante il trasporto, trovare tutti i rifiuti “in ordine” con tanto di etichette, semplificano enormemente la verifica e, soprattutto, riducono il margine di “interpretazione”. Ci è capitato difatti di trovare materie prime stoccate come rifiuto e viceversa. In questo senso, l’ordine aiuta sia chi gestisce i rifiuti ma anche la stessa azienda. Com’è facile intuire, una materia prima ha un “peso” ben diverso da quello che caratterizza un rifiuto…

Per il confezionamento dei rifiuti le raccomandazioni sono quelle di prestare attenzione. Non tanto per i solidi (basta munirsi di contenitori standard) ma piuttosto per quelli liquidi. Se sono pericolosi, occorre seguire quanto prevista dalla normativa ADR.

Un consiglio pratico che molte persone sottovalutano: davanti a un quantitativo x è meglio stoccare tutto in un unico contenitore (un tank per esempio) che in tanti piccoli fusti. I costi difatti possono essere abbattuti anche del 20 o del 30%.

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