Home FixingFixing Siamo senza branchie e pinne, ma nuotiamo ancora nei difetti

Siamo senza branchie e pinne, ma nuotiamo ancora nei difetti

da Redazione

Similitudini tra uomini e pesci: per rivalutare, con l’ironia, l’appartenere a una società civile. Mentre il mondo festeggia il “pesce d’aprile”, inauguriamo uno spazio di riflessione.

pesci 

 

 

di Daniele Bartolucci

 

La vita è nata nell’acqua e dall’acqua si è evoluta fino a colonizzare la terraferma. La teoria evolutiva secondo cui anche l’uomo discende dai pesci, si può sintetizzare in questa frase. Ma se il confronto con le scimmie può apparire probabilmente più semplice, a prima vista, dati i numerosi tratti comuni con l’homo sapiens, quello con i pinnuti è un esercizio più complicato, anche se basta così poco per paragonare una persona a un pesce. L’immaginario colletivo, attraverso detti, dialetti e proverbi, è ricchissimo di questi paragoni: dal classico “pesce lesso” al romagnolissimo “tutta testa come una mazzola”, chiunque di noi sa che in fondo esiste una somiglianza tra noi e i pesci. Come detto, si tratta di un esercizio letterario, più che scientifico, per cui invece di utilizzare test genetici e analisi di laboratorio, sfrutteremo l’ironia e la satira per tratteggiare i punti in comune tra alcune specie di pesci e talune persone o gruppi di persone. Inauguriamo questa nuova rubrica, che altro non è che un piccolo spazio dedicato alla riflessione (e a volte anche un invito all’autoironia), il 1 aprile per due motivi: il primo, ovvio, perché San Marino Fixing è il giornale economico della più antica Repubblica del mondo, che in questa data festeggia l’ingresso dei nuovi Capitani Reggenti; il secondo, molto più prosaico, perché il 1 aprile è storicamente associato alla burla, all’ironia, alla satira. Ed è, non a caso, un pesce a simboleggiare questo evento: il pesce d’aprile. Una specie rarissima, che si può pescare solo e unicamente il 1 aprile di ogni anno, giorno in cui si manifesta in tutta la sua potenza grazie agli innumerevoli appassionati. Quello che molti non sanno è che anche il pesce d’aprile è un grande predatore: innumerevoli le sue vittime, soprattutto tra gli uomini, visto che non si è ancora potuto appurare che anche nel resto del regno animale il pesce d’aprile riesca ad avere siffatto successo. La sua storia è avvolta ancora nel mistero, tanto è vero che le origini del pesce d’aprile non sono certe. Qualcuno dice sia stato scoperto già alla fine del XVI secolo, con l’introduzione del Calendario Gregoriano, che spostò il Capodanno al 1 gennaio, mentre prima era tra il 25 marzo e il 1 aprile. Siccome a Capodanno era tradizione scambiarsi regali e sorprese, leggenda vuole che spostando la data, sia rimasta la moda di scambiarsi pacchi regalo, ma in questo caso vuoti (la stessa leggenda vale quindi per il neologismo “pacco”, inteso come fregatura?). In ogni caso, il periodo a cavallo dell’equinozio di primavera è da sempre un periodo di festa, gioioso perché si esce dall’inverno e si entra nella stagione più bella dell’anno. Una festa che assume diversi significati nei vari Paesi, ma in quasi tutto il mondo il 1 aprile è diventato un giorno particolare, dedicato appunto allo scherzo e all’ironia. Ingredienti genuini in una società avvinta da tanti problemi, crisi economiche e culturali, che San Marino Fixing ha deciso di regalare, a partire da questo numero, ai propri lettori. Delle “pillole” di buonumore che, però, possono favorire la riflessione su vizi, problemi e difetti delle persone, ma soprattutto della società in cui “nuotano”: perché se è vero che alcune delle caratteristiche dei pesci che scriveremo possono essere anche negative, nel “mare” della società occidentale esse fanno parte della nostra vita quotidiana: ci sarà dunque chi è più grosso e aggressivo, chi mite e solidale, chi apparirà magari cattivo e dannoso, chi invece utile ma vittima degli altri. L’intento non è, quindi, quello di offendere una determinata persona, anche se spesso ci sarà un volto o un nome che più di altri potrebbero venire abbinati al pesce di cui si parla. L’intento, appunto, è quello di utilizzare questi tratti comuni per rilevare, dissacrandoli, i difetti di una società ormai assuefatta agli stessi. Tanto che non li nota più o alza le spalle di fronte a un comportamento scorretto. Discendiamo dai pesci, infatti, non significa che dobbiamo comportarci come loro, come degli animali in poche parole: se è vero che ci siamo evoluti, dobbiamo riconoscere anche il valore di questa evoluzione, che si esplicita, non a caso, nella società civile. La consapevolezza di queste brutture, che nei pesci spesso sono invece virtù come per tutto il mondo animale, potrebbe spingerci – giornalisti compresi – a evitarle, a non apparire più come pesci, ma comportarci davvero come esseri umani.

 

A questo link la prima rubrica “Pinnevoluzione”.

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