Votato un OdG per ridurre gli sprechi e intervenire sulla captazione in territorio per uso irriguo. Bocciata l’Istanza per la realizzazione del bacino imbrifero: troppi i dubbi tecnici.
di Daniele Bartolucci
Il progetto del bacino imbrifero di Gorgascura pare definitivamente abbandonato, ma il problema dell’approvvigionamento idrico resta (tema più che attuale, non fosse per la Giornata Mondiale dell’Acqua, celebrata proprio in questi giorni), e gli interventi per rendere autonomo lo Stato di San Marino devono essere comunque fatti. Alcuni subito, altri nell’immediato futuro, visto che stando agli ultimi dati, San Marino importa annualmente circa l’80% dell’acqua che utilizza (oltre 3 milioni di metri cubi, si veda la tabella in pagina), di cui la maggior parte dal Marecchia e il resto principalmente da Ridracoli.
BOCCIATA L’ISTANZA: TROPPI DUBBI SULLA DIGA
Come noto da tempo si discute a San Marino di un bacino imbrifero a Gorgascura, già molti anni prima dell’ipotesi della società di ingegneria di Padova Beta studio, specializzata nella gestione e pianificazione delle risorse idriche, incaricata nel 2008 dall’AASS. Un’infrastruttura ritenuta dunque strategica per San Marino, che è stata oggetto di un’Istanza d’Arengo presentata nel 2015 e finalmente discussa nell’ultimo Consiglio Grande e Generale. “Si parla di questo progetto dagli anni 80”, ha ricordato Teodoro Lonfernini, Segretario di Stato al Turismo. “Abbiamo portato avanti azioni di studio preliminare verso tutto il contesto”, ma “le considerazioni sull’entità del trasporto del torrente fa sì che l’area sia problematica dal punto di vista dell’intervento. Si può fare tutto, ma a quale tipo di costi? Anche le Giunte di Castello hanno espresso dei pareri, che non sono di chiusura, ma non si può pensare di farlo senza essere riusciti ad avere un quadro completo della circostanza infrastrutturale”. “Sull’invaso ricordo che è dal 2010 che ne parliamo”, ha ribadito Ivan Foschi di Sinistra Unita. “Abbiamo presentato addirittura emendamenti in quest’Aula sulla necessità di andare in questa direzione e avviare le procedure per la realizzazione di un invaso”. Il punto di partenza è sempre quello: “Ci sono esigenze di migliorare l’approvvigionamento idrico. Dobbiamo cercare di andare verso l’autonomia. Più ottimizziamo e gestiamo le nostre risorse senza dipendere dall’esterno, meglio è per tutti”. Per Elena Tonnini di Rete, “è un tema assolutamente attuale e concordo con chi dice che per San Marino sarebbe necessario trovare soluzioni per permettere al Paese di essere autonomo dal punto di vista energetico e per l’approvvigionamento idrico. Autonomia”, avverte, “non significa per forza intervenire con un bacino idrico”. Marco Podeschi (Upr), che era stato presidente dell’AASS al tempo, ha ricordato che “nel 2008 l’Azienda durante una siccità avviò un progetto che fu definito H2O. Si avvalse del beta Studio di Padova. Ci fu un’analisi di fare un bacino imbrifero collegandolo all’andamento demografico. L’evoluzione climatica in atto porterà nei prossimi 15 – 20 anni una diminuzione drastica della disponibilità delle acque, per cui occorre pensare dei piano corposi, serviranno risorse economiche pluriennali. Ci sarà la volontà politica di fare investimenti per ridurre le perdite?”. Anche per Annamaria Muccioli del Pdcs, i dubbi sono tanti: “L’istanza chiede un’opera imponente. Un bacino di grandi dimensioni e la creazione di un’importante rete viaria di collegamento e sei mesi non basterebbero per fare gli approfondimenti”. D’accordo anche Franco Santi, Civico 10: “Studi di professionisti e di tecnici, che hanno competenze, dicono che quella zona presenta più problemi che soluzioni”. Oscar Mina (Pdcs) ha ricordato anche che “la manutenzione ha costi rilevanti: potete immaginare cosa significa avere un’invaso di queste capacità a disposizione. Non siamo contrari all’infrastruttura. Ma Gorgascura ha problemi idrogeologici e altro. Parlo della regimazione delle acque di scolo. Ci sono punti in cui lo scarico avviene attraverso terreni incolti. Al momento il tutto non crediamo sia un asset strategico ai fini di un approvvigionamento diretto”.
SÌ A RISERVE D’ACQUA DI DIMENSIONI CONTENUTE
L’Istanza è stata bocciata, soprattutto, come si è visto, riguardo il progetto della diga, ma il Consiglio ha condiviso “l’obiettivo dell’istanza sull’autonomia relativa al fabbisogno idrico nel territorio”. Per questo ha comunque approvato un OdG sul tema, che “impegna il Governo a intervenire su questi ambiti per valutare la realizzazione di riserve di acqua di dimensioni contenute a uso irriguo, ad avviare il miglioramento delle prestazioni relative alla qualità delle acque distribuite, a consolidare con enti pubblici non sammarinesi le collaborazioni in corso per collaborazioni strutturali finalizzate al fabbisogno interno, ad avviare campagne di sensibilizzazione volte a risparmio dell’acqua potabile”. Come detto, solo un 20% viene captata in territorio, per cui, come ha ricordato Vladimiro Selva (Psd), “è vero che la risorsa idrica è estremamente preziosa e con il tempo diventerà uno degli elementi che determinerà la qualità della vita nelle società. Di acqua a San Marino ne cade 500 volte in più di quanta se ne consuma. Ci sono margini enormi su cui lavorare. Fare un bacino unico a Gorgascura avrebbe problematicità. Lonfernini ha fatto un’apertura rispetto a bacini per l’utilizzo irriguo. Per l’irrigazione potremmo pensare a una rete parallela che prenda acqua per orti e attività industriali che non necessitano di acqua potabile”.
Il Segretario Lonfernini, chiamato in causa, ha ribadito che “c’è volontà rispetto alla capacità di autonomia. Non significa realizzare chissà quali infrastrutture. Possiamo concentrare la nostra attenzione verso circostanze più semplici e compatibili con il nostro territorio. Abbiamo la volontà di smarcarci da dipendenze che negli ultimi anni si sono acuite”.
“In periodi di siccità”, ha spiegato ancora, “il nostro consumo medio è ben oltre le stime che solitamente che con le ordinanze chiediamo alla cittadinanza di mantenere. Dobbiamo incominciare a lavorare sollecitando la cultura del risparmio verso un’importante risorsa, evitando l’abuso, e mettere in campo l’iniziativa progettuale per dotarsi di un’infrastruttura in grado di lavorare sull’approvvigionamento”.