Stefano Ceccato e Neni Rossini: “Le nostre istanze uguali a quelle dell’UE”.
di Alessandro Carli
Riforme per essere (più) performanti. Piccola licenza poetica nella traduzione di “Reform to perform”, il titolo della giornata che Bruxelles ha ospitato il 3 marzo e che ha visto anche la partecipazione di una delegazione dell’Associazione Nazionale Industria San Marino, composta dal Presidente Stefano Ceccato, dalla vicepresidente Neni Rossini e da Marta Bossi.
ANIS, membro già da molti anni di BusinessEurope (la Confindustria europea, attualmente guidata da Emma Marcegaglia), ha seguito con grande attenzione i temi toccati e discussi durante la giornata.
“Abbiamo avvertito una comune tensione rispetto al fatto che l’Unione Europea debba stare al passo con i tempi – raccontano Stefano Ceccato e Neni Rossini –. L’UE è un conglomerato di persone e imprese e rappresenta una delle realtà più importanti a livello mondiale ma che, a differenza della Cina e degli USA, si presenta come un’area molto frammentata sia dal punto di vista linguistico (sono presenti 24 idiomi diversi) che di singoli Stati (ad oggi sono 28)”.
L’Europa è un gruppo forte, con alcuni solisti importanti ma complessivamente è poco corale.
La competizione tra UE ed altri Paesi è stata definita ‘not fair’, ‘non giusta’, in quanto le condizioni e le regole (si pensi ai salari per i lavoratori o alle norme di sicurezza) sono molto diverse da mercato a mercato. Molto sentita anche la problematica legata al dumping praticato da alcuni paesi su qualche categoria merceologica.
Durante il “Reform to perform” si è parlato anche del tema, caldissimo, dell’immigrazione. Dagli interventi dei relatori, proseguono il Presidente e la vicepresidente, “è emerso che attualmente questo rappresenta chiaramente un problema, mentre una corretta gestione dello stesso potrebbe trasformarsi in una opportunità”.
INNOVAZIONE E COMPETITIVITÀ
Tra gli asset che devono essere sviluppati in Europa, le confindustrie hanno riposto grandi attenzioni sull’innovazione e sulla digitalizzazione. E’ ritenuto fondamentale investire pesantemente sull’istruzione e sulla crescita di quelle che saranno le future generazioni di innovatori ed anche di consumatori.
Tra gli elementi di freno invece, le troppe leggi e la burocrazia. Considerazioni del tutto simili a quelle in più occasioni espresse da ANIS relativamente al contesto sammarinese.
“Molte delle problematiche trattate nell’incontro sono in sostanza quelle che noi, nel nostro piccolo, affrontiamo quotidianamente, così come abbiamo sentito le stesse istanze che ANIS porta avanti da tempo – commentano -. Quasi tutti i relatori hanno rimarcato che troppa burocrazia rallenta le imprese”. La richiesta comune, da parte di tutti i partecipanti al dibattito, è stata quella di un minor numero di leggi e regolamenti, applicati in modo chiaro ed univoco. Infatti un’altra problematica emersa è quella relativa al fatto che le norme comunitarie spesso vengono poi ‘superate’ dalle normative dei singoli Paesi, fattore questo di ulteriore frammentazione rispetto al principio stesso di unità contenuto nelle parole “Unione Europea”. Gli imprenditori del Vecchio Continente hanno sottolineato come la crescita in Europa nel periodo 2011/2015 sia stata dell’1% mentre negli USA e in Canada il doppio, e che la disoccupazione rimane di 2,5 milioni di unità, mentre nello stesso periodo negli Stati Uniti sono stati creati 3 milioni di posti di lavoro. Continuando a paragonare la situazione europea a quella delle altre maggiori economie del mondo, i vertici di BusinessEurope hanno ricordato che il carico fiscale è il doppio degli USA e del 25% maggiore che in Giappone, mentre i prezzi dell’energia sono 2,5 volte superiori che negli Stati Uniti.
Dall’aula è emersa quindi una situazione di disagio, ma nello stesso di consapevolezza che l’Europa può essere comunque per il prossimo futuro una forza trainante, sia dal punto di vista delle capacità progettuali e tecnologiche, sia come importante mercato economico. E’ chiaro che, come rimarca da tempo anche ANIS, San Marino deve essere pronto ad aprirsi verso l’esterno.
“Per essere performanti ed essere in grado di competere sui mercati globali – concludono Ceccato e Rossini – le aziende, così come il paese, devono essere efficienti, innovative e pronte a cogliere i continui cambiamenti in essere”.
IL SINGLE MARKET NON È COMPETITIVO
Nonostante l’assenza all’ultimo minuto di Donald Tusk, President of che European Council, chiamato in Turchia per la crisi dei migranti, la giornata “Reform to perform”, ospitata a Bruxelles il 3 marzo, ha visto la partecipazioni di numerosi relatori.
In prima battuta Emma Marcegaglia, già presidente di Confindustria Italia e ora a capo del BusinessEurope. Che ha posto l’accento sulla competitività. “La situazione non è delle migliori. La lenta ripresa economica europea implica una perdita di terreno nei mercati globali: sarebbe rischioso se gli Stati membri della Ue permettessero alla ‘fatica per le riforme di prendere piede”.
L’Europa sta passando attraverso un momento difficile a causa della “situazione geopolitica internazionale”, della “minaccia per la sicurezza”, del “flusso di migranti senza precedenti” e della “crescita insufficiente e una disoccupazione persistente”. Tutte componenti che “portano un’incertezza che è causa di grande preoccupazione per le imprese”. Imprese che “sono una parte essenziale della soluzione”: tutti gli stati membri dell’UE “devono accelerare gli sforzi per le riforme strutturali e la competitività”.
Nel suo discorso Marcegaglia ha parlato anche di Regno Unito: “Certamente spetta ai cittadini britannici decidere, ma gli industriali e le imprese europee vogliono che la Gran Bretagna resti nell’UE, per questo ci faremo molto sentire”, chiarendo poi che l’associazione delle confindustrie europee sono assolutamente convinte “che l’UE ha bisogno della Gran Bretagna e la Gran Bretagna ha bisogno dell’UE”.
Non è poi mancato un chiarimento in merito a Schengen, che per la Presidente di BusinessEurope è “la pietra angolare dell’integrazione europea e del buon funzionamento della nostra economia”. Danneggiarlo, ha ribadito, “bloccherà il funzionamento del mercato interno, interromperà in modo grave la catena di valore, creerà problemi al processo di convergenza e alla fine distruggerà posti di lavoro e ridurrà il benessere”. Ripristinare Schengen e assicurare le frontiere aperte e la libera circolazione”, ha ribadito, “è una priorità chiave degli industriali in Europa”.
Infine, un accenno alla Cina: “Dare o non dare lo status di economia di mercato alla Cina non deve essere una decisione politica ma tecnica, e dobbiamo mantenere gli strumenti antidumping, perché non si può pensare di non averne assolutamente più”.
Ann Mettler, Head of European Political Strategy Center, si è soffermata sulla stretta attualità: “L’umore dell’ultimo periodo è ‘basso’ in quanto stiamo affrontando più crisi: a quella economica si affianca quella del terrorismo, dei governi e dei migranti”. Mettler, dopo aver detto che “l’economia europea è la più grande del mondo”, ha messo l’accento su un dato importante: “L’occupazione femminile nell’UE è maggiore rispetto a quella degli Stati Uniti”. Un dato, ha concluso, che “ci deve rendere più ottimisti”.
Alla numerosa platea di “Reform to perform”, il Primo ministro olandese Mark Rutte ha spiegato che “il single market dell’UE oggi non è attrattivo” e per invertire la rotta occorre “investire sull’innovazione e sulla digitalizzazione”.
Hans de Boer, President of the Confederation of Netherlands Industries and Employers, VNO-NCW, si è concentrato sulle tasse: “In UE è molto più elevata rispetto ad altri Paesi ma i ricavati non vengono spesi bene”.
Carolyn Fairbairn, Director General of the Confederation of British Industries, CBI, si è detta ottimista: “Vedo un futuro luminoso” ma solo se “sapremo gestire al meglio le opportunità che si presenteranno”.
Per Ulrich Grillo, President of the Federation of Germany Industries, “all’economia non piace l’incertezza” e quindi “bisogna rendere l’UE più grande e più veloce”.
Georg Kapsch, President of the Federation of Austrian Industries, ha chiarito che “occupazione significa stabilità” mentre Juan Rosell, President of the Confederation of Employers and Industries of Spain, ha spiegato che l’Europa “ha bisogno di grandi e piccole imprese”.