Vista e considerata l’enorme mole di lavoro che in questi giorni si sta facendo e delle tante parole che girano attorni ai rifiuti abbandonati, affrontiamo questo mese il delicato tema della dispersione sul suolo di materiali pericolosi.
di Mattia Marinelli
La fotografia che ci restituisce il nostro territorio è ancora la stessa, anche se, e questo va detto, qualche miglioria, ultimamente, c’è stata. Vista e considerata l’enorme mole di lavoro che in questi giorni si sta facendo e delle tante parole che girano attorni ai rifiuti abbandonati, affrontiamo questo mese il delicato tema della dispersione sul suolo di materiali pericolosi. Un argomento che, nonostante sia sotto gli occhi di tutti, purtroppo evidenzia una scarsa conoscenza delle conseguenze, anche gravi, che può arrecare al territorio. Se l’Italia gioca a “scaricare”, sbagliando, il problema sugli immigrati, la Repubblica di San Marino non può vantare questo “alibi”: la colpa è esclusivamente nostra. Fortunatamente non si corre il rischio di dover “scontare” la pena con quel celebre “contrappasso” di dantesca memoria: basta qualche attenzione. Ma se questo è l’auspicio per il futuro, il presente non è così roseo: ancora oggi difatti capita sovente di vedere barattoli di vernici o addirittura frigoriferi abbandonati vicino ai cassonetti a causa di una rarefatta informazione sui pericoli oppure, ed è ancora peggio, per pigrizia. Come detto, rispetto a qualche anno fa la situazione è lievemente migliorata, ma non basta. E ci piace pensare – concedetecelo – che questa sensibilità sia cresciuta nelle persone anche grazie alla campagna di comunicazione che la IAM srl sta portando avanti da oltre un anno sia sui giornali che sui social media. La nostra realtà imprenditoriale ha riscontrato “sul campo” una crescita culturale: i cittadini che ci chiamano e conferiscono i loro rifiuti – spesso della categoria “pericolosi” – sono in aumento. E sempre più spesso scoprono che quello che apparentemente poteva sembrare un semplice costo di smaltimento, in realtà – chiaramente per alcuni materiali specifici – si può trasformare in un piccolo ma significativo guadagno. Vi faccio un esempio concreto: recentemente ci sono stati conferiti circa 25 kg di ottone derivato dalla ristrutturazione di un appartamento privato. Il cliente, invece di spendere tot euro, quasi con meraviglia e stupore si è ritrovato in tasca una moderata somma di denaro. Il battage di informazione sulla materia ha fatto sì che i cittadini abbiano iniziato anche a “campionare” alcuni rifiuti. Una pratica lodevole, sulla quale ci permettiamo di precisare alcuni passaggi e di dare qualche consiglio. La prima parola che mi viene in mente è “accortezza”. Ben vengano i prelievi che testimoniano la dispersione sul suolo, ma con “professionalità”. O meglio, con piccole ma utilissime precauzioni. In prima battuta, “mai a mani nude”. Bastano un paio di guanti in lattice “usa e getta” per evitare il contatto con la pelle. In seconda battuta, munitevi di barattoli asettici: quelli in vetro che magari contenevano un ragù di carne non vanno bene perché, nonostante i ripetuti lavaggi a cui possono venire sottoposti, si corre il rischio che all’interno vi rimangano alcune tracce. Idem per quelli che contenevano vernici: anche dopo numerosi risciacqui, alcune particelle possono, come si dice in gergo, “rimanere attaccate”. Viene da sé quindi che l’acqua e i detergenti impiegati per pulire i barattoli di solventi e pitture non debbano essere svuotati nel terreno o nei tombini.