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San Marino, donne: dal voto nel 1964 tante altre sfide

da Redazione

Hanno conquistato uno ad uno i propri diritti sociali solo nell’ultimo mezzo secolo, ma ancora oggi sono in minoranza nei ruoli più importanti della politica e dell’economia.

 

di Daniele Bartolucci

 

Indipendenza, diritti, libertà sociali ed economiche delle donne sono concetti tornati di strettissima attualità, soprattutto in una società, quella occidentale, che finalmente sta prendendo piena consapevolezza di questo valore, e non si parla più di “concessioni” ma di vere e proprie conquiste. Anche per dissociarsi da chi ancora rinnega questi diritti: una visione corta e forse anche un po’ populista (si pensi a chi ne fa o ne potrebbe fare una bandiera per attaccare gli immigrati, la comunità islamica o altre culture), che evita accuratamente di ricordare che tali “conquiste” sono per lo più recenti, anzi, recentissime se si guarda alla Repubblica di San Marino. Le donne sammarinesi hanno infatti votato per la prima volta il 13 settembre del 1964, ben 5 anni dopo che la legge del 29 aprile 1959, entrata in vigore solo il primo gennaio del 1960, aveva esteso anche a loro il diritto di voto attivo. Ma non potevano ancora essere votate. Solo con la legge del 1973 i diritti delle donne vengono parificati a quelli degli uomini e poterono assumere incarichi e funzioni politiche. Prima di queste leggi, ovvero meno di mezzo secolo fa, la donna sammarinese non poteva assolutamente essere protagonista della vita economica del proprio Paese, e trascorreva la propria vita passando direttamente dal potere del padre o degli uomini di famiglia alla potestà del marito, in quanto non aveva la minima disponibilità dei propri beni. Non potevano votare, ma non avevano nemmeno diritto di intestarsi i propri capitali, terreni o immobili. Il voto passivo divenne esecutivo nel 1974 e da allora le donne hanno cominciato a far parte attiva della politica sammarinese. E oggi “nei partiti e movimenti politici le donne sono presenti tra gli iscritti con una media del 40%, ma i numeri si abbassano se cerchiamo la presenza femminile negli incarichi dirigenziali, nelle cariche parlamentari e nelle nomine nelle commissioni. Oggi”, spiega Patrizia Gallo, Coordinatore della Commissione per le Pari Opportunità, “il nostro Parlamento, che è composto da 60 Consiglieri, ha 11 donne, solo il 18,33%, mentre il nostro Congresso di Stato è composto da 9 Segretari, di cui una sola donna, l’11%. La presenza femminile negli incarichi dirigenziali rappresenta solo il 30%, anche se devo sottolineare che solo in quest’ultima legislatura su 9 partiti politici presenti in parlamento 3 donne sono state nominate segretari generali di partito”. E questo mentre Hillary Clinton, Donald Trump permettendo, aspira a diventare la prima Presidente donna degli Stati Uniti d’America. Un primato che tutto il mondo (femminile e non solo) guarda con notevole interesse, non fosse altro perché rappresenta, insieme a tantissime altre donne impegnate in politica, un simbolo di questa emancipazione. Se guardiamo al contesto internazionale, infatti, San Marino non eccelle per femminilità nemmeno nella diplomazia: “A San Marino oggi sono accreditati 73 Ambasciatori di cui 17 sono donne; su 65 Consoli 12 sono donne”, spiega ancora Patrizia Gallo. Ma non è solo una questione di numeri, bensì di scelte strategiche riguardo alle sfide globali, che oggi si chiamano immigrazione, guerra civile e terrorismo. “Più responsabilità alle donne in ambito politico-istituzionale è solo una scelta giusta ed equa, ma anche quella più intelligente: le donne devono partecipare ai processi di pace perché sono una parte in causa del conflitto esattamente tanto quanto gli uomini. E gli accordi funzionano bene solo se a stringerlo sono i diretti interessati. Tutti, nessuno escluso. Anche perché fino ad ora la supremazia maschile in tema di gestione di pace non ha avuto così grande successo”.

L’altro grande tema è quello dell’economia, dove le donne stanno finalmente prendendosi il giusto spazio e occupano sempre più posizione di vertice (non è un caso che sia Confindustria sia ANIS abbiano avuto Presidenti come Emma Marcegaglia e Simona Michelotti). “Ma”, avverte Patrizia Gallo, “la costruzione delle carriere parte dai livelli meno elevati. È lì che dobbiamo individuare personalità ricche di talento che non hanno ancora avuto l’opportunità di emergere come leader. Sono le donne che vanno identificate e aiutate a sviluppare queste loro doti strategiche”. A tal proposito, va ricordato che “le leggi sammarinesi che hanno riconosciuto i diritti delle donne e che tutelano le pari opportunità sono diverse, a partire dal diritto al voto, al diritto di cittadinanza, al diritto di pari retribuzione, al contrasto della violenza di genere, alla tutela della famiglia, al diritto del lavoro part time, alle quote di genere nelle liste elettorali fino al contrasto del fenomeno delle dimissioni in bianco”. Passi avanti, dunque, che però non hanno ancora invertito il trend: gli ultimi dati confermano infatti che le donne disoccupate (983 la media 2015) sono sempre di più degli uomini (528) e nonostante il sostegno all’imprenditoria femminile, non si può ancora parlare di “pari opportunità”, visto che l’impegno in famiglia (figli, casa, assistenza ai genitori anziani…) viene ancora assunto prevalentemente dalle donne. E per farlo, spesso devono rinunciare a lavoro e carriera. E’ quanto emerge dal monitoraggio che sta effettuando la Commissione per le Pari Opportunità sta predisponendo sull’empowerment femminile. “Dai primi dati raccolti”, spiega Patrizia Gallo, “si è evidenziato che le donne ricoprono ancora soprattutto ruoli di manovalanza generica tra gli operai, la percentuale è molto alta tra gli operai generici e non tra i qualificati e nel settore impiegatizio i ruoli femminili sono soprattutto tra gli impiegati, pochi tra i responsabili, pochissimi tra i dirigenti. Eppure da uno studio della World Bank è risultato che nel campo dell’istruzione il gap tra uomo e donna sembra si sia invertito in molti Paesi. Anche a San Marino da diversi anni le donne raggiungono titoli di studio più elevati rispetto agli uomini”. Inoltre “molte donne lavorano nella Pubblica Amministrazione, dove le leggi sulla parità e tutela sono garantite: qui è alta la presenza femminile nei ruoli dirigenziali, anzi è prevalente, e non vi sono discriminazioni di salario a parità di incarico e ruolo. Non si può dire altrettanto nel settore privato dove l’ostacolo della maternità è ancora fortemente sentito e i ruoli apicali e relativa valutazione salariale hanno una forte disparità.

Se si guarda dunque al passato, San Marino ha fatto davvero passi da gigante negli ultimi decenni, ma la strada verso una vera emancipazione femminile è ancora lunga, comunque non impossibile.

Assieme alla creazione di un Ufficio apposito, con l’affiancamento stabile di un consulente legale, potrebbe essere la prossima tappa di questo percorso. Inoltre si potrebbe introdurre lo strumento delle “quote rosa”. Quest’ultimo, pur essendo una forzatura di legge, ha consentito in tanti altri sistemi “paritari” e oggi presi ad esempio, compresi i Paesi nordici, di favorire quel cambiamento culturale necessario a stabilire un nuovo equilibrio tra donne e uomini. Un equilibrio che potrebbe rivelarsi molto positivo per la politica, per l’economia e quindi per la tutta la società.

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