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Non è più tempo di decisioni alla cieca

da Redazione

L’ANIS lancia la prima edizione del Master in Business Control. “Il modello di controllo deve rispecchiare le esigenze strategiche”.

imprenditore cieco

 

 

di Roberto Parma

 

Assieme al Master in General Management, Anis propone un’altra interessante proposta formativa in collaborazione con quattro eccellenze dell’imprenditori sammarinese: Alluminio Sammarinese, Ceramica Del Conca, Colombini e Sit.

Lunedì 11 aprile è previsto difatti il primo incontro del Master in Business Control. Il percorso formativo si articolerà in dieci incontri e affronterà cinque temi fondamentali per la crescita professionale delle figure aziendali che si occupano di programmazione e controllo.

Incontriamo il dottor Simone Selva, consulente e formatore Senior per capire perché non è più “pensabile” un’azienda senza personale amministrativo dotato di queste nuove competenze.

Dottor Selva, per il secondo anno un percorso in Amministrazione Finanza e Controllo tutto curato da lei. Quest’anno però con un taglio diverso. Perché la scelta di un master in Business Control?

“Innanzitutto le dico che per me quella di fare formazione è un’opportunità molto importante. Per i professionisti la formazione è essenziale in quanto ci costringe all’aggiornamento continuo. In aula poi il rapporto, che è, e deve essere, assolutamente fra pari, favorisce un clima di confronto molto fruttuoso per discenti e docente. Questi percorsi nascono dalla convinzione che, quando si parla di Controllo di Gestione, ci sia ancora molta confusione. Il principale limite, che purtroppo sovente noto, è quello di concepire l’attività amministrativa come la funzione delegata alla mera elaborazione di numeri. Numeri, peraltro, tipicamente prodotti per ragioni sostanzialmente giuridiche, siano esse fiscali o di bilancio. Quello che manca è la consapevolezza delle potenzialità che alcuni strumenti di pianificazione e controllo possono dare nella gestione operativa del business. Ecco, da questo punto di vista credo che ci sia ancora tanto da fare. Non bisogna mai dare per assodati determinati concetti o modelli ma sempre devono essere aggiornati. Il modello di controllo deve rispecchiare le esigenze strategiche ed il modello di business e siccome la realtà cambia e le aziende pure, per adattarsi ad essa, perché il modello di controllo dovrebbe rimanere uguale?”

Può farmi un esempio?

“Lei pensi ad un’azienda che ha sempre operato nel B-to-B servendo piccoli negozi di quartiere. Il modello di controllo è focalizzato su fatturato (magari mensilizzato), costi variabili (di produzione/commercio) e costi fissi in quanto la clientela è sostanzialmente omogenea e le vendite procedono con una certa stabilità. Tutto a un tratto si pensa di intraprendere un percorso di crescita entrando in altri canali di vendita come ad esempio la Grande Distribuzione Organizzata o l’e-commerce. Siamo sicuri che la struttura di costo aziendale a livello Logistico, Amministrativo, di Marketing, IT e Commerciale non sarà influenzata dal servire questi nuovi canali? Siamo in grado di valutare questi impatti? Abbiamo ripensato il modello di controllo per evidenziare i risultati effettivi dei nuovi segmenti di mercato? Ma soprattutto c’è qualcuno in azienda che senta il bisogno di richiedere o di produrre tali informazioni?”.

Chiarissimo. Secondo lei un ragazzo che oggi esce dall’Università o da una scuola tecnica, mi riferisco ai giovani che non hanno occasione di lavorare immediatamente in contesti strutturati, trova nel proprio bagaglio culturale queste competenze? L’impressione è che spesso i giovani quasi non ne abbiano consapevolezza.

“Le rispondo da consulente: dipende. Dipende in quanto sicuramente chi ha seguito un percorso di studi più aziendalistico ha, mi passi il termine, nel ‘cervelletto’ l’importanza dell’orientamento strategico e dunque, qualsiasi impiego abbia in azienda, sarà molto attento al modello di business aziendale, magari ad identificare i famosi ‘fattori critici di successo’ e potrà fornire spunti utili, se inserito in un contesto aziendale favorevole. D’altra parte noto che chi ha affrontato un percorso prettamente amministrativo ha una focalizzazione molto difensiva”.

In che senso?

“Nel senso che immagina il proprio lavoro principalmente come risposta ad adempimenti burocratici. Il buon amministrativo risponde in tempo e in modo preciso alle scadenze burocratiche. Attenzione! Questo aspetto è fondamentale, però non sufficiente. Stiamo parlando di grandi numeri, sia chiaro, non mi permetto di dare una valutazione oggettiva anche perché non sono in grado, però certamente questi aspetti sono rilevabili”.

E in generale secondo lei quando un giovane, anche preparato, entra nel mondo del lavoro a cosa deve prestare attenzione?

“Innanzitutto deve prestare attenzione. Un mio professore diceva che quando si esce dall’Università, o da altri percorsi formativi, si corre il rischio di pensare all’azienda come ad uno Space Shuttle dove tutto è organizzato e oliato. In realtà, diceva sempre il mio professore, vi troverete davanti a delle barche a vela. Cioè la distanza tra i modelli teorici aziendalistici che si studiano e la realtà è spesso abissale. Cosa fare allora? Avendo sempre in mente i principi dei modelli aziendalistici occorre verificarli, testarli nella realtà aziendale. Testarli, aggiungo, con pazienza. Roma non si è fatta in un giorno e allora allo stesso modo occorre cambiare, dove necessario, un pezzo alla volta, partendo magari da cose semplici ma che immediatamente fanno percepire l’utilità del cambiamento. Questo può generare un effetto positivo in azienda e un contesto favorevole per cambiare e crescere sempre più”.

Tra i moduli del master c’è un modulo di Finanza Aziendale. Come mai gli aspetti finanziari di un’azienda diventano sempre più importanti? Forse perché le aziende stanno crescendo “male” ossia si assumono rischi senza sapere di averlo fatto? È un problema unicamente relativo alle banche che non supportano adeguatamente le aziende?

“Gli aspetti finanziari sono da sempre centrali, la frase ‘Cash is The King’ (il re è la cassa, ndr), può apparire provocatoria ma ha più che un fondo di verità. Se un’azienda non produce utili non è sostenibile in quanto non propone al mercato un valore tale da remunerare i propri fattori produttivi. È anche vero però che può esserci un’azienda sana dal punto di vista commerciale, il prodotto piace, ed anche relativamente efficiente nel senso che i costi di produzione sono allineati rispetto ai prezzi di vendita. Ebbene se quest’azienda inizia a non incassare, o acquista troppo magazzino rispetto alle reali richieste del mercato, o si indebita oltre le sue possibilità, essa rischia di collassare. Credo che un sistema di controllo veramente completo non possa esimersi dal controllo finanziario. In secondo luogo, per rispondere alla sua domanda, certamente quando i denari non scarseggiano, e le banche sono propense a finanziare le imprese, il controllo sui flussi di cassa sembra essere meno rilevante. La crisi da questo punto di vista ci ha insegnato molto, sicuramente le minori risorse finanziarie disponibili hanno riacceso l’attenzione su questi temi”.

In una parola, che cos’è il Master in Business Control?

“Una finestra. Un percorso che vuole far aprire i partecipanti alle potenzialità insite in quegli stessi numeri che tutti i giorni elaborano, affinché possano essere utili alla gestione operativa dell’azienda fornendo importanti in-put strategici”.

Per informazioni e iscrizioni, contattare il Coordinatore del progetto ai numeri 0549. 873925 – 339.8016455 o via email al seguente indirizzo: informa@anis.

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