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Questione di num3ri di venerdì 4 marzo

da Redazione

La tentazione è troppo (Piazza) grande per non poterci cascare dentro. Del resto, come diceva Lucio Dalla, “(non) siamo dei”.

 

La tentazione è troppo (Piazza) grande per non poterci cascare dentro. Del resto, come diceva Lucio Dalla, “(non) siamo dei”. Il 4 marzo è una sola data: quella della nascita (e della successiva canzone) del cantautore bolognese che nel lontano 1971 proprio con “4/3/43” si presentò alla platea del Festival di Sanremo, dove la eseguì in coppia con la Nuova Equipe 84. La canzone è la storia di una ragazza-madre e originariamente era intitolato “Gesù bambino”. I censori radio-televisivi – scrive Maurizio Targa – non gradirono questo titolo, e per consentirne il passaggio in RAI imposero la modifica di alcuni versi del testo. “Gesù Bambino” ha una genesi travagliata. Nata di getto, a detta di Lucio, nel corso di una vacanza in Puglia assieme a Paola Pallottino, composta in pochi minuti e senza ausilio del pianoforte, venne giudicata dai più stretti amici di Lucio bellissima, ma inadatta ad una vetrina come quella di Sanremo, poco consona a simili ballate.

Polisemantica invece riporta un altro aneddoto. Il testo originale nell’epilogo della storia doveva essere “e anche adesso che bestemmio e bevo vino, per ladri e puttane sono Gesù Bambino” ma dopo una breve trattativa e il verso divenne “e ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino”.

Si è voluto inoltre creare un contrasto, una antitesi tra il fatto che Gesù bambino giochi a carte e beva vino con la gente del porto, tra cui “ladri e puttane” ma si tratta invece anch’essa di una citazione per coloro che dimenticano che il Gesù storico era solito frequentare peccatrici e pubblicani, poiché diceva “Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori”.

Ma la chicca è in una parola, apparentemente innocua: “(…) che io mi porto adosso“, con una “d” sola. Sottoproletariato, retaggio pasoliniano, chissà.

A noi piace pensare che quella “d” che manca, Lucio l’abbia messa nel proprio cognome.

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