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IVA, aliquota 10%: prezzi più bassi per i ricarichi fino al 70%

da Redazione

Aumenti non automatici: la discriminante, nell’IGC, sarà la scelta del singolo operatore. Il confronto con la monofase renderebbe più competitive molte “cessioni beni”.

 

di Daniele Bartolucci

 

L’introduzione dell’Imposta Generale sui Consumi e, quindi, il passaggio dall’attuale sistema monofase a quello IVA, non genererà automaticamente l’aumento dei prezzi. Questo assunto, che valeva in senso generale fin dall’inizio, a maggior ragione vale dopo le dichiarazioni del Segretario alle Finanze che ha svelato in Commissione l’obiettivo del Governo, ovvero un’aliquota del 10-12% sulla cessione beni. Fermo restando che per i servizi ci sarà un’aliquota differente, “più blanda” ha detto Capicchioni, per cui le valutazioni si potranno fare solo a posteriori, per quanto riguarda la mera cessione beni, il commercio vero e proprio quindi, già con queste aliquote si possono fare tutte le valutazioni del caso. E chiarire alcuni aspetti della questione.

Il passaggio ad un sistema IVA, infatti, sta creando molta confusione a San Marino, e uno degli aspetti più discussi è l’effetto che questa “rivoluzione” porterà sui prezzi finali, ovvero, come e quanto l’IGC ricadrà poi sui consumatori.

 

 

IVA tabella

 


I PREZZI NON AUMENTANO IN AUTOMATICO, ANZI

La frase “i prezzi aumenteranno” è di per sé errata, perché assoluta e in questo caso non c’è un automatismo assoluto, perché si tratta di un semplice calcolo matematico e quindi dipende dai fattori in gioco.

Nella cessione beni standard, al netto quindi delle altre tasse e dei costi fissi che potrebbero variare da impresa a impresa, il sistema monofase e il sistema IGC sono facilmente paragonabili tra loro ed è in base a questi calcoli che si può ipotizzare il prezzo finale, che può essere più alto, ma anche più basso e quindi più competitivo di oggi.

Il calcolo, come detto, è molto semplice: dato un prezzo del fornitore (per semplicità facciamo 100 euro), il costo iniziale di una qualsiasi impresa oggi è 100 euro più il 17% di monofase, ovvero 117 euro. Con il passaggio al sistema IVA sarà invece 100 euro più il 10% di IGC, ovvero 110 euro (per il momento tralasciamo il discorso del credito e debito, argomento che andremo a sviluppare nei prossimi numeri). A questo iniziale passaggio, come ovvio, segue quello che tecnicamente è il ricarico (che si compone di diversi fattori), ed è questo che determina il prezzo finale. I casi possono essere molteplici, a seconda delle scelte (a volte quasi obbligate) dell’operatore economico, per questo ai fini meramente esplicativi, possiamo sintetizzarli in tre situazioni tipo: ricarico molto basso, del 10%, ricarico medio del 50% e ricarico alto del 200%. Nel primo caso, il prezzo finale in regime monofase sarà così composto: 100 euro (prezzo fornitore) più 17 euro (monofase) più 10 euro (ricarico), ovvero 127 euro. Nel regime IVA, invece: 100 euro più 10 (ricarico) euro più 11 euro (IGC): totale 121 euro.

Come dimostrato attraverso questo calcolo elementare, con un ricarico relativamente basso, il prezzo finale in regime IVA sarà molto più basso di quello calcolabile in regime monofase: 6 euro su 127 equivale a quasi il 5% di “sconto”. Come intuibile, più si alza il ricarico, più diminuisce questo vantaggio (che ripetiamo, c’è nella cessione beni): nel caso infatti si calcoli un ricarico del 50%, i prezzi finali si avvicinano, ma è ancora vantaggioso il regime IVA, che darà un prezzo finale di 165 euro contro i 167 del regime monofase. Il discorso cambia per ricarichi importanti, ad esempio del 200%: in regime IVA il prezzo finale sarà infatti di 330 euro contro i 317 della monofase.

 

CHI FA RICARICHI ALTI, VERSERÀ DI PIÙ

Il calcolo matematico di cui sopra evidenzia un dato molto interessante: con un ricarico del 70% il prezzo finale dei due regimi è uguale, ovvero 187 euro. Questo significa che per ricarichi fino al 70% il prezzo finale dello stesso bene ceduto oggi in regime monofase, potrebbe abbassarsi. Ovviamente tale scelta spetta al singolo imprenditore/commerciante, perché è evidente che creandosi un nuovo margine, deve decidere lui se trasformarlo in competitività (e quindi vendere a prezzo più basso di oggi garantendosi, probabilmente, un volume di vendite maggiore) o trasformarlo in guadagno immediato mantenendo lo stesso prezzo del vecchio regime. Oltre il 70% di ricarico, è invece chiaro che il prezzo finale potrebbe essere più alto, ma una riflessione in questo caso è necessaria: il sistema monofase, per lo Stato, si ferma all’acquisto iniziale dal fornitore, ovvero a quel 17% di imposizione che poi non tiene assolutamente conto dei ricarichi e dei successivi passaggi/cessioni. Per cui lo Stato incassa 17 euro ogni 100 e finisce lì. Con il sistema IVA, invece, lo Stato punta a incassare di più (e più volte, ad ogni cessione, per esempio) e in proporzione al prezzo finale, quindi, tenendo conto – in maniera molto più equa – di quanto ricarico un operatore economico può fare sul prezzo iniziale. Nel caso in cui l’aliquota fosse fissata appunto nel 10%, significa che per ricarichi superiori al 70% anche l’imposta indiretta incassata dallo Stato sarà maggiore rispetto ad oggi, superiore quindi ai 17 euro ogni 100 di oggi. E questo principio, al di là dell’eventuale variazione dei prezzi, cambia prospettiva alla cessione beni in territorio: chi applica ricarichi sempre maggiori, più verserà di IGC.

 

OBIETTIVI DEL GOVERNO

Secondo alcuni le aliquote saranno del 5%, per altri dell’8%, per altri ancora del 17% come la monofase. Sono scelte, ovviamente, e al momento non si può dire quali farà la politica. Di certo è che la Segreteria alle Finanze ha fatto un po’ di chiarezza nei giorni scorsi, spiegando che “punta ad un sistema semplificato, chiaro senza appesantimenti procedurali e persegue l’obiettivo concreto e tangibile di una aliquota al 10-12% per la cessione di beni, di una aliquota di pochi punti percentuali per la prestazione di servizi ed un periodo transitorio lungo che permetta al sistema di armonizzarsi senza effetto inflattivo e con margini competitivi consistenti per il settore del commercio”. Come anticipato su Fixing numero 7, finalmente c’è l’ipotesi formale di un’aliquota per la cessione di beni in territorio e si possono fare dei calcoli per capire chi ci perde e chi ci guadagna (nei prossimi giorni cercheremo di elaborare alcune proiezioni con diversi casi, basandoci sull’ipotesi del 10%).

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