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Via libera dell’ILO alla Rappresentatività

da Redazione

ANIS: “Ora non ci sono davvero più motivi per ritardarne l’approvazione. I principi e gli scopi della Legge sono in linea con le Convenzioni”.

ANIS ILO rappresentatività 53

 

 

di Daniele Bartolucci

 

“La missione considera che i principi e gli scopi del progetto di legge siano in linea con le Convenzioni ratificate da San Marino”. Basterebbe questa frase, contenuta nel Commentario dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), a chiarire la questione della rappresentatività in materia di contrattazione collettiva, ma c’è dell’altro, molto altro che emerge dal documento inviato alla Segreteria al Lavoro e opportunamente tradotto dall’inglese per una migliore comprensione del testo. In prima battuta, va ricordato che il progetto di Legge sulla “Libertà e attività sindacale nei luoghi di lavoro, della contrattazione collettiva e del diritto di sciopero”, che riforma le leggi in materia, in particolare la Legge 17 febbraio 1961 n. 7 (che proprio in questi giorni festeggia i 65 anni), nasce dall’esigenza di dare piena dignità al principio – che resta – dell’erga omnes, per cui sia chiaro a tutti qual è il contratto di settore con tale efficacia, ovvero che ce ne sia solamente uno e non più di uno, come invece avviene in alcuni settori (Artigianato e ora, di nuovo, anche Industria). La proposta è quindi quella di basare questo valore sulla rappresentatività, ovvero dare efficacia erga omnes al contratto sottoscritto dalla maggioranza (dei lavoratori, rappresentati dai sindacati, e dai datori di lavoro, rappresentati dalle associazioni datoriali). Tale proposta, però, ha creato fin da subito un aperto contrasto all’interno delle organizzazioni sindacali così come tra i datori di lavoro, evidenziando la necessità di un chiarimento “terzo”, in questo caso della massima organizzazione internazionale, l’ILO appunto. A dire il vero, qualcuno ha sostenuto che l’impostazione data alla nuova legge contrasterebbe con gli standard internazionali e le convenzioni dell’ILO stesso. Per cui la Segreteria al Lavoro, dopo averla portata in Consiglio Grande e Generale, ha richiesto all’ILO una valutazione ufficiale della Legge e, in parallelo, di chiarire i dubbi dei sindacati e delle associazioni di datori di lavoro. La missione dell’ILO, infatti, ha avuto modo di raccogliere tutte le istanze, durante gli incontri susseguitisi a San Marino il 18 e 19 gennaio, quindi ha formalizzato il suo Commentario. La conclusione, come detto, è che la nuova legge è “in linea con le Convenzioni Ratificate da San Marino”. Il via libera generale, però, non basta a evidenziare la bontà di questa Legge, perché molti dei dubbi emersi durante il dibattito recente e meno recente (a titolo di esempio, ANIS e CSU già nel 2012 formalizzarono un accordo sulla rappresentatività e sono diverse le iniziative di legge in tal senso che però non sono arrivate fino in fondo), sono stati definitivamente risolti dall’ILO, ed è su questo che si fonda la richiesta di ANIS di accelerare l’approvazione della nuova normativa, perché “ora non esistono più motivi ostativi”. Se così non fosse, l’Associazione Industria è pronta ad agire di conseguenza, sottoscrivendo contratti anche per gli altri settori, oltre ai “propri”, come fanno tutti, del resto. Perché quest’ultimatum? Semplicemente perché il punto più dibattuto riguarda la maggiore rappresentatività, un principio che secondo l’ILO è pienamente legittimo, anzi, di più: “La missione considera che sia del tutto naturale e logico per le imprese di richiedere che un contratto sia firmato da coloro che possono essere considerati come sufficientemente rappresentativi, in modo da poter essere esteso a tutti i lavoratori e datori di lavoro del settore. La proposta del progetto di legge di far valere il criterio del 51 per cento di rappresentatività in un settore per determinare se un contratto debba essere esteso a tutto il settore”, specifica l’ILO, “è una prassi comune delle relazioni industriali ed è conforme alle norme internazionali”. Di fatto, decadono i dubbi di “antidemocraticità” e di “contrasto alle norme internazionali” avanzati in questi mesi.

 

CONTANO I LAVORATORI NON IL NUMERO DI IMPRESE

Allo stesso modo, uno dei motivi di contrasto – oltre alla definizione di “iscritto” ad un sindacato, che la nuova legge vorrebbe sancire in base al pagamento di una quota e non solo in base alla mera adesione – è quello della definizione di “datore di lavoro”, laddove sia effettivamente un datore, quindi abbia dipendenti.

L’anomalia tutta sammarinese per cui oltre il 50% delle imprese non ha dipendenti la dice lunga su quali siano le questioni in campo, ma al di là di questo il giudizio dell’ILO è netto: “Per quanto riguarda la questione di sapere se, per determinare il 51 per cento, siano contati i singoli datori di lavoro o se questo requisito debba essere basato sugli effettivi della forza lavoro alle loro dipendenze, la missione considera che la rappresentatività dovrebbe essere basata sulla forza lavoro attiva, perché ciò riguarda il campo di applicazione pratica del contratto, tanto più se quest’ultimo si estende a tutto il settore”. Contano i lavoratori, quindi. E più un’impresa o un’associazione di imprese ne occupa, più è rappresentativa di quel settore.

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