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Giulio Caramaschi a un colpo dal grande campione

da Redazione

Colorificio Sammarinese: l’Amministratore Delegato tra impresa e sport. Intanto annuncia che a giugno aprirà sul Titano un campo da golf.

Caramaschi Giulio golf 

 

 

di Alessandro Carli

 

L’amore per una donna, una bicicletta senza camere d’aria, una mazza da golf. Da questi tre vertici – in un viaggio nel tempo che parte dalla Seconda guerra mondiale e arriva ai giorni d’oggi nel green di un campo di Dubai – si dipana una straordinaria e allo stesso tempo romantica storia di impresa, di imprenditori, che scorre soprattutto lungo la via Emilia.

“La nascita del Colorificio Sammarinese – racconta Giulio Caramaschi, amministratore delegato – ha una genesi molto particolare, unica e romantica”. Siamo nella coda del conflitto bellico, più precisamente nel marzo del 1944 quando “un imprenditore di Bologna, Mario Guizzardi, per amore di una ragazza austriaca di nome Zita, scappa dalla città felsinea e viene a San Marino”.

Zita Grunfeld è una giovane bellissima, e il signor Mario la ama follemente. Si sposano. Il problema è che Zita è ebrea: la guerra nel 1944 è ancora presente in Italia, e con lei anche le terribili leggi razziali. “Mario era un imprenditore nel cuore e così pensò di creare un’azienda sul Titano. Economicamente se lo poteva permettere”. Guizzardi comunque arriva sul Titano nel marzo del 1944. “Già nel 1945 però – prosegue – era pronto a chiudere l’impresa: era un ragioniere e faceva fatica a capire la chimica. Attraverso il passaparola, trovò un chimico di Bologna, mio padre Attilio”. Il giovane così insellò la sua bicicletta, caricò sul manubrio una valigia e si mise a pedalare, pedalare. Bologna – San Marino, mica uno scherzo. Soprattutto per la condizione della viabilità (oggi la strada è tutta asfaltata, ma nel 1944, in piena guerra, le condizioni erano assai diverse e più difficili). “A metà strada – ricorda Caramaschi – però si fermò a dormire”. Oggi le biciclette sono ultraleggere e alcuni modelli hanno anche le pedalata assistita. Ma non nel 1944. “Le ruote delle gomme erano ‘piene’ e la bicicletta pesava molto”.

Nonostante la sinergia creata, Guizzardi e Caramaschi incontrarono più di una difficoltà. Il primo, grazie a una rete di conoscenze, riuscì a coinvolgere una famiglia milanese. “Attraverso i loro finanziamenti, l’azienda crebbe e si sviluppò”. Ma già nel 1980 Guizzardi muore. Nel 2008 e nel 2009 anche il capofamiglia lombardo e Attilio volano in cielo. Inizia quindi il “new deal” del Colorificio Sammarinese. O, come spiega Giulio Caramaschi, il “passaggio di consegne generazionale”. “Nel 2009 eravamo in balia, lo ammetto: non avevamo idee. Cosa fare? Cosa avremmo potuto fare? Non lo nego, pensavamo anche a una possibile chiusura. Ai tempi ero uno dei dipendenti dell’azienda, ero il figlio ‘dell’uomo in bicicletta’. Abbiamo riunito le forze e abbiamo messo in campo un nuovo progetto di sviluppo. Ci siamo messi in discussione e grazie alla famiglia Mularoni, alla famiglia Ugolini e al mio fratello gemello Carlo, siamo ripartiti”.

Il 2010 inaugura un nuovo corso per il Colorificio Sammarinese: rimangono le radici aziendali, cambia l’assetto societario. Per l’AD “l’investimento più importante sono le persone prima delle tecnologie”.

L’imprenditore pensa alle sua radici e al suo presente. “Sono molto onorato di essere figlio e cittadino di San Marino. Il Titano rappresenta un’opportunità: sia nel lavoro che nello sport”. Giulio Caramaschi difatti è iscritto alla Federazione Sammarinese Golf, una disciplina che lo “appassiona molto” e che recentemente lo ha portato a gareggiare anche a Dubai. Ma partiamo da San Marino. “Come Federazione, siamo riusciti a progettare l’apertura di un campo di pratica sul Titano, più precisamente a Cà Montanaro. Dal mese di giugno avremo un nostro campo di allenamento”. Un’iniziativa, quella del campo verde, che già era emersa nel 2007 in occasione del San Marino Forum Ambrosetti.

“La nostra Repubblica potrebbe incentivare questo sport. Molti Paesi del sud Europa – Spagna, Portogallo, eccetera – hanno investito molto, così come il Nord Africa. In Marocco ci sono alcuni tra i campi più belli del mondo. Il vecchio Re ha scommesso su questo settore: molti giovani hanno seguito un percorso di formazione per diventare caddy” e, oltre a portare le sacche con le mazze, accompagnano i turisti a conoscere i luoghi. Semplicemente magici. “In Marocco c’è un mix di esotico, e in inverno la temperatura è gradevole”.

Ma è un po’ più a Est, a Oriente (è un caso che le persone dicano “orientarsi?”), che l’Amministratore Delegato ha disputato il suo ultimo torneo. A febbraio difatti ha disputato l’Omega Dubai Desert Classic, il Pro-Am, dove “pro” sta per “professionisti” e “Am” amatoriali. “E’ uno dei 10 tornei più importanti del mondo: ho giocato con alcuni dei più grandi golfisti come Mc Ilroy, Stenson, Willett, Els ed Edoardo Molinari”. Tenendo testa ai campioni. “Con lo stesso numero di colpi di un professionista sono arrivato al green. Lui poi ha chiuso con un colpo sotto il par”.

E Giulio? Sorride…

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