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Smac, il vero obiettivo degli oppositori è far saltare l’accertamento dei loro redditi

da Redazione

Ci sono associazioni di categoria nel paese che continuano a sbraitare contro la Smac, giungendo al fastidio: hanno come obiettivo ormai dichiarato quello di far saltare la certificazione dei ricavi, come se lo strumento introdotto e regolato da leggi dello Stato fosse unicamente affar loro e potessero disporne a proprio piacimento. Si tratta di una battaglia di retroguardia, perché la maggioranza dei commercianti e degli operatori economici usa quotidianamente la Smac e applica gli sconti previsti, senza alcun timore della trasparenza fiscale.

Del resto i consumi interni veicolati anche dalla Smac sono quelli che tengono in vita il sistema economico commerciale sammarinese; cosa accadrebbe, invece, se gli stessi sammarinesi andassero in massa a fare spesa a Rimini o nel circondario? Oggi la pratica di fare acquisti in Repubblica è una scelta che il paese ha compiuto per consolidare il sistema, tenendo legati i diversi interessi in campo.

Ma sia chiaro, non ci può essere una parte del paese che continua ad accettare determinate regole, ed un’altra parte che si limita ad incassare i benefici rifiutando la sua parte di doveri. I consumatori e le famiglie sono un soggetto economico e sono una variabile macroeconomica tutt’altro che indipendente; oggi è molto più facile che in passato mutare certe abitudini e fare spesa fuori dai confini, dove i prezzi sono più bassi e le offerte di risparmio sono assicurate. E allora che senso ha la genialata di uscire dal circuito della Smac scontistica?

Abbiamo più volte denunciato come a San Marino l’inflazione sia mediamente più alta rispetto al circondario (secondo dati dell’ufficio Programmazione/ Statistica dello Stato), addirittura sui prodotti alimentari e sulle bevande questo scarto aumenta sensibilmente. Questi i dati sull’inflazione a Rimini e San Marino, relativa agli stessi prodotti alimentari e bevande, negli ultimi anni:

 

Rimini RSM

2013 +2,1% +5,5%

2014 -0,1% +2,9%

2015 +0,8% +3,2%

 

Tutto ciò nonostante la monofase sia inferiore all’IVA italiana; noi abbiamo la Smac scontistica, di cui una quota di sconto è finanziata dallo Stato. Allora ci si domanda: che fine hanno fatto questi due vantaggi competitivi che avrebbero potuto nel tempo generare un maggiore appeal per i prodotti venduti in San Marino? La risposta è semplice: si sono tradotti unicamente in un ulteriore margine di guadagno per gli esercenti, andando ad incrementare i loro profitti, senza ricadute in termini di risparmio per i consumatori.

Fa dunque un po’ sorridere, e al tempo stesso inquieta, questa campagna contro la Smac. La chiarezza vorrebbe che si tenessero separati i due piani di ragionamento; la Smac è una carta di facile utilizzo, con grandi potenzialità, per i consumatori e gli operatori, altro è la certificazione dei ricavi che sottostà al suo impiego, che si traduce in una fonte di dati utili allo Stato per l’accertamento dei redditi imponibili, base di riferimento per l’applicazione delle tasse.

Siamo al punto di partenza: abbiamo una parte di sistema economico, sempre più minoritaria, che tenta di opporsi con ogni mezzo al cambiamento e alla modernità. È difficile uscire da un sistema largamente evasivo e fare la propria parte per costituire una comunità di onesti. La battaglia contro la Smac di alcune categorie economiche, è in realtà una battaglia contro la sua funzione di accertamento dei ricavi. Del resto i redditi dichiarati da gran parte dei soggetti economici sono risibili; uno strumento come la Smac metterebbe in luce una realtà ben diversa, che molti vogliono continuare a nascondere.

 

CSU

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