Nel 2015 i matrimoni a San Marino sono stati in calo rispetto all’anno precedente (a quanto pare si preferisce, anche per “comodità”, la convivenza) e allo stesso tempo sono aumentati i divorzi e le separazioni.
di Alessandro Carli
Mentre tutta l’Italia è alle prese con il ddl Cirinnà e si suddivide tra “pro e contro” con tanto di manifestazioni pubbliche di piazza (“Family day”, arcobaleno), di “alzate” di voce” dei vertici del Vaticano e di nuove parole inglesi – parliamo della “stepchild adoption” –, i dati che il bollettino di statistica della Repubblica di San Marino ha pubblicato anche sulla società fanno emergere, alla voce “matrimoni”, un quadro abbastanza critico.
Argomento non nuovo per il nostro giornale (nel 2015 abbiamo scritto più e più volte, sia in occasione delle “Disposizioni per lo sviluppo del turismo matrimoniale” che per il programma di Sky, “Quattro matrimoni in Italia”, che ha fatto tappa anche sul Titano), che oggi rispolveriamo. Nel 2015 i matrimoni a San Marino sono stati in calo rispetto all’anno precedente (a quanto pare si preferisce, anche per “comodità”, la convivenza) e allo stesso tempo sono aumentati i divorzi e le separazioni. “Rotture” (specie quelle nate da un “sì” pronunciato in chiesa) che avvengono spesso prima della “crisi del settimo anno”, che raggiungono l’apice tra il decimo e il diciannovesimo anno e che poi scendono vistosamente.
Numeri alla mano, leggiamo che i sammarinesi – quelli che si sposano – preferiscono il rito civile (due coppie su tre) a quello religioso (27%). Alla necessità di “andare via di casa” e di creare un proprio nucleo familiare non sembra corrispondere più – come in Italia del resto – a convolare a nozze.
All’interno del nostro giornale vi diamo una fotografia dettagliata dell’argomento: numeri, percentuali, tendenze.