Home FixingFixing Stefano Ceccato: “I numeri interni confermano i segnali di crescita”

Stefano Ceccato: “I numeri interni confermano i segnali di crescita”

da Redazione

Il Presidente dell’Associazione Nazionale Industria San Marino “a cerniera” tra la fine del 2015 e le prospettive (e i progetti) per l’anno che è appena iniziato.

 

di Alessandro Carli

 

“Affrontiamo il 2016 con ottimismo, siamo imprenditori e non potrebbe essere altrimenti, ma anche con la consapevolezza che sono ancora molte le difficoltà e altrettanti gli ostacoli che come ANIS vogliamo assolutamente superare”. Insomma, il “picco” della grande crisi che ha colpito anche le aziende del territorio dovrebbe essere stata in buona parte superato, anche se non si può ancora parlare apertamente di “addio definitivo”. Parte da questa considerazione il Presidente dell’Associazione Nazionale Industria San Marino: Stefano Ceccato difatti crede con fermezza che “i segnali positivi che hanno complessivamente registrato le imprese sammarinesi nel 2015 possano proseguire il loro trend di crescita anche nel 2016”.

Quindi il 2016 sarà un anno positivo per le imprese del territorio?

“Chi ha ben seminato in passato, avrà sicuramente risultati positivi. Il trend, lo ripeto, è di crescita. L’auspicio è che il 2016 sia migliore dell’anno che si è appena concluso. Chi ha percorso e ha investito sull’internazionalizzazione ha sofferto meno la fase di stagnazione dell’Italia, così come chi ha operato in maniera corretta dal punto di vista del controllo dei costi ma è riuscito nello stesso tempo ad innovare sia in termini di prodotto che di processo. Dobbiamo essere comunque pronti a raccogliere, sia come sistema di imprese che come Paese, le opportunità che si presenteranno”.

In questo senso, il passaggio dall’imposta monofase all’IVA è un’opportunità o una necessità?

“Siamo in forte ritardo, non possiamo negarlo. La prima data, quella del 1° gennaio 2016, purtroppo è slittata, con una serie di conseguenze negative sull’operatività delle nostre imprese. La prossima, quella del 1° gennaio 2017, dovrà essere assolutamente rispettata e si inserisce in un percorso molto più ampio di quello meramente commerciale. Aderire all’IVA – considerato che la Repubblica di San Marino ha già avviato discussioni per l’accordo di associazione con l’Unione Europea – significa anche proseguire nella strada di avvicinamento e di apertura verso l’esterno. Viene da sé che, in un’ottica di ‘presentazione del sistema’, oggi sia indispensabile adottare un linguaggio comune con gli altri Paesi. L’IVA, uno strumento ben conosciuto, faciliterà di certo le transazioni”.

Al netto della mancata introduzione dell’IGC (IVA), cosa ci lascia il 2015?

“Partiamo dal fatto che nel 2015 sono stati sottoscritti i contratti di lavoro per l’industria e per i servizi, due comparti che occupano gran parte dei lavoratori dipendenti nel settore privato. Per quanto riguarda le imprese, in linea di principio direi che è stato un anno positivo: la Repubblica di San Marino, storicamente, dipende in gran parte dal mercato italiano, del quale segue le dinamiche, ma già oggi molte imprese operano anche al di fuori dell’Italia, esportando in tutto il mondo il proprio know-how e i propri prodotti d’eccellenza. E i numeri interni – occupazione e imprese – danno conferma di questi segnali di crescita: a trainare l’economia è il manifatturiero, in salita dell’8% come numero di imprese, con la conseguente creazione di nuovi posti di lavoro che, insieme a quelli generati dagli investimenti delle aziende già presenti, sono stati circa 150 in più in un anno. Altro segnale incoraggiante è dato dalla diminuzione delle procedure riduzioni di personale ed anche dal calo del ricorso alla Cassa Integrazione per crisi di mercato. Credo comunque che il Paese sia giunto ad una svolta: le sensazioni, anche ascoltando le voci delle imprese associate ANIS, sono cautamente positive”.

ANIS a più riprese ha evidenziato l’importanza di una ripresa dell’edilizia…

“E’ certamente un comparto strategico, un volano per l’intera economia del Paese – pensiamo alle logiche ricadute che ci sono anche su altri settori – che però fa ancora fatica a rilanciarsi. L’Associazione Nazionale Industria San Marino da tempo sostiene che occorre mettere in campo più iniziative per favorirne la ripresa. Un esempio è l’apertura del mercato immobiliare anche verso l’esterno: occorre dare la possibilità di comprare le abitazioni anche agli imprenditori che vogliono insediarsi in Repubblica. L’auspicio è che si anticipi quanto già dovremo fare per rispettare una delle quattro libertà fondamentali dell’Unione Europea, quella della libera circolazione delle persone. Logicamente, con modalità chiare e meno discrezionali rispetto a quanto avviene oggi”.

Oltre all’apertura verso l’esterno, quali sono le necessità del mondo delle imprese?

“In prima battuta la riforma del mercato del lavoro: credo sia fondamentale rendere più semplice il matching tra domanda e offerta di lavoro: su questo tema è aperto da mesi un tavolo tripartito che auspico si chiuda nei primi mesi dell’anno. Contestualmente, come Associazione, chiediamo che venga fatta definitivamente chiarezza, attraverso una normativa specifica su cui si sta già discutendo ma che deve essere completata, sul tema della rappresentatività. Come Presidente di ANIS, vorrei inoltre che il 2016 fosse un anno di riforme forti, definite, da mettere in campo attraverso un progetto strategico condiviso. Occorre attuare una rigorosa politica di spending review, per ridurre drasticamente la spesa corrente, per evitare un eccessivo indebitamento da parte dello Stato e per liberare risorse per gli investimenti infrastrutturali, indispensabili per l’ammodernamento del Paese. Parimenti, è necessaria una semplificazione burocratica che faciliti l’operatività delle imprese: le risposte della Pubblica Amministrazione devono essere certe e soprattutto veloci. Va inoltre riconsiderata la Legge Sviluppo: alla luce dei risultati conseguiti, deve essere migliorata per consentire il consolidamento delle imprese esistenti e favorire anche la nascita di nuove realtà imprenditoriali. Sempre quest’anno ANIS auspica anche una nuova riforma del sistema pensionistico – quella fatta nel 2011 non è stata lungimirante – e della Camera di Commercio: l’ente camerale deve diventare autonomo dal punto di vista finanziario e dotarsi di tutti gli strumenti necessari per operare in modo coerente ai propri obiettivi. Altra problematica, che alcune imprese hanno evidenziato già da tempo, è quella che riguarda le forniture di gas ed elettricità, per le quali è necessario liberalizzare i mercati. Sono voci che pesano in maniera rilevante e che rendono meno competitive le nostre imprese rispetto a quelle di oltre confine. Bisogna essere messi in grado di attingere alle migliori condizioni proposte dai mercati internazionali.”

Liberalizzazione fa rima con esternalizzazione e privatizzazione di alcuni servizi dello Stato. Si riferisce anche all’ISS?

“L’Istituto per la Sicurezza Sociale, che ha compiuto di recente 60 anni, rappresenta una grande conquista per la Repubblica, ma nel bilancio dello Stato è anche l’azienda pubblica più costosa. Mettere a mercato alcuni settori e servizi specifici significa abbattere i costi, trasformandoli, in alcuni casi, anche in nuove entrate. E’ una scelta che la politica è chiamata a fare prima che questi costi diventino insostenibili, con la conseguenza di dover tagliare i servizi stessi. In questo caso usufruire delle esperienze dei privati che operano in settori specifici può essere sicuramente un valore aggiunto”.

Riguardo ai conti dello Stato, ANIS ha mosso più di una critica all’ultima Finanziaria, giusto?

“Secondo noi contiene solo una minima parte delle manovre necessarie in questo momento per attuare una decisa spinta alla crescita dell’economia del Paese. Non prevede interventi né sui costi né sulla spesa corrente, e nemmeno investimenti economici di prospettiva. Il Paese, per completare i progetti che ha messo in campo, ha bisogno di stabilità politica: solamente in questo modo si può programmare il futuro con una visione a medio e lungo termine”.

Si preannuncia quindi un 2016 di confronto serrato con il Governo?

“Presenteremo le nostre istanze, dettate dalla nostra esperienza, come abbiamo sempre fatto. L’Associazione Nazionale Industria San Marino può portare idee, ma anche la capacità di analisi di quello che avviene sul campo, dei punti di forza e di debolezza, cercando di essere sempre propositiva e aperta al dialogo. Perché questo dialogo sia efficace, da tempo chiediamo alla politica di creare una ‘cabina di regia’ con cui interagire. Noi imprenditori ci caliamo quotidianamente nella realtà e possiamo rilevare tante necessità del sistema, che spesso dal Palazzo non si vedono: abbiamo molte proposte che riteniamo valide per il Paese, ma spetta alla politica il compito di assumere le decisioni. Ciò che non è più accettabile è continuare a rimandarle di volta in volta”.

A proposito di idee, quale sarà il vostro contributo per la crescita del Paese?

“Le imprese manifatturiere sono il pilastro su cui poggia l’economia reale di San Marino (oggi ANIS rappresenta circa 300 aziende e oltre 5 mila lavoratori, ndr). L’importanza del tessuto imprenditoriale per un Paese va letta sotto due chiavi: uno più economico e uno più sociale, che riguarda la sua capacità di creare benessere sia per i lavoratori che per tutto il territorio in cui le aziende operano. ANIS è consapevole di questo duplice ruolo delle imprese, per cui anche nel 2016 proseguiremo nella nostra azione, volta a sviluppare quella cultura d’impresa necessaria ad un Paese moderno”.

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