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Dibattito sul TTIP: da chiarire pro e contro per San Marino

da Redazione

L’UE ha reso pubblica la sua proposta agli USA, occorre studiarla subito e fare una scelta. Finalmente in Consiglio si è parlato del “libero mercato” più grande del pianeta.

 

di Daniele Bartolucci

 

Finalmente anche a San Marino si parla di TTIP. L’articolo di San Marino Fixing nr 46 “San Marino potrà salire sul treno del TTIP” ha infatti aperto il dibattito in Commissione Esteri, dove le opposizioni hanno chiesto conto al Segretario agli Affari Esteri di questa possibilità. Una possibilità futura, va ricordato, in quanto ad oggi il Partenariato Transatlantico su Commercio e Investimenti viene contrattato unicamente tra gli USA e la Commissione UE, quindi San Marino come tutti gli altri Paesi extra è escluso dalla trattiva in atto. Questo non toglie che, sia da parte degli Stati Uniti (per voce dell’Ambasciatore Phillips) sia da parte dell’Unione Europea, una volta formalizzato l’accordo, non ci siano problemi affinché anche San Marino possa associarsi di conseguenza.

Ad aprire la questione in Commissione è stato Gian Matteo Zeppa, del Movimento Rete: “Volevo chiedere al segretario Valentini dei chiarimenti in merito ad un articolo di Fixing del 15 dicembre, che contiene dissertazioni sulla possibilità che San Marino potrà aderire presto al TTIP, il Trattato per la liberalizzazione commerciale transatlantica, tra Usa e l’Ue. Il TTIP è molto complesso”, ha spiegato Zeppa, ribadendo la posizione del proprio movimento, ovvero che “non bisognerebbe sottoscriverlo”. Per Zeppa, Rete e molti movimenti europei (che hanno sottoscritto una petizione contro tale accordo, che ha raccolto oltre 3 milioni di firme in tutta Europa), questo accordo “annulla la sovranità” di San Marino, per cui “bisognerebbe definire prima il trattato sulle quattro libertà con l’Ue”. Inoltre, “il TTIP può essere un muro forte per i Paesi emergenti. Prevede, tra l’altro, che le aziende possano citare direttamente gli Stati e che a livello di giudizio sarebbero giudicati da avvocati commerciali e non dai tribunali”. Inoltre “ci sono tanti pericoli poi anche nel settore alimentare”. Per questo “chiedo un chiarimento del Segretario”, ricordando che “se si procede ad un accordo del genere il dibattito in Consiglio dovrà essere adeguato”. A seguire Luca Santolini, di Civico 10: “Anche io ho letto l’articolo di Fixing su Ttip, e anche a me interessava capire se c’è una posizione del governo su questa materia”.

“Non ho letto l’articolo di Fixing”, ha replicato Pasquale Valentini, Segretario agli Esteri, “ma ho presente le dichiarazioni dell’Ambasciatore americano”, in quanto era ovviamente presente durante la conferenza stampa a Palazzo Begni, dove la domanda di San Marino Fixing è stata posta a margine della firma dell’accordo IGA II per il FATCA. “Il tema era se San marino poteva – visto che l’Ue ci sta lavorando con gli Usa – entrare in questo accordo TTIP. La mia risposta è stata teorica”, ha confermato Valentini in Commissione: “Nel momento in cui, guardando la natura del mandato Ue per l’accordo di associazione, questo ha una base molto precisa, ma ha anche una grande flessibilità su possibili aperture. Una volta che San Marino sia diventato un Paese associato”, ha spiegato quindi Valentini, “la Comunità non mette veti sul fatto che voglia aprire ad ulteriori accordi. Quindi se ipoteticamente al nostro Paese interessa entrare in accordi siglati tra Ue e altri Paesi, potrebbe essere interessante valutare questa eventualità. Teoricamente la cosa non è vietata”. Resta però il fatto che ” in questo momento non c’è nessun atto concreto di interesse di San Marino verso il TTIP e anche con gli Usa non si sono avviate interlocuzioni per entrare in questo accordo. Questo è lo stato dell’arte: se dovesse nascere l’eventualità per il TTIP è chiaro che l’ambito del Consiglio dovrà valutare attentamente la questione”. Chiarito questo aspetto, va rilevato che la proposta della Commissione UE agli USA è stata resa finalmente pubblica da qualche mese, con schede informative e settoriali ben precise: tale proposta sarà la base di discussione per i prossimi round di incontri e trattative ed è all’interno di questo documento che vanno ricercati pro e contro (ad esempio gli OGM non ne fanno parte, facendo decadere molte delle critiche iniziali), anche per San Marino, che – come la vicenda dell’Unione Europea insegna – non può permettersi di ‘stare a guardare’ per poi, solo in un secondo momento, rincorrere un accordo. Il TTIP si sta discutendo ora e i documenti, che ora ci sono (in inglese, sul sito http://ec.europa.eu), vanno studiati già adesso e spiegato alla cittadinanza e alle imprese che il mondo si sta muovendo in quella direzione, ovvero verso un’immensa area di libero mercato tra UE e USA, dove San Marino attualmente non è ricompresa. E domani dovrà decidere se entrarci dentro o restarne fuori.

FATCA, SI DISCUTE DI DOPPIE IMPOSIZIONI

Riguardo ai rapporti con gli USA, il Segretario agli Affari Esteri Pasquale Valentini ha spiegato che, diversamente dal TTIP per il quale non ci sono come detto trattative in corso, “noi abbiamo chiesto esplicitamente alla delegazione Usa, di parlare tra governi sul negoziato contro le doppie imposizione e sul negoziato sulla sicurezza sociale, due negoziati che interessano i nostri cittadini con cittadinanza americana e abbiamo chiesto di trovare delle strade possibili”.

A tal proposito, Maria Luisa Berti di Noi Sammarinesi ha proposto “una riflessione sull’opportunità di dedicare un apposito comma sulle problematiche dei nostri concittadini con doppia cittadinanza, statunitense e sammarinese, non tanto per la firma dell’accordo Fatca, ma per le dichiarazioni fatte dal rappresentante diplomatico statunitense in merito all’accordo contro le doppie imposizioni sui due Stati”. “Sono disponibile a fare approfondimenti”, le ha risposto di rimando il Segretario Pasquale Valentini, “ma non si pensi che l’accordo contro le doppie imposizioni possa evitare a cittadini con doppia cittadinanza di dover fare dichiarazioni redditi negli Usa. Loro”, ha ribadito chiaramente il Segretario agli Esteri, “devono essere in regola con la fiscalità americana. Questo non lo può togliere nessuno, nemmeno l’accordo contro le doppie imposizioni”. Anche perché “dagli Stati Uniti non è contemplato con nessun altro Paese al mondo”.

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